Emanuela Campanile – Città del Vaticano
Save the Children – l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini in pericolo e garantire loro un futuro – sta lavorando 24 ore su 24 per cercare di ritrovare i bambini dispersi dopo l’ennesimo incendio divampato il 24 marzo nel campo profughi di Cox’s Bazar.
Dentro al campo
Il team di ricerca e ricongiungimento familiare dell’Organizzazione ha già riunito 289 bambini alle loro famiglie dopo che erano rimasti separati nel caos dell’incendio e sta lavorando a stretto contatto con i leader del campo e le altre organizzazioni per individuare i bambini scomparsi.
Come già dichiarato insieme ad altre organizzazioni, spiega Save the Children, la recinzione intorno al campo ha ostacolato la possibilità di fuga dei rifugiati e ha causato notevoli ritardi ai servizi antincendio. Non esiste quindi alcuna “via di fuga” sicura e nemmeno la possibilità di accedere ai servizi di risposta alle emergenze. Filippo Ungaro, portavoce dell’Ong – Italia ci descrive il campo, o meglio, i numerosi campi in cui vivono sotto tende di plastica e bambù, i quasi 800 mila rifugiati. Strutture attaccatte l’una all’altra e abbarbicate su colline dal terreno fragile e fangoso. La lotta, per queste persone che per fuggire alla violenza hanno perso tutto, è quotidiana.
La testimonianza di una mamma
Numerosi i volontari Rohingya di Save the Children che sono stati coinvolti dall’ultimo incendio. Tayeba Begum è fuggita dalle fiamme con suo figlio prima che il fuoco entrasse in casa sua. “Quando è scoppiato l’incendio dietro casa mia, ho afferrato mio figlio e ho corso per almeno un chilometro. Ho dovuto lasciare tutto alle spalle e correre per salvare le nostre vite. Tutti i miei averi sono stati ridotti in cenere e ho trovato rifugio a casa di mio fratello che vive nelle vicinanze. Ho visto persone piangere e scappare per salvarsi la vita, ma non potevano andare lontano a causa del filo spinato. L’esercito è arrivato dopo un po’ e ha trovato il modo di aiutare le persone a fuggire, tagliando la recinzione davanti a casa nostra. Poi sono entrati i vigili del fuoco e hanno aiutato a spegnere l’incendio. Altrimenti, anche la casa in cui ci siamo rifugiati sarebbe andata a fuoco”.
Aiuti e preoccupazioni
Save the Children è preoccupata per il benessere di madri incinte, neonati e bambini sotto i cinque anni che soffrono di mancanza di cibo, acqua e accesso all’assistenza sanitaria, poiché secondo il World Health Organization (OMS), almeno sei strutture sanitarie sono state distrutte dall’incendio. Le organizzazioni umanitarie stanno lavorando rapidamente per distribuire bottiglie d’acqua e serbatoi mobili ai rifugiati. Save the Children e altri partner stanno impiegando personale medico mobile e ambulanze per i ricoveri. L’Organizzazione sta inoltre fornendo il primo soccorso psicosociale a bambini e famiglie in difficoltà che sono stati traumatizzati dall’incendio e sta fornendo kit di accoglienza di emergenza per i rifugiati sfollati. Ha istituito 12 spazi temporanei sicuri per i bambini aperti 24 ore al giorno con personale qualificato per la protezione dei bambini e volontari.