Domenico Turi presenta la nuova stagione della Filarmonica Romana

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Concerti, spettacoli di danza e progetti articolano l’offerta dell’Accademia per il 2024-2025. Il neo direttore artistico: bisogna recuperare freschezza e leggerezza, inauguriamo con una favola “La boîte à joujoux” di Debussy

Marcello Filotei – Città del Vaticano

Non ha ancora quaranta anni ed è già direttore artistico dell’Accademia Filarmonica Romana. Non dovrebbe essere una notizia, invece bisogna sottolinearlo perché di solito quei ruoli non sono accessibili quando si è così lontani dalla pensione. Bisogna dare atto al presidente Paolo Baratta di avere avuto coraggio, sia nello scegliere il compositore Domenico Turi, sia nel modificare lo statuto dell’Accademia per “prenominare” il nuovo direttore artistico un anno prima della presa di possesso dell’incarico. In questo modo Turi, pugliese di nascita romano d’adozione, ha avuto modo di ideare e programmare la stagione 2024-2025 che è stata presentata giovedì scorso presso la Sala Casella.

“Filarmonica Educational”

Come prima cosa Turi ha cercato di fare ordine nell’ampio cartellone articolando la programmazione in diversi settori: «la stagione» che accoglie i concerti e gli spettacoli di danza, «i progetti» che raccolgono iniziative concepite dall’Accademia, «Filarmonica educational» rivolta a catturare l’attenzione dei più giovani, e le «collaborazioni», uno spazio nel quale vengono ospitate proposte di altre associazioni. Ma questo è solo lo scheletro del progetto, poi bisogna riempirlo di idee, e magari scrollarsi di dosso un po’ di polvere accumulata negli anni.

Turi: la musica è cosa seria, non seriosa

«Bisogna aprire la Filarmonica alla città di Roma, mantenendo lo sguardo puntato oltre le Alpi. In passato ci sono state stagioni nelle quali questa istituzione era al centro dell’attività artistica Europea», sottolinea Turi prima di snocciolare uno dopo l’altro una quantità di concerti che non può essere sintetizzata in poche righe. Ma quello che si nota è la cura dei programmi, per esempio quello del 27 marzo prossimo, quando al Teatro Argentina il pianista Filippo Gorini avvierà un progetto che vedrà nell’arco di tre anni l’esecuzione delle ultime Sonate di Beethoven e di Schubert affiancate ogni volta a un brano contemporaneo, per il 2025 il Klavierstück di Beat Furrer in prima esecuzione assoluta. «La musica è una cosa seria, non seriosa» chiosa Turi, bisogna recuperare leggerezza, freschezza e anche un po’ di ingenuità. «La fantasia non è un reato» sottolinea e forse proprio per questo l’inaugurazione sarà affidata a una favola, La boîte à joujoux  di Claude Debussy nella versione per pianoforte, voce recitante e danzatori. L’appuntamento è al Teatro Argentina, il 7 novembre.