Debora Donnini – Città del Vaticano
Un ospite particolare è intervenuto stamani alla presentazione via web della quindicesima edizione del Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo, che prende in considerazione il periodo 2018-2020. E’ pubblicato da Aiuto alla Chiesa che Soffre, fondazione di diritto pontificio. Dal Canada dove oggi vive con la famiglia, si è collegata, infatti, Asia Bibi, che ha ripercorso il suo calvario specie raccontando delle sue due figlie che nel 2009, quando venne arrestata, avevano 8 e 9 anni, una di loro con handicap a livello fisico e ritardo mentale e oggi adolescenti. Lontane dalla mamma per tanto tempo, hanno subito chiaramente dei traumi, spiega Asia Bibi, la cui voce risuona con fermezza nel chiedere una revisione della legge sulla blasfemia, e se fosse possibile un’abolizione. La definisce “una spada” che colpisce musulmani, cristiani e altre minoranze. Così come punta l’attenzione sul dramma in Pakistan delle minorenni cristiane rapite, violentate, convertite con la forza e costrette a matrimoni forzati. Annuncia, quindi, che verrà presto a Roma e esprime gratitudine a Papa Francesco e a Benedetto XVI per il sostegno ricevuto negli anni e per le preghiere, auspicando anche di poterli incontrare. Il suo “grazie” si allarga poi a tutti quelli che ci sono impegnati per la sua liberazione. Ma il suo pensiero va anche a Shahbaz Bhatti, ministro per le Minoranze, e al governatore del Punjab, Salman Taseer, musulmano, che nmanifestando la propria opposizione alla legge sulla blasfemia vennero entrambi uccisi nel 2011.
5,2 miliardi di persone vivono in aree con gravi violazioni
Lo scacchiere della terra proposto nel Rapporto si tinge di rosso e d’arancione. Non per indicare aree di restrizione per il Covid ma per segnalare le violazioni che aumentano per il diffondersi del “virus” della violenza sulla libertà di esercitare la propria fede. Un “virus” capace di uccidere e ferire, nel corpo e nell’anima. Dal rapporto emerge che in un Paese su 3 viene violata la libertà di religione. E se nel precedente rapporto, erano 38 i Paesi con violazioni, oggi sono ben 62. Si calcola che circa il 67% della popolazione mondiale, cioè 5,2 miliardi di persone, viva in Paesi dove vi sono gravi restrizioni. L’aggravamento soprattutto in Africa per il moltiplicarsi del terrorismo jihadista. “Lo scopo è di creare un sedicente califfato transcontinentale”, afferma il direttore di Acs-Italia, Alessandro Monteduro. A questo continente appartengono 7 dei 9 Paesi che si sono aggiunti per la prima volta alla lista: Burkina Faso, Camerun, Ciad, Comore, Repubblica Democratica del Congo, Mali e Mozambico. Due sono asiatici: Malesia e Sri Lanka. Dal Burkina Faso si collega monsignor Laurent Dabiré, vescovo di Dori in Burkina Faso e presidente della Conferenza episcopale locale e del Niger, per testimoniare un fenomeno di massacri di civili e distruzione, che prima non conosceva il Paese a cui appartiene la sua diocesi. Gli jihadisti, poi, si servono sempre più delle reti, tra web e social, per cercare nuovi affiliati e pianificare le loro azioni: “il cyber-califfato, in espansione a livello globale, è divenuto ormai uno strumento consolidato”, si legge nel Rapporto.
Regimi autoritari e nazionalismi etno-religiosi
Un virus che nel mondo uccide e ferisce anche per mano di regimi autoritari. O di nazionalismi etno-religiosi e il riferimento che Monteduro fa, in questo senso, è a Paesi come India, Nepal, Myanmar o Thailandia. Quando le minoranze religiose rischiano di essere cittadini di “serie B”. Tra i vari focus di approfondimento proposti, non solo quello sulla pandemia con l’evidenza di alcune minoranze discriminate negli aiuti, ma anche sull’abuso della tecnologia digitale con la sorveglianza di massa attraverso intelligenza artificiale e sistema di riconoscimento facciale. Un fenomeno, questo, “evidente soprattutto in Cina”. Presa in considerazione anche quella “persecuzione educata” che si registra in Occidente.
Ad intervenire anche Thomas Heine-Geldern, presidente esecutivo di Acs Internazionale, Alfredo Mantovano, presidente di Aiuto alla Chiesa che Soffre – Italia, e il professor Shahid Mobeen, Fondatore dell’Associazione Pakistani cristiani in Italia. Arriva, dunque, l’accorato appello a non ignorare i tanti perseguitati per la fede. Ricordando, come fa il cardinale Mauro Piacenza, presidente di Acs Internazionale, che la via della pace passa per il rispetto di questo diritto fondamentale.