Da oggi all’11 aprile la città di Grado, in provincia di Gorizia, ospita oltre 600 delegati di 218 organismi caritativi provenienti da tutta Italia. Monsignor Carlo Redaelli, arcivescovo di Gorizia e presidente di Caritas Italiana: tutte le frontiere possono trasformarsi in punti di incontro e di riconciliazione
Gianmarco Murroni – Città del Vaticano
I confini come zone di contatto e non di separazione. È questa la tematica al centro del 44.mo convegno nazionale delle Caritas diocesane organizzato a Grado, in provincia di Gorizia, da oggi, 8 aprile, all’11. Prevista la partecipazione di oltre 600 delegati, rappresentanti delle 218 Caritas diocesane di tutta Italia che, ripartendo da quanto emerso dal convegno dello scorso anno a Salerno e guardando al Giubileo del 2025, rifletteranno insieme sul concetto dei “confini” alla luce delle “tre vie” consegnate loro da Papa Francesco in occasione del 50.mo dell’istituzione di Caritas Italiana (1° luglio 1971): la via degli ultimi; la via del Vangelo; la via della creatività.
Il tema del confine
Se lo scorso anno era stato posto l’accento sulla rilevanza delle “periferie”, lette come il luogo di nuove opportunità, di riscatto e di crescita per l’intera comunità, tema di questo 44.mo Convegno nazionale sarà invece il “confine”, pensato non come la linea che stabilisce un dentro e un fuori, ma come una porta che permette di uscire e di entrare, che si può però anche chiudere e bloccare. Proprio il confine segna il punto di contatto tra centro e periferia: può essere o diventare luogo di incontro e di annuncio o elemento che crea distanza ed esclusione; dipende da come si usa la porta. Per riflettere su questo concetto, il convegno ha luogo proprio sul confine, quello che scorre nei pressi di Grado e Gorizia. Una frontiera, quella tra Italia e Slovenia, resa permeabile dalla comune appartenenza all’Unione Europea, che però rimane a sottolineare come le differenze debbano essere valorizzate, messe in comunicazione, rese feconde. Gorizia, assieme a Nova Gorica, nel 2025 sarà Capitale europea della Cultura.
Il ruolo della carità
La carità rappresenta proprio l’attraversamento di confini, come ricorda monsignor Carlo Redaelli, arcivescovo di Gorizia e presidente di Caritas Italiana: “Tutti i confini, a cominciare da quelli che abbiamo nel cuore e nella testa, possono trasformarsi in punti di incontro e di riconciliazione”. “Molte sono le chiavi di lettura che la parola ‘confine’ può dare – sottolinea, invece, don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana – Vorremmo fornire prospettive di futuro piuttosto che analisi del passato. Il Convegno ci deve aiutare a fare un passo oltre. In sostanza, come ci ha invitato a fare Papa Francesco lo scorso agosto alla Gmg di Lisbona, dobbiamo ripensare i confini come zone di contatto e non di separazioni ed egoismi che portano inevitabilmente a conflitti”.