Monsignor Mieczysław Mokrzycki ringrazia Papa Francesco e la Chiesa universale per la solidarietà nella preghiera, nell’impegno diplomatico e negli aiuti concreti, ma chiede alla società del Vecchio continente di non voltare le spalle alla tragedia che si sta consuma “accanto alla sua porta”. L’invito a unirsi alla preghiera per la pace il 21 luglio al Santuario mariano di Berdychiv, assieme all’inviato papale, il cardinale Pietro Parolin
Stefano Leszczynski e Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
L’arcivescovo di Leopoli dei Latini Mieczysław Mokrzycki, che in questi giorni è a Roma, è pastore della più grande arcidiocesi latina dell’Ucraina, dove i cattolici di questo rito, dai 700 mila al milione di fedeli, sono presenti soprattutto nell’ovest del Paese. Monsignor Mokrzycki, nato in Polonia ma a poca distanza da Lviv, è stato secondo segretario particolare prima di san Giovanni Paolo II, dal 1996, e poi, fino al 16 luglio 2007, di Papa Benedetto XVI, che in quella data lo ha nominato arcivescovo coadiutore di Leopoli. E’ stato più volte presidente della Conferenza episcopale dell’Ucraina, fino al marzo 2023. In visita a Radio Vaticana – Vatican News, gli chiediamo di parlarci della drammatica situazione del suo Paese, sotto aggressione russa dal febbraio 2022 e dell’impegno del Papa, della Santa Sede e della Chiesa universale per alleviare le sofferenze del martoriato popolo ucraino e per trovare strade di pace.
Eccellenza, ormai abbiamo abbondantemente superato i due anni di guerra. La situazione dell’Ucraina continua a rimanere di grande sofferenza e c’è sempre una grande attenzione alla sofferenza del popolo ucraino da parte della Santa Sede, in particolare del Santo Padre. Quanto forte arriva questo messaggio di solidarietà?
Noi siamo molto grati a Papa Francesco, che non smette di parlare per l’Ucraina martirizzata e ogni mercoledì, ogni la domenica dopo l’Angelus, nomina sempre il nostro Paese, e sempre invita tutto il mondo, in modo speciale la Chiesa cattolica, a pregare. E chiede anche una solidarietà concreta con tutti quelli che soffrono. Dando per primo l’esempio, con l’invio di tanti aiuti umanitari e finanziari, molti beni e ambulanze. In questi giorni tornerà in Ucraina il cardinale Konrad Krajewski che porterà un’ambulanza e poi mercoledì prossimo benedirà un centro di riabilitazione nella diocesi di Kam”janec’-Podil’s’kyj.
Un altro segno della vicinanza, quest’estate, il 21 luglio, sarà la visita del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin…
Siamo molto grati al Santo Padre Francesco che ha inviato suo legato, il cardinale segretario di Stato, al nostro santuario mariano nazionale di Berdychiv, vicino a Kyiv, dove vengono pellegrini da tutta l’Ucraina. Questo è un segno molto forte di vicinanza della Santa Sede, di Papa Francesco, della Chiesa cattolica con noi ucraini, con la Chiesa cattolica che è in Ucraina. A quella preghiera noi crediamo che si unirà tutta la Chiesa universale e speriamo che otteniamo questa pace, desiderata da così tanto tempo.
Uno dei motivi di maggiore sofferenza per l’Ucraina è la sorte delle tante persone di cui non si hanno più notizie e in particolare dei bambini che sono stati rapiti. Questo è uno dei punti su cui gli sforzi anche della diplomazia vaticana si concentrano maggiormente…
Siamo molto grati al Santo Padre, alla Santa Sede, che interviene sempre, che chiede attraverso l’ambasciata russa che questi bambini vengano liberati. Poi ci sono anche i molti soldati che sono in prigione in Russia e anche oggi il Santo Padre, al termine dell’udienza generale, ha incontrato una moglie e una mamma il cui marito e figlio è prigioniero. Gli hanno chiesto di pregare e di intervenire, anche per molte altre migliaia di soldati che sono in prigione in Russia. Questa è una grande sofferenza: non soltanto per la morte di tanti soldati, tanta gente che soffre, tanti che tornano invalidi. La situazione in Ucraina è sempre molto difficile e pesante, perché la gente non ha lavoro. Molti si trasferiscono in Ucraina occidentale oppure vanno in Europa.
In Europa, per l’appunto, la società civile a volte sembra distrarsi dalla gravità di questo conflitto. Che messaggio si può portare per far comprendere quanto sia importante la sensibilità della cittadinanza europea nei confronti di quello che avviene in Ucraina?
Che non dobbiamo essere indifferenti, che non dobbiamo dimenticare che accanto a noi vive della gente, vive un Paese dove c’è la guerra, dove non c’è più giustizia, e che altri non hanno diritto di togliere quella dignità, togliere il diritto di avere una nazione. E ricordare sempre alla gente che non dobbiamo dimenticare le beatitudini che ha detto Gesù: “Ero straniero, ero in prigione e mi avete dato da mangiare, mi avete visitato, mi avete accolto”. Questo è il nostro impegno cristiano e anche umano. Dobbiamo essere sempre solidali, non dobbiamo fare finta che non vediamo le cose che stanno accanto alla nostra porta.