Il presidente della Cei, in una intervista con La Civilità Cattolica, indica la necessità di creare un sistema di accoglienza che funzioni e che sconfigga l’illegalità, sottolineando l’assenza dell’Europa. Il cardinale parla dei cattolici in politica, della sfida per la Chiesa di essere “casa per tutti” e poi della drammatica realtà degli abusi, vissuta dalla Chiesa italiana con “dolore, fatica e consapevolezza, con grande serietà e senza nessuna opacità”
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La richiesta della Chiesa italiana al governo di Giorgia Meloni è salvare i migranti e creare un “sistema che funzioni, che sconfigga con la legalità l’illegalità”. In una intervista pubblicata da La Civiltà Cattolica, rivista della Compagnia di Gesù, il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, descrive la relazione con l’esecutivo italiano con il quale, dice, “c’è una buona interlocuzione, e su certi tavoli ottima collaborazione”. Il problema per quanto riguarda il tema dei migranti è l’assenza dell’Europa, perché con Roma “c’è certamente un’interlocuzione dialettica, come d’altra parte è successo anche con i governi precedenti”. L’attenzione alla questione migranti da parte della Chiesa, aggiunge poi, non è quella che viene “erroneamente percepita” cioè quella di un “dentro tutti”, e non è neanche un “fuori tutti”, piuttosto è un “si devono salvare tutti”, creando “un sistema di accoglienza, serio, funzionante, di diritti e doveri, che richiede anche una politica europea”. In questo quadro, i corridoi umanitari sono una strada per “far arrivare in sicurezza”.
I cattolici in politica
Il colloquio tra Zuppi e il direttore della rivista padre Nuno da Silva e Simone Sereni, tocca molti punti fondamentali della vita della Chiesa e della società italiana, soffermandosi anche sul ruolo dei cattolici in politica, spiegando che sebbene la presenza si conti tra le fila di diverse forze politiche, il “vero nodo è intendersi su cosa significhi fare politica e fare delle politiche ispirate alla Dottrina sociale della Chiesa”. Zuppi evidenzia la “trasformazione politica” che ha “cambiato il profilo di chi fa il politico e il perché lo fa”, esprimendo quindi la speranza che l’appello del Papa, contenuto nella Fratelli tutti, “all’amore politico, riattivi nel cuore di qualcuno la scelta di tradurre l’attenzione al prossimo, al bene comune, alla Dottrina sociale nella laicità della politica”.
Il dolore degli abusi
Il cardinale tocca anche il tema degli abusi, una realtà che la Chiesa italiana “sta vivendo con grande dolore, fatica, ma anche con consapevolezza”, con “grande serietà e senza nessuna opacità”. Zuppi sottolinea che la Chiesa si è messa “in ascolto delle vittime, senza tanto clamore” con la convinzione che “solo toccando con il cuore la sofferenza causata dagli abusi nella vita delle persone” sia possibile “trarre la motivazione necessaria per compiere ogni sforzo perché questo non avvenga mai più”. Il presidente della Cei, quindi, parla del lavoro compiuto sulla formazione in quanto “cardine della prevenzione”, e poi dell’“immenso sforzo educativo che vede coinvolti migliaia di laici, uomini e donne, professionisti esperti, chiamati a costruire cammini di formazione per rendere più sicuri e a misura dei più fragili tutti i luoghi ecclesiali”. La strada è intrapresa, è quindi la certezza, e “non si torna indietro”.
La Chiesa è una casa per tutti
Infine, in riferimento alle parole del Papa nel suo discorso di apertura alla Gmg di Lisbona, quando disse che nella Chiesa “c’è spazio per tutti” che siano “giovani e vecchi, sani e malati, giusti e peccatori: tutti, tutti, tutti”, Zuppi spiega come quel tutti “non significhi che la Chiesa diventa un albergo” poiché “la vera sfida è essere una casa”. C’è, spiega, la “tentazione che la Chiesa diventi un albergo: un albergo con più o meno stelle, con varie tradizioni e sensibilità, una Chiesa che alla fine si impoverisce. Ma non si può resistere a tale tentazione con le dogane, come direbbe il Papa, o con i filtri: la sfida è far sentire tutti a casa”.