Brasile, la speranza bruciata dagli incendi in Amazzonia

Vatican News

Nel 2024 nel Paese dell’America meridionale i roghi sono aumentati del 76% segnando il record degli ultimi 14 anni. L’agrobusiness sul banco degli imputati. Padre Luis Miguel Modino: la comunità internazionale dovrebbe essere più incisiva “boicottando i prodotti provenienti illegalmente dalle zone deforestate”

di Matteo Frascadore

Gli incendi in Brasile sono da anni al centro di dispute politiche, sociali e ambientali. Tutti gli allarmi lanciati sembrano produrre un suono sordo. La foresta amazzonica merita particolare attenzione: molte immagini che la ritraggono in fiamme hanno fatto il giro del mondo negli ultimi anni. Una condizione tragica che pone le radici nell’agrobusiness, un insieme di pratiche agricole che ricorrono anche alla deforestazione. Quest’ultima è favorita dalle condizioni climatiche legate alla siccità e dalla facilità con cui le fiamme si propagano. Oltre a creare terreni pronti per l’agricoltura, la deforestazione ha il grave effetto collaterale di rilasciare gas serra, esacerbando il cambiamento climatico e causando ulteriori complicanze a livello agricolo.

Il drammatico aumento degli incendi

Ogni settembre il Brasile affronta il picco della sua crisi climatica, con siccità che causano vasti incendi e conseguenze devastanti. Tuttavia ad agosto di quest’anno i numeri erano già allarmanti: una siccità di questa portata non si vedeva da 80 anni e le previsioni per il futuro sono ancora più preoccupanti. Rispetto al 2023, gli incendi sono aumentati del 76% raggiungendo un livello che non si vedeva dal 2010. «La situazione non causa alcun beneficio, solo danni», afferma Padre Luis Miguel Modino, sacerdote spagnolo che vive e lavora in Amazzonia, dove collabora con l’équipe della comunicazione del Celam (Consiglio Episcopale Latino-americano).

Amazzonia, vicini al punto di non ritorno

Gli scienziati parlano di un «punto di non ritorno» quando l’Amazzonia perderà il 20% della sua foresta, una soglia vicina alle attuali condizioni. Gli incendi hanno diffuso il fumo in gran parte del Brasile, mentre il livello dei fiumi si è ulteriormente abbassato, minacciando il trasporto fluviale, che è la principale via d’accesso in molte regioni dell’Amazzonia. «La soluzione? Un’efficace supervisione da parte del governo brasiliano, cosa difficile data la pressione esercitata dal potere legislativo sul potere esecutivo e lo smantellamento degli organi di controllo negli ultimi anni», continua Padre Modino. Anche il contesto internazionale, secondo lui, dovrebbe essere «più incisivo, boicottando i prodotti provenienti illegalmente dalle zone deforestate». Critica poi le leggi esistenti, definendole «solo scritte, ma non applicate».

Una nefasta impunità

Un’altra accusa arriva da Greenpeace Brasile: «I trasgressori spesso sfuggono alla responsabilità, anche quando l’uso del fuoco è proibito, come accade nella maggior parte del Brasile in questo momento. Continuano ad appiccare incendi perché credono di non dover affrontare embarghi o accuse e, anche se ciò accade, spesso riescono a evitare di pagare le multe», sostiene Cristiane Mazzetti, portavoce di Greenpeace Brasile. Quest’ultima evidenzia i mancati limiti contro chi incentiva gli incendi: «Un recente studio di Greenpeace Brasile ha rivelato che, tra le aziende agricole coinvolte nel “Giorno del Fuoco” del 2019, è stato pagato solo lo 0,003% delle multe ambientali totali», sottolineando come alcune aziende continuino a ricevere finanziamenti nonostante le loro azioni.

Gli oppositori dell’agrobusiness

Dunque, uno dei reali problemi il «potere economico, sostenuto da molti politici eletti con l’appoggio dell’agrobusiness», continua Padre Modino, che lo definisce un «ostacolo significativo». Contro l’agrobusiness si schierano le organizzazioni indigene, i movimenti sociali, gli ambientalisti e gran parte della Chiesa cattolica. Questa si sta impegnando a sensibilizzare l’opinione pubblica, come dimostra il quinto Incontro della Chiesa nell’Amazzonia legale, tenutosi a Manaus dal 19 al 22 agosto 2024. Inoltre, la Chiesa in Brasile parteciperà alla COP 30, prevista a Belém nel novembre 2025. Gli incendi economici in Brasile rappresentano una sfida complessa e incerta, che rischia di spingere l’Amazzonia oltre la soglia del non ritorno.