La testimonianza del giovane afghano, tra i superstiti del naufragio, partito dalla Turchia per la Calabria su un barcone pagato a caro prezzo e finito in mezzo a una “tragedia”: “Sono rimasto in mare quasi due ore ad aspettare i soccorsi. Non sono riuscito a mettermi in contatto con i miei genitori per giorni, avevano già preparato il mio funerale”. Appello al Governo italiano: “Chiediamo un’azione per portare le nostre famiglie in Italia”
Salvatore Cernuzio – Inviato a Crotone
La scorsa notte, alla veglia in spiaggia per il primo anniversario del naufragio di Cutro, si è distaccato dal gruppo e si è diretto da solo verso la riva. Guardava il mare, agitato come dodici mesi fa, lo stesso sul quale è rimasto per un’ora, un’ora e mezza o forse due prima che un elicottero lo trasportasse a riva. “Mi sono salvato perché mi sono aggrappato a un pezzo di legno. Non ricordo bene… La cosa più brutta che ricordo sono le gridate delle mamme e dei papà che cercavano i figli in mare. Sono giovane, sono stato incosciente, non ho pensato ad aiutarli… Mi sono buttato su quello che galleggiava”. Haroon Mohammadi, 24 anni, è uno dei pochi e più giovani sopravvissuti alla strage del 26 febbraio 2023. Afghano, capelli ricci e barbetta, outfit alla moda, sembra parlare con distacco di quanto ha vissuto.
Il funerale già pronto
“Sono morti un mio amico e mio cugino, ma non voglio ricordare”, dice ai media vaticani, con l’ausilio di un traduttore dalla lingua farsi. Taglia corto ad ogni domanda, ma gli occhi diventano lucidi quando parla dei genitori, rimasti in Iran. “Avevano organizzato il mio funerale. Non sono riuscito a parlare con loro per giorni… Pensavano fossi morto, poi un mio cugino è riuscito a telefonargli. Non ci credevano, dicevano: non è vero, non è vero! Allora mi ha passato mio padre… (fa una pausa e respira) è stato bello, ci siamo messi a piangere”.
In fuga dall’Afghanistan
Con la famiglia, Haroon era fuggito dall’Afghanistan dopo la presa di potere dei talebani: “Non potevo più studiare. Ero al secondo anno dell’Università di Economia. Sono dovuto andare via e scappare in Iran”. Dall’Iran si è mosso in Turchia e poi in Grecia: “Ma sono stato rimandato indietro”. In Turchia ha presto cercato una via di fuga: “È invivibile, non c’è supporto economico, siamo soli, la polizia ci caccia tutti i giorni. Cercavo la strada più veloce per attraversare il mare”. Gli è stato proposto il caicco Summer Love: “… ed è avvenuta la tragedia”. L’ha pagato pure a caro prezzo: “Tutti noi che partiamo dobbiamo pagare dei soldi. Ci avevano detto che la barca era adatta per 80 persone, eravamo molti di più”.
Nuova vita ad Amburgo
Dopo il naufragio è stato portato in un centro profughi a Crotone per circa una settimana, poi ospitato nell’hotel Casa Rossa, tra i migliori della città per oltre un mese. Dopodiché ha iniziato le pratiche per trasferirsi ad Amburgo, dove ora si è stabilizzato. Lì ha ripreso gli studi, sta imparando il tedesco e fa qualche “lavoretto” come barbiere: “Voglio continuare così, a fare queste cose che mi piacciono e vorrei riprendere quello che ho lasciato”.
Appello al Governo italiano
A marzo dell’anno scorso insieme ad altri superstiti è stato ricevuto a Palazzo Chigi dal presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni. Come gli altri superstiti lancia ora un appello al Governo: “Ci è stato promesso che avrebbero portato le famiglie in Italia, è passato un anno e non si sa nulla. Chiedo un’azione… Desidero che il Governo insieme al popolo italiano ci ascoltassero. La tragedia di Cutro era una tragedia accompagnata da promesse, vorremmo che fossero avverate se possibile. Questo avverrà solo se il popolo italiano ci appoggia. Mi trovo da poco in Germania ma, purtroppo, anche la situazione lì per gli immigrati non è semplice. Spero di ricevere aiuto”.