Trentatré professionisti di 8 diverse nazionalità hanno partecipato alla seconda edizione dellaa regata internazionale di kitesurf, che si è svolta nei giorni scorsi nelle acque di Kiwengwa, a Zanzibar. Il medico organizzatore, Stefano Conte: “Nell’incontro tra popoli diversi il giusto esempio” per un mondo che ha bisogno di cambiare rotta
Lorena Leonardi – Città del Vaticano
Sospinti dal vento in una lunga carezza al mare, per lanciare il messaggio più controcorrente che ci sia. Si sono riuniti celebrando l’incontro tra popoli diversi, i 33 kiters professionisti che lo scorso 24 agosto hanno preso parte a Kiwengwa, nel nord di Zanzibar, alla seconda edizione della “Zanzibar CUP KUSI 2024”, dove il termine Kusi fa riferimento ai venti stagionali che soffiano con forza in questa regione dell’arcipelago della Tanzania, a est della costa dell’Africa orientale, rendendo possibile la pratica di questo sport recentemente inserito tra le discipline olimpiche.
La brezza della fratellanza
“Il vento è la benzina per il kitesurf”, spiega ai media vaticani Stefano Conte, chirurgo pediatrico italiano residente a Zanzibar, per anni volontario in Africa e organizzatore della regata: “Senza almeno 10 nodi, non si può gareggiare. Per fortuna sabato di nodi ce ne erano quasi 20”, anche se a soffiare forte sui partecipanti di 8 diverse nazionalità uniti dalla passione per lo stesso sport è stata soprattutto la brezza della fratellanza.
Felici con poco
“Oltre a divertirsi, i ragazzi hanno vissuto un clima di amicizia e pace – prosegue Conte – dando, nel loro piccolo, un esempio ‘giusto’ a un mondo che troppo spesso naviga invece nella direzione opposta, quelle delle guerre e delle terre contese, degli interessi e dell’avidità”. Tutti meccanismi “che non portano da nessuna parte”, e a insegnarcelo sono i “nostri fratelli africani”: si può stare bene anche “con un pugno di riso, un po’ di pesce, il sole e il mare”. Non servono tutti quegli “orpelli” che, soprattutto nel mondo occidentale e in alcune narrazioni mediatiche, “sono ritenuti indispensabili” mentre in realtà contribuiscono solo a un grande inganno.
Uniti in un abbraccio di umanità
Ad aggiudicarsi la vittoria della competizione internazionale è stato un italiano originario di Follonica, Jacopo Cantini, che ha aperto una scuola di kitesurf a Watamu, in Kenya. In vista della prossima edizione della regata di kitesurf, in calendario per il prossimo febbraio, Conte sta componendo un inno, la “Zanzibar Cup song”, che sogna possa essere interpretata da un cantante famoso: nell’attesa, da Zanzibar, tra un “cambio di mure” e un altro, come un’onda si è propagata la conferma che lo sport può unire i suoi protagonisti, anche se provenienti da mondi lontani, in un abbraccio di umanità, nella speranza di una virata verso la pace.