Il premier Rutte resta alla guida dell’Olanda

Vatican News

Andrea De Angelis – Città del Vaticano

Ha vinto il favorito nei sondaggi alla vigilia del voto. Il partito popolare per la libertà e la democrazia (Vvd) del premier uscente Mark Rutte si conferma come prima forza politica in Olanda. Dopo tre giornate di voto, con l’88% delle schede scrutinate, e stando agli exit poll di Ipsos per l’emittente Nos, il Vvd conquista 35 seggi nella Camera bassa del Parlamento, due in più rispetto alle precedenti elezioni. Segue il partito centrista D66, guidato dal ministro per il Commercio estero Sigrid Kaag, con 27 seggi, un terzo in più rispetto alla volta scorsa. A seguire il Partito per la libertà del populista di destra Geert Wilders, che ottiene 17 seggi, perdendone quattro. “Noto che il risultato di queste elezioni è che gli elettori hanno dato al mio partito un massiccio voto di fiducia”, ha detto Rutte ai giornalisti nella sede del parlamento all’Aia. Rutte guiderà il suo quarto governo di coalizione dal 2010 ad oggi.

Come si è votato 

Il voto in Olanda è durato tre giorni, da lunedì 15 a mercoledì 17 marzo. A causa della pandemia gli over 70 hanno avuto anche la possibilità del voto a distanza. Palestre scolastiche, chiese, musei, sale da concerto sono stati attrezzati come seggi nel tentativo di mantenere la distanza di sicurezza tra gli elettori, visti i crescenti tassi di contagio nelle ultime settimane. Urne aperte anche in un luogo simbolo del Paese quale il museo van Gogh di Amsterdam. I Paesi Bassi, con una popolazione di 17 milioni di abitanti, hanno finora registrato oltre un milione di casi di Covid-19 e più di 16mila vittime. L’Olanda è giunta a questo appuntamento elettorale dopo che lo scorso gennaio il governo uscente di Mark Rutte si era dimesso a causa di uno scandalo legato al bonus figli: i funzionari del fisco avevano accusato ingiustamente 20mila famiglie di frode, facendone indebitare molte per rimborsare le indennità per l’infanzia nel periodo compreso tra il 2013 ed il 2019.

La possibile coalizione

Alle elezioni si sono presentati ben 37 partiti, un record nella storia recente olandese. Il premier uscente Rutte ha già escluso una coalizione con il Partito per la libertà di Geert Wilders, mentre appare scontata – vista anche l’esponenziale aumento di seggi rispetto alla precedente tornata elettorale – l’alleanza con il D66 di Sigrid Kaag, come quella con uno dei partiti dell’attuale coalizione, il Christian Democratic Appeal (CDA) del ministro delle finanze Wopke Hoekstra. Un Governo di coalizione con una vocazione europeista e liberale, nonché riformista. 

Quanto ha inciso la pandemia

“Dopo un anno possiamo dire che la politica nella gestione della pandemia ha inciso relativamente, a contare è stata soprattutto l’assenza o la presenza di strutture ospedaliere buone, in grado di sopportare l’aumento senza precedenti di ricoveri e terapie intensive. Non credo dunque che il coronavirus abbia condizionato questo voto”. Lo afferma nell’intervista a Vatican News Vittorio Emanuele Parsi, direttore dell’Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali dell’Università Cattolica di Milano.

Ascolta l’intervista a Vittorio Emanuele Parsi

“La pandemia inciderà sul voto per quanto attiene alle politiche vaccinali, questo sì. Se non si sarà capaci di portare avanti le campagne vaccinali in modo efficace, allora – prosegue – avremo degli effetti alle urne, perché sono questioni che riguardano la capacità organizzativa della politica”. C’è però, secondo Parsi, un Paese dove l’emergenza coronavirus ha inciso. “Si tratta degli Stati Uniti”: osserva l’esperto di relazioni internazionali, il motivo è legato all’atteggiamento, in una prima fase dell’emergenza coronavirus, del presidente Trump.  

Olanda ed Unione Europea 

In che modo l’Europa guarda al risultato delle elezioni olandesi? “Per chi ha a cuore un’Europa più solidale ed integrata – afferma Parsi – Rutte non è certo l’alleato ideale. Ha fatto di tutto per rendere più debole l’accordo tra i Paesi membri, sul pacchetto di aiuti e sostegni per fronteggiare a livello continentale la pandemia. Meno rivoluzionario”. Ancora una volta comunque a perdere sono le forze populiste. “Questo è vero – prosegue – ma va detto che una parte del populismo di destra è diminuito perchè la destra che chiamiamo moderata ha incorporato le pulsioni populiste. Rutte ha una linea molto più di destra rispetto ai popolari olandesi, ma se il ruolo del populisti lì è ridotto lo si deve anche al fatto che i popolari fanno alcune cose che prima dicevano solo altre forze politiche”.