Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
Il Consiglio di Sicurezza guarda con preoccupazione unanime all’evolversi del conflitto nella regione etiopica del Tigray, dove da sei mesi è in corso un conflitto tra miliziani indipendentisti ed esercito etiope. La pronuncia del Consiglio di Sicurezza è la prima da quando è scoppiato questo conflitto locale, ma che rischia di allargarsi ed ha già coinvolto le truppe eritree. All’origine del comunicato, la relazione del responsabile Onu degli aiuti umanitari che ha riferito al Consiglio come nella popolazione si cominciavano a registrare morti per fame. Un campanello d’allarme, segno di una situazione umanitaria che si sta deteriorando di giorno in giorno, aggravata da una serie di gravi abusi sulla popolazione anche a sfondo sessuale.
Identificare i responsabili delle violenze
L’Onu ha anche chiesto indagini che individuino i responsabili e li portino davanti alla giustizia internazionale. A causa della crisi, giunta al sesto mese, sono ormai più di un milione i civili sfollati. L’Unicef denuncia gli effetti drammatici del conflitto sui bambini, privi di sufficiente nutrizione e senza istruzione. Oltre un milione e mezzo di minori, anche a causa della pandemia, da 13 mesi non frequentano la scuola. Un quarto degli edifici scolastici sono gravemente danneggiati. In questa situazione ci sono grandi rischi di sfruttamento per i bambini. L’intento è dunque quello di fermare quella che si presenta come una nuova crisi umanitaria di gravi proporzioni.