Senegal, l’opposizione annuncia una nuova manifestazione

Vatican News

Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano

Il prossimo appuntamento con la piazza sarà tra due giorni, sabato prossimo, ma la consegna è di manifestare pacificamente, senza saccheggi, vandalismo e violenze, come invece accaduto nei giorni scorsi, a partire dal 3 marzo, nella capitale Dakar e in altre città. L’appello alla calma è arrivato direttamente dal leader dell’opposizione, Ousmane Sonko, rilasciato lunedì scorso dopo l’arresto con l’accusa di stupro e minacce di morte, e che si professa innocente. Nelle ultime ore in Senegal non si sono registrati scontri, ma il bilancio dei giorni precedenti è pesante, si parla di 5 vittime ufficiali, anche se i timori sono che siano di più, e di centinaia di feriti. Sono stati i peggiori disordini che il Paese dell’Africa occidentale abbia mai vissuto negli ultimi anni, scoppiati a seguito, appunto, dell’arresto di Sonko, ma alimentati soprattutto dalla grande sofferenza della maggioranza del popolo a causa della grave crisi economica che il Senegal anche a seguito della pandemia del COVID-19.

La grave crisi economica e il disagio giovanile

Il Senegal sta vivendo, una crisi economica molto grave, spiega a Vatican News don Angelo Romano, grande conoscitore del Paese africano, che, per la Comunità di Sant’Egidio, fa parte del gruppo di lavoro che sta operando per la riconciliazione in Casamance, regione geografica del Senegal meridionale. “Si parla di un ribasso del settore turistico di circa il 70%, considerando che è uno dei settori più importanti dell’economia si può immaginare quali conseguenze questo abbia avuto per tutte le persone che erano abituate a lavorare in questo in questo campo. Poi c’è il settore cosiddetto dell’economia informale, quindi tutti coloro che lavorano nei mercatini per strada, i venditori, persone che hanno in gran parte visto ridurre il proprio budget se non addirittura scomparire”. In questa situazione di grave crisi economica, Ousmane Sonko è apparso, ai giovani soprattutto, come un leader, è relativamente giovane, ha 46 anni, il suo linguaggio è nuovo, non condizionato dalle pesantezze del tradizionale linguaggio politico, inoltre condanna corruzione e povertà, principali problemi del Paese. “Non ci dimentichiamo – precisa don Romano – che il Senegal è un Paese di emigrazione, il che vuol dire che ci sono delle difficoltà interne di gestione della fascia più giovanile della popolazione, quindi dell’offerta di lavoro, delle prospettive, di qui l’identificazione dei giovani con questo leader politico. Poi ci sono stati sicuramente errori nella gestione delle manifestazioni pubbliche, è una protesta che ha dilagato e probabilmente è stata molto sottovalutata all’inizio”.

Ascolta l’intervista con don Angelo Romano

I sospetti sulle intenzioni del presidente Macky Sall

Il racconto del Senegal che fa don Angelo Romano, descrive un Paese che vanta tra le più ampie libertà di stampa del continente, con una significativa pluralità di quotidiani, anche on-line, animato da un dibattito pubblico molto vivace, “abbastanza unico all’interno del panorama africano”. Le accuse di stupro rivolte a Sonko sono ritenute dai sostenitori costruite ad arte per impedire al leader di partecipare al voto del 2024, perché in caso di condanna rischierebbe fino a 10 anni di carcere. Per molti si tratta del tentativo del presidente Macky Sall di distruggere il futuro politico del suo oppositore. “Da più parti – continua don Romano – si è diffuso il sospetto che il presidente non voglia rispettare il limite dei due mandati, che tra l’altro lui stesso ha istituito”. Sall, presidente dall’aprile del 2012, è stato rieletto nel 2019 con oltre il 58% dei voti, nel 2024 avrà già raggiunto il tetto dei due mandati, adesso c’è chi ritiene che possa modificare le regole in modo da poter correre per una terza volta, fenomeno non estraneo a molti paesi africani. “Non si sa se le accuse rivolte a Sonko siano giustificate – prosegue Romano – certamente c’è stata una fretta nel togliere l’immunità parlamentare che ha nociuto a tutta questa vicenda, un po’ più di tempo, un po’ più di calma, avrebbero sicuramente aiutato. La fretta, e una serie di dichiarazioni un po’ improvvide da parte di qualche ministro, hanno sicuramente dato credibilità a chi sospettava che tutto fosse una montatura. Questa, ormai, è diventata la convinzione di gran parte dei giovani senegalesi: che tutta questa storia sia una montatura e che non ci sia da fidarsi della giustizia senegalese”.

L’appello alla calma e la condanna comune del vandalismo

Il presidente Macki Sall ha rivolto un discorso televisivo lunedì scorso al suo popolo senza commentare i possibili scenari futuri, ma riconoscendo le difficoltà nelle quali i cittadini si trovano a vivere, si è mostrato comprensivo verso il disagio dei giovani, ha ridotto il coprifuoco notturno di tre ore, ha accolto la richiesta dell’opposizione di assistere le famiglie delle vittime delle manifestazioni, insomma ci sarebbe stato, a giudizio di don Romano, “un  approccio comprensivo e, fermo restando il fatto che il presidente ha chiesto di  non distruggere gli edifici pubblici, i negozi, come purtroppo è avvenuto in diverse parti del Paese, però il tono è stato pacificatore. Ovviamente da parte dell’opposizione non è che la mobilizzazione sia finita, ci saranno altre manifestazioni, però anche l’opposizione ha condannato gli atti vandalici, anche se ovviamente ha accusato la polizia di avere ecceduto nella repressione”.

La preoccupazione internazionale e dei vescovi del Paese

Che la crisi in atto in Senegal vada presa sul serio lo testimoniano le dichiarazioni del segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, così come delle ambasciate dell’Ue in Senegal, di quella degli Stati Uniti e del Regno Unito, tutte dirette all’invito al dialogo, alla richiesta di fine della violenza e di ripresa della normale dinamica democratica. Anche i vescovi del Paese hanno lanciato il loro appello. “C’è bisogno di riportare al centro il dialogo politico per il bene del Paese – conclude don Romano – tutti speriamo, e in questo senso vanno il messaggio dei vescovi e le prese di posizione della diplomazia internazionale, che questa crisi si risolva attraverso un cammino di dialogo di confronto tra la Presidenza della Repubblica e l’opposizione”.