I nonni vittime della pandemia, sempre nel pensiero del Papa

Vatican News

Cecilia Seppia – Città del Vaticano

I nonni d’Italia e del mondo intero hanno pagato un prezzo altissimo durante questo primo anno di pandemia, in cui la furia del virus, a ondate, ha attaccato proprio i più fragili. All’inizio in particolare le case di cura e le RSA, erano diventate focolai di Covid-19 e gli anziani, già provati da altre patologie, morivano in solitudine, lontani dal resto della comunità e soprattutto impossibilitati a vedere i familiari, bloccati nelle loro stanze, spaesati, confusi, senza una carezza che li consolasse. Francesco nelle Messe a Casa Santa Marta, dal 9 marzo 2020, trasmesse in diretta TV, ha avuto sempre nel cuore e nelle preghiere, questa umanità silenziosa e sofferente.

Radici che danno la vita

Preghiamo oggi per gli anziani, specialmente per coloro che sono isolati o nelle case di riposo. Loro hanno paura, paura di morire da soli. Sentono questa pandemia come una cosa aggressiva per loro. Loro sono le nostre radici, la nostra storia. Loro ci hanno dato la fede, la tradizione, il senso di appartenenza a una patria. Preghiamo per loro perché il Signore sia loro vicino in questo momento.

Così diceva il Santo Padre durante la celebrazione del 15 aprile e appena due giorni dopo, il 17, incalzava:

Io vorrei che oggi pregassimo per gli anziani che soffrono questo momento in modo speciale, con una solitudine interiore molto grande e alle volte con tanta paura. Preghiamo il Signore perché sia vicino ai nostri nonni, alle nostre nonne, a tutti gli anziani e dia loro forza. Loro ci hanno dato la saggezza, la vita, la storia. Anche noi siamo vicini a loro con la preghiera.

La situazione oggi nelle Rsa

In Italia, in modo particolare, oltre il 50 per cento delle morti per Covid è avvenuto all’interno delle residenze per anziani. Qui gli operatori sono diventati gli unici amici, gli unici parenti, gli unici che, prestando le mani a figli e nipoti, potevano accarezzare gli anziani senza il pericolo di contagiarli. “Oggi la situazione è cambiata, siamo più sereni, siamo tutti negativi, sono riprese le attività comuni, ma i nostri anziani continuano a sentirsi isolati. Ancora non possono ricevere visite dall’esterno e questa è la cosa che fa più male. Noi cerchiamo in tutti i modi di star loro vicini, facciamo con i nostri telefoni le videochiamate, ma la mancanza della famiglia si fa sentire tutta”, dice ai nostri microfoni Barbara Begnini operatrice presso la Fondazione RSA Vaglietti-Corsini ONLUS nel centro di Cologno, in provincia di Bergamo.

Ascolta l’intervista a Barbara Begnini

In tanti se ne sono andati, prosegue, ci hanno lasciato, scomparendo, perché all’inizio non si poteva nemmeno celebrare un funerale. E in quei giorni drammatici la carezza del Papa, attraverso la TV era fondamentale. “I nostri anziani sono molto devoti, tutt’ora la domenica mattina tutti voglio andare nel salone per seguire in televisione la Santa Messa, ci tengono veramente tanto e quando vedono il Papa per loro è una gioia”.

Il risvolto positivo

“Come dice il Papa” prosegue Barbara Begnini,  “perdendo loro, abbiamo perso le nostre radici, ma un risvolto positivo in questa triste vicenda c’è stato, perché ci siamo uniti molto più di prima, siamo veramente diventati una famiglia… E’ un’unione che in quest’anno si è rafforzata molto di più e cerchiamo di passare queste giornate dandogli valore, facendo sentire l’amore che abbiamo tra di noi” .

“Oggi la situazione è molto cambiata – conclude – non è più quella di prima, stiamo tutti bene abbiamo controlli rigidissimi per tutelare la salute dei nostri anziani e anche il clima che si respira all’interno è più sereno, non c’è più la paura, il terrore, c’è più informazione anche loro hanno compreso un po’ di più quello che sta accadendo, ma ripeto, fa male l’assenza del contatto”.