Siria: bambini derubati del futuro, due milioni di minori senza scuola e istruzione

Vatican News

Marco Guerra – Città del Vaticano

Povertà, dispersione scolastica, malnutrizione e attacchi indiscriminati. A pochi giorni dal decimo anniversario dell’inizio del conflitto in Siria, scoppiato il 15 marzo del 2011, le condizioni di milioni di bambini restano drammatiche, nonostante alcune aree siano state pacificate dopo la sconfitta dello Stato Islamico e molti gruppi ribelli e terroristici si siano ritirati dalle regioni del nord.

Il rapporto di Save the Children

Una fotografia di questa infanzia negata su larga scala è stata scattata da Save the Children con il rapporto diffuso oggi e intitolato “Ovunque, ma non in Siria”. Un dossier pubblicato nell’ambito della campagna “Stop alla guerra sui bambini”, promossa dall’organizzazione internazionale. Nel rapporto si sottolinea che in Siria almeno 2 milioni di bambini sono tagliati fuori dalla scuola e altri 1,3 milioni rischiano fortemente di perdere l’istruzione. L’80% della popolazione vive sotto la soglia di povertà e 6,2 milioni di bambini rischiano di restare senza cibo. Sono inoltre almeno 137 mila i minori sotto i cinque anni colpiti da malnutrizione acuta. 

I danni della guerra

Peggiorano le condizioni socio-economiche e proseguono anche le violenze legate alla guerra civile. “Solo nel 2020 – si legge nel rapporto – i minori sono stati vittime di oltre 2.600 gravi violazioni nei loro confronti. Sono stati uccisi o sono rimasti gravemente feriti 1.454 bambini. Sono stati registrati, in un solo anno, 157 gli attacchi armati contro le scuole. In quasi 1 famiglia siriana su 3, i figli mostrano “evidenti segnali di stress psicosociale”.

Le condizioni dei rifugiati

Quasi 9 bambini rifugiati siriani su 10 tra coloro che oggi vivono in Giordania, Libano, Turchia e Paesi Bassi e che sono stati ascoltati nell’ambito dello studiodi Save the Chidren, non vogliono tornare in Siria. E tra i bambini sfollati, che si trovano attualmente tra i confini del Paese, 1 su 3 preferirebbe vivere altrove. Dall’inizio del conflitto, quasi 6 milioni di siriani hanno trovato rifugio all’estero, la maggior parte dei quali nei Paesi confinanti. Altri 6 milioni e mezzo di siriani sono invece sfollati interni. Resta incerto il bilancio delle vittime provocate dalla guerra in Siria. Secondo alcune fonti, i morti complessivamente sono almeno 380 mila. Secondo altre, invece, sono più di 500 mila.

La dispersione scolastica

Anche all’estero bambine e bambini siriani fanno i conti uno scarso accesso all’istruzione. Lo confermano 2 minori su 5 tra quelli ascoltati da Save the Children. In Libano, per esempio – si sottolinea nel rapporto – il 44% dei minori siriani non va a scuola. La percentuale è del 36% in Giordania e del 35% in Turchia, Paese che ospita attualmente 3,7 milioni di rifugiati siriani e più di 300 mila richiedenti asilo. Di questi, il 46% sono bambini. Più di 1 bambino su 4, tra tutti quelli intervistati, ha detto che il suo più grande sogno è la fine del conflitto. Per il 18%, il maggiore desiderio è quello di andare a scuola e continuare a studiare.

Ungaro: pace premessa di ogni diritto

“Il 15 marzo saranno 10 anni di una guerra devastante, combattuta anche con l’intervento di forze esterne la cui agenda non va nella direzione della soluzione del conflitto”.  È quanto sottolinea il portavoce di Save the Children Italia, Filippo Ungaro, indicando anche  le responsabilità della comunità internazionale. “La pace – prosegue – è la premessa di tutto per crearsi delle opportunità, ma anche semplicemente per andare a scuola e curarsi”. Per questo motivo, secondo Ungaro, servono passi politici importanti sia a livello nazionale sia internazionale. Nel frattempo, è necessario “aumentare gli aiuti umanitari, garantire l’ingresso nelle aree più rischio e nei campi profughi e tutelare le scuole e gli ospedali”. “In una situazione di conflitto, i bambini devono essere assolutamente protetti”.

Ascolta l’intervista a Filippo Ungaro

Il lavoro sul campo

Il portavoce della sezione italiana di Save the Children riferisce anche del lavoro sul campo fatto dalle organizzazioni umanitarie. Spesso devono fornire anche il supporto psicologico ad una generazione di bambini che ha conosciuto solo la guerra. “Chi nasce e cresce con il conflitto – sottolinea Ungaro- avrà molte difficoltà ad affrontare la vita”. Un’altra minaccia sta inoltre insidiando i campi profughi e tutta la società siriana: “Nelle strutture per sfollati si sta diffondendo il coronavirus in situazioni non ottimali per affrontare una pandemia. Distanziamento inesistente, mancanza di dispositivi e ossigeno, assenza di reparti di terapia intensiva, sono tutti elementi preoccupanti. Il Covid ha complicato la situazione in un Paese martoriato, dove le infrastrutture sono distrutte e dove le strutture sanitarie non riescono ad affrontare l’emergenza”.