Viaggio tra le chiese del Paese africano per conoscere le comunità cattoliche. L’importanza della fede e della Messa domenicale come momento di condivisione e fondamento della famiglia
Francesca Merlo – Inviata a Sukamahela (Tanzania)
La Chiesa in Tanzania è giovane e piena di vita. Il canto è momento di unione e armonia: tutti, infatti, conoscono le parole. Il villaggio di Sukamahela ne è un chiaro esempio. Ha un’architettura particolare, disegnata e costruita con l’aiuto degli abitanti insieme a padre Peter, sacerdote slovacco, il quale ha dedicato gran parte della sua vita ad aiutare le persone del posto. Padre Peter fa parte della loro realtà. I membri della comunità riuniti per la celebrazione domenicale osservano con sguardo curioso chi viene da fuori.
Donne, bambini, canti e musica
A Sukamahela la Messa non inizia mai in orario; nonostante la vita sia caotica, gli abitanti sono rilassati, nulla può disturbare la loro quiete, neanche due forestieri con una videocamera che prendono parte alla loro liturgia. Quello che sembra essere un piccolo gruppo che sta aspettando pazientemente al di fuori della chiesa, si trasforma improvvisamente in un’aggregazione di cento persone. Le panche in fondo si riempono velocemente con donne e i loro bambini, quelli che sono abbastanza grandi si siedono di fronte. Sono amici tra di loro e anche chi non lo è diventa velocemente un compagno. Il coro, posizionato a sinistra, inizia a cantare e le note immediatamente risuonano tra le mura circolari dell’edificio.
Chiese, fondamento di comunità e famiglie
Sono presenti più donne che uomini, tutte sedute sul lato destro. Non appena il primo verso è concluso, la loro presenza diventa evidente, le loro voci cantano “Roho wa bwana imanjaza”: lo Spirito del Signore mi riempie. Lo Spirito del Signore è infatti sempre presente tra le strade polverose. Anche “sotto l’albero” dove il sacerdote celebra la sua terza Messa domenicale, perché in quel villaggio ancora non è stata costruita una “sub-station”: una piccola chiesa con il tetto d’alluminio.
In un altro villaggio, invece, la “sub station” o “mission” è grande quanto la chiesa circolare di Sukamahela. Anche loro cantano così come in tutte le chiese in Tanzania. Chiese che necessitano di più preti, mentre ogni villaggio ha bisogno di una chiesa propria. Perché è evidente il ruolo che essa ricopre nella comunità e nelle famiglie.