Laura Fracasso
E’ un pellegrinaggio silenzioso, fatto di polvere, piedi scalzi e ore di cammino verso una meta sacra, vitale. Una volta raggiunto l’ambìto punto di arrivo, i piedi stanchi si fanno da parte, lasciando che siano le ginocchia e le braccia a fare il resto, a prostrarsi su sponde fangose per accedere a quel dono prezioso e farne scorta: i lunghi viaggi verso l’acqua rappresentano una realtà quotidiana che accomuna moltissime zone rurali dell’Africa.
Sono soprattutto le donne e i bambini a camminare anche fino a tre ore per riempire taniche di plastica con quanta più acqua possibile. E non importa se a bere quel liquido marroncino dalla stessa fonte ci sono anche animali di tutti i tipi: ogni singola goccia farà la differenza, non solo per l’igiene e l’idratazione del corpo, ma anche per quella dei campi e dei presidi sanitari. “L’acqua, in Africa, è considerata qualcosa di veramente sacro. E’ un simbolo di pace usato per tanti rituali di benedizione e riconciliazione. La nostra gente riconosce la sacralità e l’interconnessione dell’acqua con la vita, per questo crede che sia importante proteggerla in ogni modo”. A raccontarlo è sr. Alphonsa Kiven, suora terziaria francescana del Camerun: la sua Congregazione è operativa in diverse zone del continente, tra cui Congo, Repubblica Centrafricana, Nigeria e Marocco. “In quasi tutti i posti in cui siamo presenti, la carenza d’acqua e la sua gestione rappresentano le nostre sfide maggiori. In alcune aree, la scarsità è causata dalla prolungata stagione secca e dalla siccità. In altre, le variazioni del clima hanno portato piogge molto intense, con conseguenti frane o inondazioni che hanno spazzato via centinaia di case e villaggi”, spiega la suora, che aggiunge: “Tutto ciò ha provocato un aumento della povertà. Così, mentre nelle città i più ricchi comprano acqua in bottiglia senza curarsi di dove andrà a finire quella plastica, i più poveri muoiono di sete”.
La quasi totale assenza di WASH (Water, Sanitation & Hygiene) rappresenta la principale causa di epidemie di colera ed altre malattie. Le suore terziarie francescane lottano in prima linea per il contenimento di queste emergenze, essendo impegnate nella gestione di ospedali, centri sanitari e dell’unico centro cardiaco di tutta la regione: “I nostri ospedali sono spesso pieni di pazienti che soffrono di malattie legate all’uso di acque non sicure e alla carenza di igiene, dovuta all’impossibilità di lavarsi”. La situazione è ulteriormente peggiorata con l’arrivo della pandemia: “In Camerun, il governo ha designato due dei nostri ospedali (quello di Shisong e quello di Bamenda) come centri di trattamento per il Covid-19, ma la mancanza di acqua è davvero un ostacolo nella lotta contro il virus. L’ospedale di Shisong, che già accoglieva molti rifugiati di guerra, oggi è affollatissimo”.
Da novembre 2020, il presidio sanitario di Shisong può contare su un nuovo pozzo, realizzato da “Well4Africa”, iniziativa sociale delle fraternità nazionali dell’Ordine Francescano Secolare e della Gioventù Francescana in Europa. Nato come frutto particolare del 3° Congresso Europeo dell’OFS e della GiFra, che si è svolto in Lituania nel 2018, il progetto si proponeva di assicurare acqua potabile a tre villaggi in Uganda, Zimbabwe e Malawi. Dopo il Congresso, visto il notevole sostegno all’iniziativa da parte di molte Fraternità nazionali, il Consiglio Internazionale dei Francescani Secolari ha deciso che “Well4Africa” dovesse diventare un progetto permanente di tutto l’Ordine.
Ad oggi, “Well4Africa” ha già realizzato 6 progetti e ne ha in corso altri due: sono stati completati gli acquedotti di Namane e St. Lawrence in Malawi, di Kihani in Uganda, di Sibi in Ghana, di Shisong in Camerun e di Masenyane in Zimbabwe. E’ attualmente in corso d’opera, invece, la realizzazione di un pozzo nel villaggio di Kongo in Ghana, mentre è in fase iniziale un nuovo progetto per l’apporto di acqua nel lebbrosario di Mutemwa in Zimbabwe. “Il progetto Well4Africa è nato seguendo le tracce indicate da Papa Francesco nell’enciclica Laudato Si’ e trova il suo compimento nel documento Aqua Fons Vitae del Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale – spiega a tal proposito Attilio Galimberti, membro del Consiglio Internazionale dell’OFS – Uno dei punti su cui il Dicastero insiste è quello dei problemi generati dalla mancanza di adeguato WASH: è un aspetto su cui noi francescani stiamo investendo molto, perché crediamo rappresenti un primo passo verso la promozione della dignità umana e la realizzazione di un autentico sviluppo integrale”.
Laura Fracasso (OFS Italia)