Per salire al Cielo con Cristo dobbiamo avanzare uniti, stare lontano dalla meschinità, farci vicini a chi soffre, e non rimanere ancorati alle cose che passano, soldi, piaceri, successi ma praticare opere di amore. Al Regina Caeli Francesco riflette sul brano dell’Ascensione: “Noi, la Chiesa siamo proprio quel corpo che Gesù trascina con sé in una cordata”. Al termine gli appelli per la fine dei conflitti con la richiesta di uno scambio di prigionieri tra Russia e Ucraina
Cecilia Seppia – Città del Vaticano
E’ la festa della mamma e in Piazza San Pietro sotto la finestra del Papa di mamme ce ne sono tante. A loro Francesco dedica parole di affetto e gratitudine mentre rimbalza sul Colonnato del Bernini l’eco dell’applauso per ogni madre, anche quelle che non ci sono più, che ha saputo offrire e donare la vita. Un momento di gioia che spezza per un attimo la preoccupazione di Francesco per i tanti conflitti che insanguinano la Terra.
La Chiesa come corpo che avanza unito
Nella catechesi del Regina Caeli il Pontefice riflette sul brano del Vangelo di Marco che narra l’Ascensione del Signore e usa un parallelismo con il cammino in cordata che si fa in montagna.
Il ritorno di Gesù al Padre ci appare non come uno staccarsi da noi, ma piuttosto come un precederci alla meta. Come quando in montagna si sale verso una cima: si cammina, con fatica, e finalmente, a una svolta del sentiero, l’orizzonte si apre e si vede il panorama. Allora tutto il corpo ritrova forza per affrontare l’ultima salita. Tutto il corpo – braccia, gambe e ogni muscolo – si tende e si concentra per arrivare in vetta. E noi, la Chiesa, siamo proprio quel corpo che Gesù, asceso al Cielo, trascina con sé come in una “cordata”.
Come gli scalatori devono restare uniti per poter raggiungere la cima, così afferma il Papa, anche noi membra di Cristo, saliamo con gioia insieme con Lui “sapendo che il passo di uno è un passo per tutti, e che nessuno deve perdersi né restare indietro, perché siamo un corpo solo”.
Opere di amore per arrivare alla meta
Ma qual è la via da percorrere? Quali i passi da fare per avvicinarci alla meta? Francesco insiste sulle opere dell’amore.
Il Vangelo oggi dice: “annunciare il Vangelo, battezzare, scacciare i demòni, affrontare i serpenti, guarire i malati” (cfr Mc 16,16-18); insomma, compiere le opere dell’amore: donare vita, portare speranza, tenersi lontano da ogni cattiveria e meschinità, rispondere al male col bene, farsi vicini a chi soffre. E più noi facciamo così, più ci lasciamo trasformare dal suo Spirito, più seguiamo il suo esempio, e più, come in montagna, sentiamo l’aria attorno a noi farsi leggera e pulita, l’orizzonte ampio e la meta vicina, le parole e i gesti diventano buoni, la mente e il cuore si allargano e respirano.
Non soldi, piacere e successo ma la vita eterna
A conclusione della catechesi il Papa lancia quesiti su cui riflettere affinché ognuno nel suo cuore trovi risposte è infatti utile domandarci: “è vivo in me il desiderio di Dio, del suo amore infinito, della sua vita che è vita eterna? Oppure sono appiattito e ancorato alle cose che passano, ai soldi, ai successi, ai piaceri? E il mio desiderio del Cielo, mi isola, mi chiude, oppure mi porta ad amare i fratelli con animo grande e disinteressato, a sentirli compagni di cammino verso il Paradiso?
Appelli di pace e mediazione
Al termine della preghiera mariana, la voce di Francesco si leva ancora per invocare pace in tutte le zone di conflitto: Palestina, Israele, Ucraina, Myanmar. In particolare il Papa invoca l’avvio di trattative per uno scambio di prigionieri tra Mosca e Kyiv, offrendo la piena disponibilità della Santa Sede per favorire tale scambio soprattutto per gli ostaggi che sono gravemente feriti e malati. L’accento nella Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali è sulla necessità di ritrovare una comunicazione pienamente umana. Quindi il saluto alle bande di Austria e Germania che rendono omaggio alla memoria di Benedetto XVI e ai malati, in particolare quelli affetti da fibromialgia e un riferimento alla mostra fotografica Changes.