Lavoro minorile, infanzia negata per 160 milioni di bambini

Vatican News

Secondo le agenzie della Nazioni Unite il fenomeno è in crescita a causa dell’aumento della povertà assoluta tra le famiglie. Iacomini di Unicef Italia: guerre e carestie peggiorano questa piaga, nell’attuale scenario globale per i più piccoli è “l’epoca peggiore”

Marco Guerra e Giulia Mutti – Città del Vaticano

Nel mondo, secondo le ultime rilevazioni dell’Ilo (Organizzazione del lavoro) e Unicef, sono 160 milioni i bambini e gli adolescenti tra i 5 e 17 anni coinvolti nel lavoro minorile. Le Nazioni Unite nel 2002 hanno istituto la Giornata mondiale contro questa piaga sociale per promuovere e sostenere il massimo sforzo della comunità internazionale contro questa forma di sfruttamento dei più piccoli. L’eliminazione del lavoro minorile è inoltre citata tra gli obiettivi 8.7 dell’Agenda 2030 dell’Onu per lo Sviluppo Sostenibile.

20 milioni di minori a rischio povertà in Europa

Il lavoro minorile è un fenomeno in crescita a livello globale che, in quasi la metà dei casi, sono coinvolti in un lavoro pericoloso con potenziali danni per la salute e lo sviluppo psicofisico e morale. L’Europa non è esclusa da questo dramma a causa della crescente povertà assoluta. Nel Vecchio Continente, in un solo anno, oltre 200 mila bambine, bambini e adolescenti in più sono stati spinti sull’orlo della povertà, portando il numero totale di minori a rischio povertà a oltre 19,6 milioni, 1 bambino su 4.

Iacomini (Unicef): fenomeno più grave in contesti di crisi

“Risulta difficile stabilire una cifra reale del numero di bambini che sono impiegati come manodopera – spiega Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia, a Radio Vaticana Vatican News – perché ci sono tante sacche di popolazione difficili da censire a causa delle crisi che coinvolgono il pianeta”. Si può dire, osserva, che lo sfruttamento del lavoro minorile “non ha subito una diminuzione in confronto agli anni passati e ciò è dovuto all’aumento della povertà causata dai cambiamenti climatici, dalle guerre e dalle carestie”. Di conseguenza, le famiglie che si trovano in condizioni di difficoltà si affidano alla manodopera giovanile per poter ovviare ai problemi economici.

È doveroso ricordare che attualmente “ci sono circa 500 milioni di bambini che vivono in zone di guerra e 1 miliardo di minori che vivono in 33 Paesi a rischio climatico”, sottolinea il portavoce. A ciò si aggiungono i minori che vivono nelle zone dove le carestie hanno portato ad elevati tassi di malnutrizione. “Si tratta di un circolo vizioso nel quale – stigmatizza Iacomini – lo sfruttamento del lavoro minorile si va ad annidare nelle zone già martoriate da altri problemi sociali e, proprio lì, registra delle cifre importanti”.

Il portavoce di Unicef Italia ricorda l’impegno dell’agenzia Onu in questo campo. “Interveniamo a livello governativo in ogni Paese, soprattutto in quelli più sensibili al tema come il Sudest asiatico, l’America Latina e il Medio Oriente per dialogare con i governi affinché, a livello legislativo, vengano innalzate le soglie d’età per un lavoro consapevole. Tuttavia è nelle micro-situazioni che si riscontrano i dati più allarmanti dentro un quadro globale che, per i bambini del mondo, sta vivendo la sua epoca peggiore”.

La situazione italiana

Sempre secondo Unicef, in Italia, quasi 1 minore su 15 tra i 7 e i 15 anni, ha avuto esperienza di lavoro minorile. Inoltre, il numero dei minori in povertà assoluta ha ormai raggiunto la cifra di 1 milione e 382 mila, il 12,1% delle famiglie con minori sono in condizione di povertà assoluta, e una coppia con figli su 4 è a rischio povertà. La situazione italiana è stata messa a fuoco anche da una ricerca di Save the Children, dal titolo “Domani (Im)possibili”, pubblicata alla vigilia della Giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile, istituita dall’One e che dal 2002 che si celebra ogni 12 giugno. Per l’Ong la piaga del lavoro precoce in Italia ha riguardato nel 2023, in modalità diverse, 336mila minorenni tra i 7 e i 15 anni. E circa 58mila minorenni tra i 14-15 anni sono stati coinvolti in attività lavorative dannose per i percorsi scolastici e per il benessere psicofisico.

La piaga del lavoro nero

Il fenomeno potrebbe essere ancora più diffuso, se si considera che il lavoro minorile è in gran parte sommerso e destinato a peggiorare con la crescita delle famiglie con figli spinte verso condizioni di povertà. I progressi nella riduzione della povertà fatti negli ultimi 20 anni hanno subito una brusca interruzione a causa dei conflitti armati, l’impatto della pandemia Covid-19 e la crisi climatica.

Mattarella: contrastare abbandono scolastico

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in una dichiarazione in vista della Giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile, ha evidenziato che “il contrasto all’abbandono scolastico costituisce un importante argine allo sfruttamento del lavoro minorile”. “Tra i migranti – ha proseguito Mattarella – sono tanti i minori non accompagnati che rischiano di diventare forza lavoro fantasma, di svolgere mestieri inconciliabili con la loro età o addirittura di sparire nell’illegalità sotto gli occhi di quelle comunità a cui si sono affidati abbandonando le loro terre di origine”.