L’oppositore venezuelano ha chiesto asilo in Spagna, dopo aver rivendicato con forza la propria affermazione alle presidenziali del 28 luglio scorso
L’Osservatore Romano
Nicolás Maduro ha dichiarato di «rispettare» la decisione di lasciare il Venezuela presa dal candidato dell’opposizione alle scorse presidenziali, Edmundo González Urrutia. Lo ha fatto nel corso del suo programma settimanale, durante il quale ha affermato di essersi «scontrato duramente» con l’ex ambasciatore ma di aver seguito da vicino gli sforzi che hanno permesso un suo trasferimento in Spagna, dove ha chiesto asilo politico.
González Urrutia, che ha rivendicato con forza la propria affermazione nelle elezioni presidenziali del 28 luglio, vinte ufficialmente da Maduro, è giunto domenica a Madrid assieme alla moglie: su di lui in patria pende un mandato d’arresto, con l’accusa tra l’altro di «cospirazione». Continuerà il suo impegno «dall’estero», ha assicurato la leader dell’opposizione María Corina Machado, ribadendo al contempo come lei intenda «restare in Venezuela». In un messaggio sui propri canali social, Machado — che non aveva potuto candidarsi alle presidenziali perché interdetta dai pubblici uffici per i prossimi quindici anni — ha convocato per queste ore a Madrid un presidio dei «venezuelani che oggi vivono in Spagna» per «continuare ad avanzare, fino a ottenere, che il mondo intero riconosca Edmundo González Urrutia come presidente eletto» del Venezuela. La mobilitazione coincide con l’esame parlamentare dell’iniziativa presentata dal Partito Popolare spagnolo, che spinge sui socialisti per il riconoscimento della vittoria di González Urrutia alle consultazionii del 28 luglio. La mozione chiede inoltre la fine della repressione contro le proteste in Venezuela e la liberazione dei prigionieri politici.
Dall’Aja intanto la Procura della Corte penale internazionale (Cpi) ha assicurato che «non ritarderà» i propri sforzi «per arrivare alle responsabilità» in Venezuela: Caracas è infatti indagata dal novembre 2021 per crimini contro l’umanità commessi dal 2014. L’ufficio del Procuratore capo dell’organismo, Karim Khan, ha inoltre invitato le autorità del Paese latinoamericano a «rispettare lo stato di diritto».