La città portuale yemenita è stata presa d’assalto da una pioggia di raid israeliani nella notte, non è mancato il contrattacco da parte dei ribelli sostenuti dall’Iran che ha condannato duramente Israele accusandolo di provocare un’escalation del conflitto. Intanto nella Striscia di Gaza i missili di Israele si sono abbattuti su campi profughi uccidendo anche donne e bambini
Cecilia Seppia – Città del Vaticano
Sale la tensione tra Israele e lo Yemen. I ribelli Houthi hanno fatto un primo bilancio dei raid di ieri sulla città portuale di Hodeida e secondo fonti di stampa ci sarebbero 3 morti e 87 feriti. Il portavoce militare del gruppo Houthi yemenita, sostenuto dall’Iran, ha dichiarato che in risposta agli attacchi numerosi vettori balistici sono stati lanciati verso Eilat, in Israele, e che un’operazione navale, aerea e missilistica congiunta ha colpito la nave americana Pumba nel Mar Rosso. Tutti gli attacchi hanno avuto successo – ha riferito il portavoce – aggiungendo che gli Houthi continueranno ad attaccare Israele finché continuerà “l’aggressione al popolo palestinese”. Dura la condanna dell’Iran per gli attacchi aerei israeliani. Il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Nasser Kanaani, ha affermato che “il popolo yemenita sta pagando il prezzo del suo sostegno ai palestinesi innocenti di Gaza, comprese donne e bambini”.
Raid sui campi profughi nella Striscia di Gaza
L’escalation di violenza preoccupa non solo l’Iran ma l’intera Comunità internazionale, intanto in Medio Oriente sul fronte interno non si arresta il conflitto. Almeno dieci persone, tra cui donne e bambini, sono morte durante i nuovi raid aerei israeliani che hanno colpito ieri sera i campi profughi di Burej e di Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza. Lo riferisce l’agenzia Anadolu, secondo la quale nei bombardamenti ha perso la vita il giornalista Moatasem Ghorab, che sarebbe il 162esimo cronista a morire sotto le bombe dall’inizio del conflitto, innescato dall’attacco di Hamas dello scorso 7 ottobre. L’ esercito israeliano, da parte sua, ha riferito in un comunicato di aver “effettuato operazioni selettive contro molteplici strutture militari” nel centro della Striscia dove erano stati rinvenuti “vari tipi di armi” e di aver scoperto nuove “infrastrutture terroristiche” nell’area di Rafah, a Sud del territorio palestinese, dove sarebbe stata eliminata anche una “cellula armata” che aveva affrontato le truppe israeliane. Queste ultime avrebbero poi localizzato e smantellato “tunnel terroristici e infrastrutture sotterranee” nella zona di Tal al Sultan, nei pressi di Rafah. Intanto il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, è atteso martedì a Washington, dove incontrerà il presidente americano Biden e si rivolgerà a una sessione congiunta del Congresso Usa senza aver ancora accettato la proposta di tregua con Hamas, mediata dagli Stati Uniti, che consentirebbe il rilascio degli ostaggi, come richiesto dalle famiglie.