Michele Raviart – Città del Vaticano
Prima un lancio di sassi tra civili poi, il giorno dopo, il coinvolgimento delle truppe di confine, che hanno causato morti, feriti e sfollati. È quanto è avvenuto nelle giornate di mercoledì e giovedì al confine tra Tagikistan e Kirghizistan, in Asia centrale, in una zona, quella della valle di Fergana, dove l’asperità del terreno montuoso ha sempre reso difficile una delimitazione precisa del confine tra le due repubbliche ex-sovietiche e in cui negli ultimi anni non sono mancati scontri sia pure di lieve entità.
Una lotta per l’acqua
Motivo del contendere una stazione di approvvigionamento idrico sul fiume Isvara vicino al villaggio di Kok-Tash, contesa dai due Paesi, le cui truppe si sono scontrate nella zona kirghiza che collega il Tagikistan con l’exclave di Vorukh. Un’escalation che ha portato all’utilizzo di mortai e di armi da fuoco, con reciproche accuse di aggressione. Le guardie di confine kirghize hanno occupato un posto di frontiera tagiko, sostenendo che un loro avamposto era stato dato alle fiamme dalle forze di Dushambe, mentre le autorità tagike rivendicavano la proprietà della stazione idrica e di essere stati aggrediti dai kirghizi.
Si cerca una soluzione di lungo periodo
La situazione di stallo, è durata fino a ieri sera, quando i ministri degli Esteri dei due Paesi hanno annunciato un cessate il fuoco e il ritiro delle forze militari sulle posizioni precedenti a questo incidente. “Un conflitto armato si è verificato ieri nella sezione kirghisa e tagika del confine di Stato della Repubblica del Kirghizistan. Io e lo stimato primo ministro della Repubblica del Tagikistan abbiamo discusso questa situazione e abbiamo espresso la nostra disponibilità a risolverla con metodi pacifici e attraverso negoziati politici e diplomatici”, ha affermato il primo ministro kirghizo Ulukbek Maripov durante una riunione del Consiglio intergovernativo eurasiatico. La Russia, alleata dei due Paesi, li ha sollecitati, attraverso una dichiarazione del portavoce del ministro degli Esteri, “a continuare i negoziati nello spirito alleato e di vicinato e a raggiungere accordi solidi e a lungo termine, che permetteranno di normalizzare la situazione e di prendere misure efficaci per evitare che tali incidenti si ripetano”.
Almeno dieci le vittime negli scontri
Difficile, intanto, avere un bilancio preciso delle vittime dell’incidente. Il Kirghizistan parla di 13 morti tra le sue fila, tra cui tre guardie di confine e una ragazza di 13 anni, mentre le autorità del Takigistan parlano ufficialmente di tre feriti, mentre per l’agenzia di stampa russa Ria-Novosti i morti sono tre. In tutto i feriti dovrebbero essere oltre cento, tra cui il sindaco della città tagika di Isfara. Ventimila i kirghizi evacuati, che per precauzione hanno abbandonato i villaggi di confine e ai quali le autorità stanno fornendo assistenza umanitaria.