La gestione delle risorse idriche e il contributo della Chiesa

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Nel Dizionario della Dottrina sociale della Chiesa, Tebaldo Vinciguerra mette in luce le nuove sfide che l’uso dell’acqua implica come l’aumento del fabbisogno o l’inquinamento

Tebaldo Vinciguerra*

Da sempre l’umanità ha fatto i conti con l’acqua: infrastrutture, leggi e procedure per rifornirsi di acqua, canalizzarla, oppure per proteggersene. Col tempo appaiono nuove sfide, quali l’aumento del fabbisogno (non tutti gli usi richiedono la medesima qualità di acqua), l’inquinamento o le tensioni per il controllo dell’acqua. Il termine “acqua” ricopre più realtà: quella salata; l’acqua dolce in nevi e ghiacciai; e l’acqua dolce “facilmente accessibile”. Quest’ultima in percentuale è pochissima; cionondimeno, basterebbe a coprire il fabbisogno in acqua dolce dell’intera umanità. Ma risorse idriche e popolazione non sono distribuite uniformemente: aree poco popolate dispongono di molta acqua dolce e viceversa. Inoltre, non tutti seguono la stessa gerarchia delle priorità per suddividere l’acqua e non tutti hanno le medesime possibilità di accedervi. Attorno all’acqua si intrecciano, insomma, questioni di equità, di giustizia, sviluppo e sostenibilità.

La Chiesa contribuisce a questa riflessione (dopotutto, la Bibbia e la liturgia sono irrigate dal prezioso liquido e molte realtà cattoliche operano nel settore idrico). Papa Francesco considera l’acqua un bene creato da Dio, imprescindibile per l’equilibrio degli ecosistemi e la sopravvivenza umana, da garantire a tutti evitando inquinamenti e sprechi (messaggi del 2019 e 2023). Un principio della dottrina sociale qui fondamentale è la destinazione universale dei beni (o delle risorse del creato). Cioè, l’acqua va destinata a tutta l’umanità una generazione dopo l’altra. Tale principio esorta a considerare anche la dignità umana per distinguere tra diversi usi che non hanno la medesima importanza; l’opzione preferenziale per i poveri ai quali fornire prioritariamente acqua (in particolare, la situazione di chi non ha accesso a quantità adeguate di acqua potabile è drammatica e vergognosa, e la Laudato si’ ribadisce che accedere all’acqua potabile «è un diritto umano essenziale, fondamentale e universale»); la solidarietà; la sussidiarietà e la partecipazione; la cura della casa comune; la giustizia, anche nelle sue articolazioni di giustizia riparativa e contributiva. Infine, va sottolineato che la Laudato si’ affronta il tema in modo transdisciplinare: considera il ruolo dei contributi economici e delle infrastrutture, i servizi igienici e la salute, la governance e la buona salute delle istituzioni, l’educazione, la cultura e la spiritualità.

*Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale

Ascolta il podcast del Dizionario della Dottrina sociale della Chiesa

Potete ascoltare qui la serie di podcast sulla Dottrina sociale della Chiesa. La puntata è di Tebaldo Vinciguerra, curatore della voce “La gestione delle risorse idriche e il contributo della Chiesa” del Dizionario di Dottrina sociale.