Quaresima, il vescovo Ambarus: avviciniamoci ai detenuti senza paura

Vatican News

Incontro, rinascita e giustizia riparativa: questi i temi del ciclo di incontri a tema carcere che per il cammino della Quaresima hanno organizzato la Caritas di Roma e il neonato Ufficio diocesano per la Pastorale carceraria. L’ausiliare, delegato diocesano per l’ambito della diaconia della carità: l’uomo non si definisce dal male che ha commesso

Roberta Barbi – Città del Vaticano

Offrire una prospettiva di speranza a coloro che sono privati della libertà e compiere, come Chiesa, un gesto di prossimità agli ultimi tra gli ultimi: questi gli obiettivi dell’iniziativa della diocesi di Roma che prende il via oggi, venerdì 23 febbraio, con l’appuntamento “Il potere dell’incontro”, dialogo tra Agnese Moro e la ex brigatista Adriana Faranda (ore 17.30 Pontificio Seminario Romano Maggiore). All’incontro seguirà, il prossimo 7 marzo, nella  Cittadella della Carità Santa Giacinta, “La forza per rinascere” con la testimonianza di Lorenzo Sciacca, autore del libro Io ero il milanese. “Tra le prime attività di questo ufficio e in occasione della Quaresima abbiamo voluto metterci in ascolto di alcuni testimoni che il male lo hanno compiuto e subìto senza farsene schiacciare, senza farsi definire dal male”, spiega a Vatican News monsignor Benoni Ambarus, vescovo ausiliare di Roma e delegato diocesano per la Pastorale carceraria.

Ascolta l’intervista con monsignor Benoni Ambarus:

“Il male fa male, ma c’è la Risurrezione”

Messaggi forti, dunque, quelli che la diocesi di Roma vuole mandare con questa iniziativa, ovvero il messaggio del Vangelo che si può sempre rinascere, si può sempre cambiare: “Il male fa male compierlo e subirlo – ricorda Ambarus – ma non bisogna dimenticare che c’è sempre la luce, c’è la Risurrezione, e noi dobbiamo essere evangelizzati da questo”. Un tema importante in questi tempi particolarmente bui per le carceri italiane, dove le notizie di detenuti disperati che scelgono di togliersi la vita è purtroppo all’ordine del giorno. “Le persone sono schiacciate dal proprio reato e a volte anche dal sistema penale, invece bisogna rimetterle al centro di tutto – commenta il presule – troppo spesso tendiamo a semplificare: reato commesso, pena da scontare, rientro in società, ma non è mai così facile”.

Monsignor Benoni Ambarus

Raccolta di colombe e biancheria per la Pasqua

Tra le iniziative della Diocesi di Roma c’è anche la consueta raccolta di colombe per i detenuti degli istituti di pena romani a cui sono invitate a partecipare tutte le parrocchie della città. Quest’anno si è aggiunta anche una particolare raccolta di biancheria intima, che attraverso l’Ufficio diocesano di Pastorale carceraria e la Caritas, sarà distribuita ai ristretti. “Il panettone a Natale e la colomba a Pasqua sono gli unici regali che i detenuti ricevono attraverso la mediazione ecclesiale di volontari e cappellani – spiega monsignor Ambarus – poi alcuni mi hanno chiesto se potevano donare soldi e io ho accettato perché ci sono in carcere ristretti talmente poveri da non potersi permettere neppure una telefonata a casa”. La raccolta solidale, inoltre, ha anche l’obiettivo di sensibilizzare chi è fuori e magari non conosce questa realtà tenuta spesso ai margini: “È una crescita reciproca che fa bene a tutti”.

Quaresima e giustizia riparativa: due percorsi di conversione

Alla base di questi appuntamenti vi è anche un’idea di promozione del paradigma della giustizia riparativa, specie nel periodo della Quaresima, tradizionalmente dedicato alla penitenza e alla riflessione finalizzata alla conversione. “La giustizia riparativa dovrebbe avere più spazio non solo nel circuito penale, ma nella società e nella Chiesa – continua il vescovo ausiliare – è qualcosa che ci accomuna tutti perché tutti commettiamo il male e abbiamo bisogno di una rigenerazione sociale che è anche percorso ecclesiale vero e proprio”. Il presule lancia, quindi, il suo messaggio a tutti noi per questa Quaresima: “Avvicinatevi ai detenuti senza paura, è un’esperienza arricchente e di annuncio del Vangelo. A chi mi manifesta pregiudizi nei confronti dei carcerati chiedo se ne ha mai incontrato qualcuno. Non si può parlare di ciò che non si conosce, mentre incontrarli fa bene perché ci insegna ad accoglierli nelle nostre comunità, nei nostri ambienti, nelle nostre vite”. E con loro, accogliamo anche il Signore che è Risorto per ognuno di noi.