A Roma una sfilata di moda solidale per lanciare un messaggio di fratellanza

Vatican News

Si svolge domani, 14 settembre, nell’“EcoCharity Garden”, nella casa all’Aventino delle suore della carità di Santa Giovanna Antida Thouret, l’evento “Fili di Speranza”, un défilé di abiti cuciti dalle stiliste e allieve del Centro di formazione femminile di Ngaoundal, in Camerun, che saranno indossati dalle apprendiste della sartoria sociale di Ladispoli. L’iniziativa della Fondazione Thouret e dell’associazione Terra e Missione prevede anche un’esperienza ecologica-spirituale

Tiziana Campisi – Città del Vaticano

Sono unici, molto creativi e realizzati con attenzione all’ambiente, ai tessuti e ai particolari i capi che saranno presentati domani pomeriggio, 14 settembre, alle 17, a Roma, alla sfilata di moda solidale “Fili di Speranza” nell’“EcoCharity Garden”, nella casa all’Aventino delle suore della carità di Santa Giovanna Antida Thouret. L’iniziativa è della Fondazione Thouret e dell’associazione Terra e Missione, che hanno pensato di coinvolgere due progetti: il Centro di formazione femminile nel piccolo villaggio di Ngaoundal, promosso dalle Suore della carità, e la sartoria sociale di Terra e Missione che a Ladispoli, in provincia di Roma, sta aiutando donne in difficoltà a “ricucire” la propria vita attraverso un percorso umano e professionale.

È nato così il défilé della nuova collezione dei variopinti abiti cuciti dalle stiliste e allieve del Centro di Ngaoundal e che saranno indossati dalle apprendiste della sartoria sociale di Ladispoli. Proprio in questa sartoria, lo scorso anno, è nata l’idea di una sfilata di moda eco-solidale che ha coinvolto la Confraternita S. Maria del Rosario, Ciofs Fp Lazio e Caritas Porto-Santa Rufina ed è stata organizzata nella casa di accoglienza romana “Chaire Gynai”, voluta da Papa Francesco e gestita dalla Fondazione Scalabriniana. Dopo il successo della prima edizione, quest’anno è l’“EcoCharity Garden”, segno giubilare della Diocesi di Roma, attraverso l’Ufficio della Pastorale sociale, del lavoro e della custodia del creato, e l’Ufficio di Ecologia integrale delle suore della carità, ad ospitare l’evento.

Gli abiti presentati lo scorso anno

Moda, natura e musica per unire i popoli

In passerella si potranno ammirare anche le camicie realizzate con gli eleganti tessuti “Ndop”, che presentano forme geometriche e disegni astratti di particolare valore simbolico per la tribù dei Bamiléké, ma anche diversi accessori con un’impronta di carbonio minima, grazie al riciclo degli scarti tessili, attraverso la tecnica del patchwork. L’ingresso al parco verde delle Suore della carità, in via della Greca 11, è a offerta libera e il ricavato della giornata verrà devoluto interamente a sostegno della Scuola di cucito del Centro di Formazione Femminile in Camerun. Tutti i partecipanti potranno anche vivere, dopo l’accoglienza, un’esperienza ecologica-spirituale, insieme al Movimento Laudato si’, nell’EcoCharity Garden, alle 17.30, per approfondire i contenuti dell’Enciclica Laudato si’ attraverso specifici itinerari nella natura. Alle 18 l’inizio della sfilata, al termine della quale è previsto un aperitivo solidale con musica dal vivo e performance di Luca Laudani di RitMovimento – Scuola di Percussioni Africane e Inoussa Dembelè, cantastorie e polistrumentista del Burkina Faso.

Un pomeriggio, quello voluto da Fondazione Thouret e associazione Terra e Missione, che vuole anche lanciare un messaggio di fratellanza e che vuole unire idealmente i popoli della terra, come spiega ai media vaticani suor Maria Luisa Caruso.

Ascolta l’intervista a suor Maria Luisa Caruso

“Fili di speranza” lega più progetti solidali: quello del villaggio di Ngaoundal, nel Camerun, e quello della sartoria sociale a Ladispoli.

Questi “Fili di speranza” sembrano cucire legami di fratellanza e di speranza a diverse latitudini del globo. Parliamo infatti della sartoria solidale che si trova a Ladispoli, dove alcune signore hanno la possibilità di imparare una nuova forma di arte e anche un lavoro, attraverso la solidarietà della parrocchia, della Caritas e dell’associazione Terra e Missione. Proprio grazie all’associazione Terra e Missione abbiamo avuto la possibilità di conoscere questo progetto e di legarlo a quello che noi Suore della carità e Fondazione Thouret portiamo avanti da anni in Camerun, dove abbiamo un centro di promozione femminile. Nato molti anni fa, ha avuto forme diverse, ma recentemente ha assunto una configurazione molto più tecnica. Prima si offriva alle donne anche la possibilità di uno studio molto più largo, ma la richiesta era sempre più di poter apprendere e specializzarsi nell’arte del taglio e del cucito e anche della moda. Per questo, adesso, ogni anno, accogliamo 30/40 ragazze che vengono anche da villaggi più lontani, che non hanno altre possibilità di studio o di specializzazione e nel nostro centro possono imparare un’arte. Quest’anno, grazie a Terra e Missione, abbiamo potuto offrire a ciascuna delle giovani che raggiunge il diploma di ricevere una macchina da cucire. Ngaoundal è un centro molto piccolo e non ci sono grandi industrie nelle quali queste giovani potrebbero andare a lavorare, dando una macchina da cucire si dà loro la possibilità di avere una piccola clientela, cucire abiti per le loro vicine, per i loro villaggi, e quindi di avere un lavoro. E questo è estremamente importante in questa realtà in cui la donna non viene molto considerata capace di autonomia, di indipendenza dalla famiglia e dalla figura maschile. Attraverso questa possibilità di guadagno, di affermazione delle proprie capacità e delle proprie conoscenze, diamo alle donne l’opportunità loro di affermarsi come persone e di diventare protagoniste non solo della loro vita, ma anche del loro futuro e di quello della loro società.

Il laboratorio sartoriale a Ngaoundal

Il vostro progetto in Camerun coinvolge giovani donne, ragazze, quali frutti ha dato in questi anni?

Alcune di queste donne hanno potuto avere una loro autonomia economica e quindi hanno potuto migliorare la loro posizione, la coscienza di sé, la loro autostima e hanno potuto riconoscere la propria capacità di affermare la propria idea, di esprimersi e di dare il proprio contributo alla società. Sono ragazze che vengono da villaggi in cui non possono accedere agli studi, all’educazione e a conoscenze esteriori. Quindi, dare questa possibilità permette loro di aprire gli orizzonti, conoscere nuove realtà e potersi rendere protagoniste della loro vita e della vita della loro società.

Qual è la realtà sociale nella quale siete impegnate in Camerun?

Siamo impegnate in questo villaggio in cui ancora ci sono tante credenze, delle difficoltà, anche, a riconoscere l’autonomia, l’indipendenza, la capacità della donna di esprimersi. Noi, con la nostra presenza diamo valore a ogni persona e stiamo cercando, anche attraverso il servizio che facciamo presso le famiglie in difficoltà e attraverso l’ospedale e i centri sanitari che abbiamo, di dare un’educazione che valorizzi la persona, la salute e anche le relazioni, tra le persone del posto e tra le persone e i tanti volontari che vengono, e anche tra uomo e donna.

L’iniziativa che avete pensato lega il Camerun con l’Italia, quale messaggio volete dare?

Quello che noi desideriamo esprimere è la fratellanza fra tutti i popoli, la fratellanza fra mondi che apparentemente sono lontani, sono talmente diversi. In realtà si tratta sempre di uomini e donne che hanno le stesse ferite, gli stessi bisogni, le stesse aspirazioni di felicità. E allora vogliamo, con questi “Fili di speranza”, cucire quelle fratture, quelle ferite che ci possono essere nella vita di ogni persona, a Ladispoli come a Ngaoundal, ferite che però, con l’amore, con la solidarietà, con la fratellanza, possono essere cucite. E anche le cicatrici possono essere sanate, guarite completamente, perché possano poi portare il frutto di una vita più aperta, più solidale, anche verso gli altri. Perché chi ha vissuto la fatica in Italia può anche capire la fatica e la sofferenza vissute anche in altri contesti sociali. La ferita umana è la stessa, la viviamo, la percepiamo in una maniera diversa per il contesto in cui viviamo, ma l’essere umano è lo stesso. Allora noi vogliamo vivere questa solidarietà, questa fratellanza fra Italia e Camerun, simbolicamente, ma per vivere la fratellanza umana in tutto il mondo.

Due ragazze del Centro di formazione femminile del villaggio di Ngaoundal

“Fili di speranza” coinvolge diverse realtà solidali, com’è nata questa collaborazione?

La collaborazione nasce con Terra e Missione – che è alla base di questo centro di solidarietà di Ladispoli – perché inizialmente come Fondazione Thouret avevamo chiesto la collaborazione di Anna Moccia che è la presidente di Terra e Missione e che generosamente ce l’ha offerta. Ci ha conosciute e ha pensato a questa iniziativa. Conoscendo i nostri progetti e in particolare i progetti che sono rivolti alla promozione della donna, lei ha pensato a questo gemellaggio che abbiamo accolto con grande gioia e abbiamo sostenuto. Questo gemellaggio si è fatto veramente concreto perché c’è stato un contatto diretto e da lì è nato il desiderio di dare vita a questi capi, in parte realizzati a Ladispoli e in parte a Ngaoundal, ma con un unico scopo: offrire alle donne la possibilità di esprimersi, di esprimere tutto ciò che di bello hanno dentro e che desiderano offrire agli altri.

Una giovane del villaggio di Ngaoundal

Voi, Suore della carità, nella vostra casa generalizia, a Roma, proponete il percorso Eco Charity Garden, la possibilità, cioè, di vivere un’esperienza ecologica spirituale insieme al Movimento Laudato si’.

Abbiamo la fortuna di vivere dal 1860 in una zona dell’Aventino che è un giardino, che ci offre la possibilità di essere immerse nella natura, nel silenzio, pur essendo al centro di Roma. Abbiamo pensato che questo potesse essere un dono non solo per noi, ma aperto a chiunque desideri vivere momenti di spiritualità, un contatto con la natura, anche per ripercorrere tutti i passi, i doni che ci vengono offerti con l’enciclica Laudato si’ sono delle riflessioni bellissime che, vissute e rilette in questo ambiente, aiutano molto lo spirito. E allora, insieme al Movimento Laudato si’, insieme alla diocesi di Roma, abbiamo pensato a questo progetto, Eco Charity Garden, che soprattutto nel tempo del Giubileo, può offrire a persone singole, ma anche a gruppi, a parrocchie, a pellegrini, la possibilità di vivere un momento staccato dal caos, dalla vita frenetica della città, di essere immersi nella natura, nel silenzio, nella contemplazione. Quindi offriamo percorsi che possono avere un taglio diverso a seconda di quello che viene richiesto, ad esempio più sulla natura, sulla storia, sulla spiritualità. Percorrendo tappe nel giardino offriamo la possibilità di momenti di riflessione.

L’EcoCharity Garden

Come fare per poter accedere nel vostro giardino?

Nel sito della congregazione delle Suore della carità ci sono i contatti ai quali rivolgersi, così come nel sito della diocesi di Roma ci sono alcuni articoli che indicano chi contattare, come prenotarsi per avere una guida che possa accompagnare per un momento di riflessione e di approfondimento spirituale nel nostro giardino.

Uno scorcio dell’EcoCharity Garden