Un presidente donna per il Kosovo, è la seconda volta dal dopoguerra

Vatican News

Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano

È il volto più giovane a sedere sulla poltrona di presidente nel Kosovo del dopoguerra, ed è la seconda donna, dopo Atifete Jahjaga, capo di Stato dal 2011 al 2016. Vjosa Osmani-Sadriu, ex speaker del Parlamento, è stata eletta presidente per i prossimi cinque anni, con 71 voti su 82 parlamentari presenti, con il sostegno di Vetevendosje (autodeterminazione), il partito nazionalista di sinistra, anti-estabilshment, guidato dal premier Albin Kurti che, a febbraio scorso, aveva vinto le elezioni, con un programma centrato sulla lotta alla corruzione, sul nazionalismo e sulla solidarietà sociale. I deputati del Partito democratico del Kosovo, dell’Alleanza per il futuro del Kosovo e di Srpska Lista, il maggiore partito della comunità serba, non hanno partecipato al voto.

Formazione giuridica per la neo presidente

La Osmani-Sadriu, 39 anni, giurista di formazione, a novembre aveva ricoperto la carica di presidente ad interim, dopo le dimissioni di Hashim Thaci, arrestato con l’accusa del Tribunale speciale dell’Aja di crimini di guerra e contro l’umanità ai danni di oppositori politici, serbi e rom, durante il conflitto del 1998-1999. È docente universitaria ed è attualmente la politica ritenuta la più popolare del Paese, capofila di una giovane generazione in prima linea contro la corruzione.

Il dialogo con la Serbia tra le priorità

Per la Osmani-Sadriu, che ha un ruolo di primo piano soprattutto nella politica estera del Paese, è una priorità riprendere un processo di normalizzazione con l’ex nemico di guerra, la Serbia, punto che però non risulta in cima alla lista del premier Kurti, il cui partito ora controlla le tre massime cariche dello Stato: presidente, speaker e primo ministro. Il Kosovo attualmente è riconosciuto da oltre 100 Paesi, ma non ma non dalla Serbia e dai suoi alleati, come Russia e Cina.

Gli auspici dell’Unione europea

Le congratulazioni a Vjosa Osmani-Sadriu sono arrivate dal commissario Ue all’allargamento, Oliver Varhelyi, il cui augurio è che le nuove istituzioni statali di Pristina possano lavorare per la prosecuzione del cruciale dialogo con Belgrado.