Disabilità, in un rapporto la realtà italiana. Suor Donatello: lavorare insieme

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Frutto di una ricerca realizzata dalla Christian Blind Mission e dalla Fondazione Emanuela Zancan, il documento è stato presentata questo pomeriggio a Roma, all’Archivio Storico della Presidenza della Repubblica. A rischio di povertà o esclusione sociale in Italia il 32,5% delle persone con disabilità. Evidenziata la necessità di investire in servizi promotori di umanità e di riconoscere e valorizzare le capacità di ogni persona, promuovendo opportunità inclusive per la vita e il lavoro

Tiziana Campisi – Città del Vaticano

Sono 1,3 miliardi le persone con disabilità nel mondo, secondo gli ultimi dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che nel Global report on health equity for persons with disabilities, ne stima circa 142 milioni con disabilità gravi e quasi l’80% in Paesi a basso e medio reddito, dove è maggiore la presenza di barriere legate alla mancanza di infrastrutture e alla difficoltà nel reperire e distribuire ausili e dove i sistemi sociali sono meno inclusivi. I dati rivelano un nesso fra povertà e disabilità, e di questo si è voluto parlare nel pomeriggio a Roma, all’Archivio Storico della Presidenza della Repubblica, all’incontro di studio “A proposito di ‘Disabilità e povertà nelle famiglie italiane’”. Nel corso dell’evento è stato presentato il primo Rapporto sulla disabilità in Italia realizzato dalla Christian Blind Mission (CBM), organizzazione umanitaria impegnata nella prevenzione e cura della cecità e della disabilità evitabile e nell’inclusione delle persone con disabilità nei Paesi in via di sviluppo e in Italia, e dalla Fondazione Emanuela Zancan, centro di studio, ricerca e sperimentazione che opera nelle politiche sociali, sanitarie ed educative.

Il compito del Governo

Tra gli interventi, quello del viceministro del Lavoro e delle politiche sociali Maria Teresa Bellucci, che ha sottolineato quanto importante sia per il Governo saper ascoltare per cercare di creare una maggiore giustizia sociale e per costituire alleanze al fine di rendere concreti i valori sanciti dalla Costituzione italiana. Il viceministro ha aggiunto che per individuare soluzioni adeguate è importante il lavoro di ricerca, come quello della CBM e della Fondazione Zancan, che offre elementi utili sul tema della disabilità. A illustrare i dati del Rapporto sulla disabilità e la povertà in Italia, Massimo Maggio, direttore generale di CBM Italia, che ha evidenziato l’aumento significativo, nel Belpaese, negli ultimi anni, dell’incidenza della povertà assoluta. Nel 2022, secondo le stime dell’Istat, ha raggiunto un livello record di oltre 5,6 milioni di persone e 2,18 milioni di famiglie. A rischio di povertà o esclusione sociale è il 32,5% delle persone di 16 e più anni con disabilità contro il 23,8% della popolazione totale.

Il 43% dei disabili fa parte di famiglie in difficoltà

Lo studio di CBM e Fondazione Zancan ha coinvolto 272 persone con disabilità e le relative famiglie conviventi, che in quasi 9 casi su 10 riconoscono di arrivare a fine mese con difficoltà. Circa un individuo su 3 non ha avuto soldi nell’ultimo anno per spese mediche, mentre il 43% delle persone con disabilità vive in contesti familiari di deprivazione materiale. Nel dettaglio è sceso Tiziano Vecchiato, presidente della Fondazione Zancan, che, rimarcando le problematiche economiche delle famiglie con persone disabili, ha fatto notare che l’ambito è quello delle “periferie esistenziali” alle quali ha fatto diverse volte riferimento Papa Francesco. La ricerca dei due enti mostra che le percentuali si aggravano se il disabile vive al sud, se i genitori sono giovani, se il livello educativo è basso e se non si fa parte di associazioni di sostegno, ma in totale il 55% degli individui con disabilità non è inserito in organizzazioni di supporto. Sono, invece, oltre il 70% gli individui privi di una rete amicale di aiuto.

Il senso dell’abbandono

Risalta, poi, che le famiglie coinvolte nello studio percepiscono e vivono in una condizione di isolamento: infatti una su 6 non riceve alcun supporto dalle istituzioni. Dai dati emerge un generalizzato senso di abbandono da parte di queste ultime, il carico di cura grava prevalentemente sulla famiglia che spesso non sente un adeguato sostegno dall’esterno per farvi fronte. Ci sarebbe, invece, bisogno di più servizi, qualificati, flessibili, finalizzati anche a supportare i nuclei familiari nel loro insieme. Ma c’è da precisare che l’isolamento avvertito dalle famiglie può essere frutto di un deficit di conoscenza e consapevolezza riguardo le opportunità e i servizi offerti dalle istituzioni. Le maggiori richieste che giungono dalle famiglie con persone disabili si concentrano sugli ambiti dell’assistenza sociosanitaria (39%) e sociale (37%), degli aiuti nella mobilità (25%), delle opportunità ricreative e di socializzazione (23%). Più del 70% dichiara di percepire già dallo Stato almeno un sostegno economico legato alla condizione di disabilità. Poco più di una persona su 5, poi, chiede in modo esplicito maggiori opportunità lavorative e formative sia per sé che per i propri familiari, ma il carico di cura è considerato un ostacolo all’occupazione, con pesanti ricadute sul piano economico della famiglia. CBM e Fondazione Zancan rilevano, in conclusione, che occorre abbattere i muri relazionali, istituzionali e quelli di contesto socio-ambientale, investire in servizi promotori di umanità, riconoscere e valorizzare le capacità di ogni persona e promuovere opportunità inclusive per la vita e il lavoro.

Dare risposte adeguate

A inviare i suoi saluti agli intervenuti, Alessandra Locatelli, ministro per le Disabilità, che ha parlato attraverso un contributo video, nel quale ha evidenziato che la persona deve stare sempre al primo posto, soprattutto quella che ha più bisogno. Anche monsignor Giuseppe Baturi, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, ha inviato un videomessaggio, manifestando apprezzamento per la ricerca presentata che consente di far conoscere la realtà della disabilità in Italia e di riflettere sulle cure da offrire. Il presule ha detto la famiglia è la prima struttura di accoglienza dell’uomo, che deve ricevere la più ampia attenzione in termini di investimento e ha aggiunto che soltanto insieme è possibile cambiare le cose. Serve dare aiuto, soccorrere e cercare di leggere le situazioni per trovare le risposte più adeguate, ha osservato Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana, che ha rilevato la necessità di garantire a tutti i diritti, mentre invece oggi c’è un divario tra chi accede e chi non accede ai diritti, e allora sarebbe necessario un nuovo patto sociale per “investire” sui nuovi poveri. Sul percorso di inclusione delle persone con disabilità ha riflettuto Cristina Freguja, direttore centrale per le Statistiche Sociali e Welfare dell’Istat, che si è soffermata sull’importanza delle informazioni che possono offrire le persone con disabilità circa la loro vita quotidiana e le difficoltà che vengono affrontate e incontrate.

Lavorare insieme

Suor Veronica Donatello, responsabile del Servizio Nazionale per la Pastorale delle persone con disabilità della Cei, ha definito preziosa la ricerca di CBM e Fondazione Zancan, sottolineando l’importanza di fare rete e di lavorare insieme. Occorre anzitutto dare informazioni chiare sulla disabilità, ha affermato, lanciando l’allarme del rischio della frammentazione. La religiosa ha inoltre detto che la sfida positiva  dell’indagine presentata è che molte famiglie hanno avuto la possibilità di raccontarsi e ha fatto sapere che anche nel Giubileo del 2025 ci saranno percorsi e spazi per le persone con disabilità. Nessuno è autosufficiente, ha terminato suor Donatello, si può andare avanti soltanto lavorando insieme.