Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
Lo Spirito Santo, dono di Dio, ci ricorda quanto Gesù ha detto e compiuto. “Lo Spirito porta Gesù nel nostro cuore”. Il Papa all’udienza generale, dalla Biblioteca del Palazzo Apostolico, completa la catechesi sulla preghiera come relazione con la Santissima Trinità, in particolare con lo Spirito Santo. “È Lui – sottolinea il Pontefice – che ci trasforma nel profondo”.
Il primo dono di ogni esistenza cristiana è lo Spirito Santo. Non è uno dei tanti doni, ma il Dono fondamentale. Senza lo Spirito non c’è relazione con Cristo e con il Padre. Perché lo Spirito apre il nostro cuore alla presenza di Dio e lo attira in quel “vortice” di amore che è il cuore stesso di Dio. Noi non siamo solo ospiti e pellegrini nel cammino su questa terra, siamo anche ospiti e pellegrini nel mistero della Trinità. Siamo come Abramo, che un giorno, accogliendo nella propria tenda tre viandanti, incontrò Dio. Se possiamo in verità invocare Dio chiamandolo “Abbà – Papà”, è perché in noi abita lo Spirito Santo; è Lui che ci trasforma nel profondo e ci fa sperimentare la gioia commovente di essere amati da Dio come veri figli.
Vieni Spirito Santo
“Non dimentichiamo, lo Spirito è presente, è presente in noi. Ascoltiamo lo Spirito, chiamiamo lo Spirito – è il dono, il regalo che Dio ci ha fatto”. “La Chiesa – ricorda Francesco – ci invita a implorare ogni giorno lo Spirito Santo, soprattutto all’inizio e al termine di qualsiasi azione importante“.
Tante volte succede che noi non preghiamo , non abbiamo voglia di pregare o non sappiamo o tante volte preghiamo come pappagalli con la bocca ma il cuore è lontano. Questo è il momento di dire allo Spirito: “Vieni, vieni Spirito Santo, riscalda il mio cuore. Vieni e insegnami a pregare, insegnami a guardare il padre, a guardare il Figlio. Insegnami com’è la strada della fede. Insegnami come amare e soprattutto insegnami ad avere un atteggiamento di speranza”. Chiamare lo Spirito continuamente perché sia presente nelle nostre vite.
Nello Spirito Santo tutto è vivificato
Lo Spirito Santo, aggiunge il Papa, ci “ricorda Gesù e lo rende presente a noi, perché non si riduca a personaggio del passato”. Nello Spirito, spiega il Pontefice, “tutto è vivificato” e “ai cristiani di ogni tempo e luogo è aperta la possibilità di incontrare Cristo”.
Lui non è distante, è con noi: ancora educa i suoi discepoli trasformando il loro cuore, come fece con Pietro, con Paolo, con Maria di Magdala. È l’esperienza che hanno vissuto tanti oranti: uomini e donne che lo Spirito Santo ha formato secondo la “misura” di Cristo, nella misericordia, nel servizio, nella preghiera… È una grazia poter incontrare persone così: ci si accorge che in loro pulsa una vita diversa, il loro sguardo vede “oltre”. Non pensiamo solo ai monaci, agli eremiti; si trovano anche tra la gente comune, gente che ha intessuto una lunga storia di dialogo con Dio, a volte di lotta interiore, che purifica la fede. Questi testimoni umili hanno cercato Dio nel Vangelo, nell’Eucaristia ricevuta e adorata, nel volto del fratello in difficoltà, e custodiscono la sua presenza come un fuoco segreto.
Lo Spirito Santo scrive la storia della Chiesa e del mondo
“Il primo compito dei cristiani – sottolinea il Papa – è proprio mantenere vivo questo fuoco, che Gesù ha portato sulla terra (cfr Lc 12,49), cioè l’Amore di Dio, lo Spirito Santo. Senza il fuoco dello Spirito le profezie si spengono, la tristezza soppianta la gioia, l’abitudine sostituisce l’amore, il servizio si trasforma in schiavitù”. Francesco indica poi una immagine: quella “della lampada accesa accanto al tabernacolo, dove si conserva l’Eucaristia”. “Anche quando la chiesa si svuota e scende la sera, anche quando la chiesa è chiusa, quella lampada rimane accesa, continua ad ardere: non la vede nessuno, eppure arde davanti al Signore”. È lo Spirito Santo – afferma il Papa – “a scrivere la storia della Chiesa e del mondo”.
Noi siamo pagine aperte, disponibili a ricevere la sua calligrafia. E in ciascuno di noi lo Spirito compone opere originali, perché non c’è mai un cristiano del tutto identico a un altro. Nel campo sterminato della santità, l’unico Dio, Trinità d’Amore, fa fiorire la varietà dei testimoni: tutti uguali per dignità, ma anche unici nella bellezza che lo Spirito ha voluto si sprigionasse in ciascuno di coloro che la misericordia di Dio ha reso suoi figli.