Francesco ha ricevuto i partecipanti al convegno in Vaticano sul tema, ribadendo che culture, tradizioni e spiritualità vanno tutelate nella loro diversità: la ricerca del dialogo, della giustizia e della pace favorisca la gestione delle risorse in modo coordinato, per “rispondere alle sfide urgenti che interessano la casa comune e la famiglia dei popoli”
Adriana Masotti – Città del Vaticano
I cambiamenti climatici, la perdita di biodiversità, le minacce alla sicurezza alimentare e alla salute, e altre sfide ancora rappresentano le criticità oggi più urgenti e per affrontarle è necessario tener conto del sapere dei popoli indigeni e delle scienze. Lo afferma Papa Francesco ricevendo in udienza i partecipanti al convegno in corso alla Casina Pio IV che ruota proprio intorno a questa questione e cioè, spiega il Papa, “riconoscere il grande valore della saggezza dei popoli nativi e favorire uno sviluppo umano integrale e sostenibile. Ma anche lanciare un messaggio ai governi e alle organizzazioni internazionali a favore della giustizia e della fraternità. “Indigenous People’s Knowledge and the Sciences. Combining knowledge and science on vulnerabilities and solutions for resilience”, (“La conoscenza delle popolazioni indigene e le scienze. Combinare conoscenza e scienza su vulnerabilità e soluzioni per la resilienza”), il titolo del workshop promosso dalle Pontificie Accademie delle Scienze e delle Scienze Sociali.
Crescere nell’ascolto reciproco
Francesco – che a causa del raffreddore di cui è ancora affetto ha detto di non riuscire a tenere il suo discorso lasciandone la lettura a padre Pierluigi Giroli della Segreteria di Stato – esprime apprezzamento per l’iniziativa e ricorda che grazie all’impegno della Fao “è nata una Piattaforma che riunisce scienziati indigeni e non indigeni, studiosi ed esperti, per stabilire un dialogo volto a garantire la salvaguardia dei sistemi alimentari delle popolazioni originarie”.
Direi anzitutto che questa è un’opportunità per crescere nell’ascolto reciproco: ascoltare le popolazioni indigene, per imparare dalla loro sapienza e dal loro stile di vita, e nello stesso tempo ascoltare gli scienziati, per imparare dai loro studi.
Proteggere la diversità di tradizioni e culture
Il Papa osserva che il convegno intende richiamare i governi e le grandi organizzazioni al riconoscimento e al rispetto “della diversità all’interno della grande famiglia umana”. La perdita di tradizioni, culture e spiritualità, sottolinea, rappresenterebbe infatti un impoverimento per tutti.
Per questo è necessario che i progetti di ricerca scientifica, e dunque gli investimenti, siano orientati sempre più decisamente alla promozione della fratellanza umana, della giustizia e della pace, così che le risorse possano essere destinate in modo coordinato a rispondere alle sfide urgenti che interessano la casa comune e la famiglia dei popoli.
Adottare una visione alternativa alla conflittualità
Per realizzare questo obiettivo, prosegue Francesco, è necessario però che si adotti “una visione alternativa a quella che oggi spinge il mondo sulla via di una crescente conflittualità” e afferma che il dialogo che l’iniziativa in corso promuove può essere un contributo alla soluzione delle crisi attuali, tutte connesse tra loro, quali ad esempio l’acqua, il cambiamento del clima, la fame, la biodiversità.
Grazie a Dio non mancano segnali positivi in tal senso, come l’inclusione da parte delle Nazioni Unite dei saperi indigeni quale componente centrale del Decennio Internazionale delle Scienze per lo Sviluppo Sostenibile. Un segno da promuovere e da sostenere, unendo insieme le forze.
Fraternità universale e conversione ecologica
“Superare i conflitti in modo non violento” e “contrastare la povertà e le nuove forme di schiavitù”, sostiene il Pontefice, sono gli scopi a cui va orientato il comune patrimonio di conoscenze. Tutti oggi siamo chiamati, infatti, “a vivere e a testimoniare la nostra vocazione alla fraternità universale”, all’incontro al dialogo e alla pace, “evitando di alimentare l’odio, i rancori, le divisioni, la violenza e la guerra”. Senza dimenticare la nostra Terra:
Dio ci ha fatto custodi e non padroni del pianeta: siamo chiamati tutti a una conversione ecologica, impegnati a salvare la nostra casa comune e a vivere una solidarietà intergenerazionale per salvaguardare la vita delle generazioni future, invece che dissipare le risorse e aumentare le disuguaglianze, lo sfruttamento e la distruzione.
La Chiesa alleata degli indigeni e della scienza
Le parole conclusive di Papa Francesco ai partecipanti al convegno sono di accompagnamento e di incoraggiamento a proseguire nell’impegno. Assicurando le sue preghiere e la sua benedizione afferma: “la Chiesa è con voi, alleata dei popoli indigeni e del loro sapere, e alleata della scienza per far crescere nel mondo la fraternità e l’amicizia sociale”.