Il presidente dei vescovi italiani è intervenuto alle Settimane Sociali dei cattolici italiani, che domani chiudono i lavori alla presenza del Papa Con lui anche il presidente del Comitato organizzatore monsignor Luigi Renna che ha invitato a rilanciare “la formazione all’impegno socio-politico dei cattolici”, mentre il vescovo Enrico Trevisi ha definito quella giuliana una “città aperta che partrcipa”
Trieste – Alvise Sperandio
“Al cuore della democrazia c’è la persona. Da Trieste si è levato un grande messaggio di partecipazione. La Chiesa tiene insieme la dimensione spirituale e quella sociale, sempre: guai a pensare che siano distinte o peggio ancora indipendenti”. Il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana, ha sintetizzato così, oggi in conferenza stampa, l’esperienza della Settimana sociale dei cattolici in Italia che domani si concluderà con la Messa celebrata da Papa Francesco in piazza Unità d’Italia. Da mercoledì scorso sono state 1.200 le persone che hanno preso parte ai lavori congressuali, di cui 310 giovani e 368 donne, due rappresentanze molto significative; oltre 80 i vescovi partecipanti; una settantina le “Buone pratiche” che si sono presentate al pubblico nel solco del cammino sinodale della Chiesa.
Zuppi: “La Chiesa tiene sempre assieme la dimensione spirituale e quella sociale”
Incontrando i giornalisti, il cardinale Zuppi si è detto soddisfatto di quanto accaduto in questi giorni a Trieste: “Abbiamo visto emergere tanta vita vera, tante esperienze concrete ispirate alla Dottrina sociale della Chiesa e che hanno fatto emergere una bellissima realtà della vita della Chiesa, quotidiana, feriale, magari poco conosciuta. Al cuore della democrazia – ha affermato – c’è la persona. In momento di anche di disaffezione e individualismo, con la Settimana sociale abbiamo fatto parlare, abbiamo ascoltato e abbiamo raccolto”. Il cardinale Zuppi ha rimarcato come la Dottrina sociale della Chiesa tenga insieme lo spirituale e il sociale, difendendo la persona dall’inizio alla fine, sempre. “A Trieste abbiamo visto il gusto dell’impegno, della condivisione, del dono agli altri. Qui non c’è vittimismo, ma tanta gioia e voglia di fare e la contentezza di averlo fatto. Voglio – ha aggiunto il presidente della Cei – un grandissimo ringraziamento al presidente della Repubblica Mattarella, che ha detto parole inequivocabile e di grandissima sapienza. Poi Le interpretazioni sono piccine. Qui c’è tanta umiltà in cui sta la vera grandezza. Continuiamo a camminare sulle orme del Signore Gesù presente, che è tanto sull’altare della messa, quanto nel sociale della quotidianità. Infatti – ha concluso il porporato – come diceva il cardinale Lercaro, se condivideremo il pane del cielo, come non condivideremo il pane della terra?”.
Renna: “Le comunità cristiane favoriscano le vocazioni all’impegno politico”
Dopo il presidente della Cei ha preso la parola monsignor Luigi Renna, arcivescovo di Catania e presidente del Comitato scientifico e organizzatore della Settimana sociale dei cattolici, monsignor Luigi Renna che ha lanciato un appello: “Torniamo a investire sulle scuole di formazione all’impegno sociopolitico dei cristiani. Da sempre nelle comunità cristiane fioriscono vocazioni a lavorare per il bene comune”. Il presule ha sottolineato che “a Trieste si è trovato il popolo dei cattolici, che ha dato uno spaccato di sé stesso: non l’Italia dei “senza” (senza giovani, senza donne, senza lavoro, senza speranza ecc…), ma dell’Italia che si interessa degli altri e si sforza di rigenerare i luoghi, anche i più lontani. Abbiamo assistito a un laboratorio di pensiero, con tanto ascolto e tanto confronto, senza scrivere conclusioni precostituite. Da qui si rafforza una consapevolezza: la Chiesa è chiamata a riscoprire l’alfabetizzazione del sociale e del politico, che resta la più alta forma di carità”. Monsignor Renna ha ricordato che la bussola di queste giornate è stata l’enciclica di Papa Francesco Fratelli tutti e che è importantissimo è stato il lavoro delle “Piazze della democrazia”, che ha coinvolto molte persone, e la presentazione di una selezione di un centinaio di realtà caritative che si spendono per gli ultimi, in tutta Italia. Un percorso che non finisce ma continuerà.
“Dobbiamo continuare a lavorare – ha spiegato l’arcivescovo di Catania – con questo metodo: ascolto e confronto. Resteranno le piazze tematiche, le tavole delle buone pratiche, la promozione del dialogo delle persone impegnate in politica per discutere sulle questioni al di là delle differenze e delle divisioni di partito. A mergere è il bisogno di riprendere in mano la formazione all’impegno socio politico dei cattolici, chiamati ad animare un pensiero, a spendere le proprie competenze e a offrire la propria testimonianza”. Questo può portare frutto in un tempo in cui, lo si è visto nelle recenti elezioni, anche tanti cattolici non votano. “Dobbiamo passare – ha continuato monsignor Renna – dalla carità elicita dei piccoli gesti alla carità imperata che invece si organizza: è un po’ come la metafora del passare dal dare un pesce per mangiare, a insegnare a pescare. L’enciclica Gaudium et spes ci insegna che il bene comune sono le condizioni personali e insieme comunitarie per raggiungere il bene di ciascuno e di tutti”, ha continuato evidenziando che – a proposito dell’incontro di ieri autoconvocato da un’ottantina di amministratori pubblici che hanno colto l’occasione della presenza a Trieste per vedersi e condividere un documento di impegno a creare reti di collaborazione su temi trasversali, tralasciando da parte le appartenenze partitiche – ha sottolineato che “non spetta alla Chiesa organizzare incontri tra politici, però possiamo senz’altro dire che ben vengano perché sono un bell’esempio di persone che vogliono confrontarsi assieme. Da sempre le comunità cristiane sono “luoghi dove nascono vocazioni all’impegno politico. Noi siamo chiamati a rilanciare la formazione in questo senso”.
Trevisi: “Essere fratelli è un dato di fatto, impariamo a camminare assieme”
Anche il vescovo di Trieste, monsignor Enrico Trevisi, è pronto ad accogliere Papa Francesco “nella piazza Unità d’Italia che è piazza di fraternità: che siamo tutti fratelli è un dato di fatto; ma il camminare insieme è una vocazione sempre da imparare e sempre da rinnovare. Abbracciamo il Santo Padre 32 anni dopo Giovanni Paolo II: da allora la nostra città – ha detto il presule – ha saputo superare certe tensioni e costruire più serenità: c’è una gioia condivisa maggiore e pervasiva, un dialogo, una stima reciproca su cui dobbiamo continuare a vigilare giorno per giorno”. Monsignor Trevisi ha ricordato che, all’annuncio della visita del Papa, “gli anziani nelle case di riposo si sono messi a scrivergli lettere; i bambini hanno fatto dei bellissimi disegni; i carcerati hanno lavorato per preparare le pissidi e una parte dell’altare in piazza”. Sulla recente chiusura del Silos, luogo dove trovavano rifugi tantissimi migranti in fuga dalla miseria, il vescovo di Trieste ha dichiarato: “Non so se l’arrivo del Papa abbia accelerato questo processo. Io sono andato a vederlo e non trovavo le parole per dire la mia angoscia. Mi sono sentito chiamato a fare qualcosa, subito. Gioisco della chiusura. Sono felice di vedere che quelle persone sono state destinate a delle strutture di accoglienza. Noi come Chiesa – ha ricordato – abbiamo aperto una sala di accoglienza il più vicino possibile alla stazione ferroviaria. Come credenti stiamo dentro una città che non delega, ma che vuol partecipare: vogliamo il bene delle persone che arrivano le tragedie disparate dei Paesi da cui partono e con le cicatrici che portano con sé. Partecipare per essere nel cuore della democrazia: questa è stata la Settima sociale”.