Si è aperta questa mattina nel Salone Sistino della Biblioteca Apostolica Vaticana, l’assemblea semestrale della Consulta Universitaria del Cinema. Tra i temi di discussione il rapporto tra mondo accademico ed editoria audiovisiva, l’intelligenza artificiale nel cinema e l’insegnamento del linguaggio audiovisivo nella scuola
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Lo sviluppo dei rapporti tra università e aziende dell’editoria audiovisiva, che fa crescere entrambi i mondi, con le opportunità e le cautele nell’uso intelligenza artificiale, sono stati i temi al centro della prima giornata di lavori dell’assemblea semestrale della Consulta Universitaria del Cinema (Cuc), che si è aperta oggi nello splendido scenario del Salone Sistino della Biblioteca Apostolica Vaticana (Bav). Per il salone, restituito dai Musei Vaticani alla Bav nel 2010 dopo una ristrutturazione, il più grande spazio affrescato al mondo dopo le basiliche, si è trattato di una prima volta, nell’ospitare un incontro più di 130 docenti e studiosi cinema, fotografia, televisione e media audiovisivi, come ha sottolineato nel suo saluto l’archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa, l’arcivescovo Vincenzo Zani.
La collaborazione tra Biblioteca e Fondazione Mac
Introdotto da monsignor Dario Edoardo Viganò, vice-cancelliere delle Pontificie Accademie delle Scienze e delle Scienze Sociali e presidente della Fondazione Memorie Audiovisive del Cattolicesimo (Mac), Zani ha spiegato che l’evento è stato voluto in sinergia con la Fondazione stessa, “creata per volontà del Papa” nel 2023, che coinvolgerà la Biblioteca e l’Archivio vaticano “nello studio e la valorizzazione del patrimonio audiovisivo cattolico”. Gli affreschi del salone, ha concluso il bibliotecario, sono il “cinema” del Rinascimento, e quindi “è carico di significati che qui si parli delle nuove immagini che comunicano i valori”.
Di Chio e gli scambi fruttuosi tra università e impresa
L’assemblea è poi entrata nel vivo con l’introduzione del presidente della Consulta Giacomo Manzoli, docente di Storia del cinema italiano, Cinematografia documentaria, Forme audiovisive della cultura popolare all’Università di Bologna, dal 2007 al 2010 alla guida del Dams del capoluogo emiliano e attualmente coordinatore del Corso di Laurea magistrale in Cinema, televisione e produzione multimediale. Manzoli ha introdotto l’intervento di Federico di Chio, nella doppia veste di direttore marketing strategico del Gruppo Mediaset e studioso di cinema e televisione (già allievo di Francesco Casetti e autore di numerosi saggi su televisione e cinema), sul tema “La ricerca sui media: scambi tra università e impresa”. E’ seguita una discussione coordinata da Giulia Carluccio, prorettrice dell’Università degli Studi di Torino ed ex presidente Cuc.
Cosa la ricerca può dare alle aziende, e viceversa
Di Chio ha condiviso con i presenti, molti i giovani docenti e studiosi, la sua esperienza di formazione e professionale, con l’incontro fondamentale col semiologo e critico Casetti, la scelta dell’ingresso in azienda a Mediaset e la rinuncia a una sicura carriera universitaria. Ha quindi elencato le piste di ricerca che interessano oggi le aziende del settore audiovisivo, da quella storica all’analisi delle scelte dei fruitori, fino alla possibilità di una progettazione transnazionale. Ai media vaticani ha sottolineato che è importante che “il rapporto di scambio tra impresa e accademia nel mondo dei media, che è sempre esistito, si fortifichi”, perché “in un momento di grandissimo cambiamento come questo le imprese hanno bisogno di comprendere in profondità i fenomeni”. E l’Università “ha le competenze, le metodologie, ma anche il tempo”, che in azienda manca sempre, per fare questo tipo di riflessione e “di contro l’impresa può però dare all’università degli indirizzi, degli obiettivi, che aiutano il mondo accademico a misurarsi con la realtà, a prendere dei rischi, a formulare delle conclusioni di ricerca che siano applicabili”. All’azienda, infine, il digitale permette di conoscere ancora meglio gusti, desideri, atteggiamenti, motivazioni del pubblico, “ma questo le dà una grande responsabilità perché c’è il rischio, a volte, di appiattirsi su quello che il pubblico ricerca immediatamente. Invece un editore, se è un vero editore, deve avere la capacità di promuovere il sistema di valori che lo ispira”.
Manzoli: l’intelligenza artificiale, se gestita, è una grande risorsa
Nel pomeriggio del 15 gennaio l’assemblea si è spostata presso il Dipartimento di Storia Antropologia Religioni Arte Spettacolo dell’ Università La Sapienza di Roma, nella sede delle ex vetrerie Sciarra, per una tavola rotonda sul tema “L’Intelligenza Artificiale nella ricerca, formazione e produzione del cinema e dell’audiovisivo”, alla quale hanno partecipato Elisa Giomi, commissaria dell’Agcom – Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, e Andrea Appella, global competition expert & media-tech regulatory advisor. Ai media vaticani il presidente Cuc Giacomo Manzoli ha detto di essere convinto che l’intelligenza artificiale, “se opportunamente sorvegliata e gestita, possa essere una grande risorsa per il futuro”. Siamo all’inizio del suo utilizzo anche nel campo della ricerca, come nella gestione dei big data, dove “l’intelligenza artificiale può essere di grande aiuto, purché si sappiano fare le domande giuste. E per farlo, dobbiamo capire meglio quali sono le sue potenzialità, i suoi limiti, anche i pericoli che ci mette di fronte. Quindi è una sfida stimolante”.
L’insegnamento del linguaggio audiovisivo nella scuola
I lavori proseguiranno martedì 16 gennaio in Sapienza, con la tavola rotonda sul “Alfabetizzazione ai linguaggi audiovisivi come strumenti di cittadinanza”, protagonisti Paola Frassinetti, sottosegretaria al Ministero dell’Istruzione e del Merito, e alcuni membri del gruppo di lavoro Cuc su Scuola, Media literacy e Media education. Manzoli afferma che la Consulta è convinta che “saper leggere, sapere, capire, sapere, decostruire un messaggio audiovisivo è assolutamente una competenza di cittadinanza. In questo la scuola è indietro da tanti anni”. Perché fino alla legge Franceschini sul cinema, in Italia, “non c’era un intervento sistematico sull’introduzione del cinema nella scuola. Adesso c’è, per fortuna”. Ma serve la formazione dei formatori, per trasmettere le competenze “agli insegnanti che hanno fatto percorsi di studio che non includevano l’audiovisivo”. Le risorse ci sono, i programmi ci sono, per Manzoli “si tratta di innovarli con una rapida trasformazione” che segua la vorticosa evoluzione del settore. Perché è un settore nevralgico, “da sviluppare anche con i preziosi strumenti del colleghi pedagogisti”.