Dopo il discorso ai diplomatici con il quale il Papa è tornato ad esprimere preoccupazione per il Mediterraneo definito un cimitero a cielo aperto, il direttore dell’Istituto Cattolico del Mediterraneo di Marsiglia racconta il lavoro di un gruppo interreligioso di esperti e di accademici per pacificare i popoli mediterranei: “Il dialogo è il luogo di Dio. Ascolto, accoglienza e misericordia non sono un’utopia”. A giugno un grande incontro a Palermo
Federico Piana – Città del Vaticano
Il Mediterraneo, cimitero per migliaia di migranti che fuggono dalle proprie nazioni in cerca di un avvenire migliore e spettatore inorridito di guerre e rivoluzioni senza soluzione di continuità dei popoli che sia affacciano sulle sue rive, dovrebbe trasformarsi piuttosto in “un laboratorio di pace, un luogo dove Paesi e realtà diverse si incontrino sulla base dell’umanità che tutti condividiamo”. Il sogno sul Mare Nostrum che Papa Francesco è tornato a rievocare nel discorso agli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede pronunciato ieri, 8 gennaio, non dovrebbe essere considerato uno mero esercizio retorico ma un obiettivo da raggiungere concretamente. Una possibilità da non scartare.
Manifesto-guida
La prova sta nel lavoro che un gruppo di teologi di diverse religioni insieme ad esperti ed accademici, tutti provenienti dalle cinque sponde del Mediterraneo, hanno messo in moto già da diversi anni e che è stato riassunto in un Manifesto per una teologia dal Mediterraneo presentato per la prima volta a settembre dello scorso anno, proprio durante il viaggio di Francesco a Marsiglia per concludere i Rencontres Méditerranées. “Il documento rappresenta una cartografia utile per una navigazione nell’ambito della teologia dell’accoglienza, dell’ascolto, del dialogo e delle misericordia”, spiega padre Patrice Chocholski, direttore dell’Istituto Cattolico del Mediterraneo di Marsiglia, capofila di questo progetto forse unico nel suo genere.
Nel dialogo c’è Dio
Lo sforzo di far confrontare le religioni e le culture mediterranee sulla strada da intraprendere per raggiungere la convivenza pacifica e la costruzione di un avvenire comune parte da un assunto, afferma Chocholski: “Dio è dialogo e il dialogo è il luogo di Dio”. E il Mare Nostrum rappresenta a pieno titolo quell’ambito, la cui vocazione – come ha ricordato Papa Francesco proprio durante il discorso agli ambasciatori – “non è quella di essere tomba ma un luogo di incontro e di arricchimento reciproco tra persone, popoli e culture”.
Reti di relazioni
I teologi, gli esperti e gli accademici del Mediterraneo non hanno mai smesso di confrontarsi, di tessere reti di relazioni, di abbozzare teorie culturali che presto si potrebbero trasformare in prassi. “Quest’anno – entra nel merito Chocholski – abbiamo deciso di confrontarci sul tema della pace, anche pensando a diverse sfide come la situazione in Libano, la guerra in Medio Oriente, alle difficoltà dell’Egitto e del Marocco. La chiave di lettura è il salmo 84 Giustizia e pace di baceranno. Però bisogna fare un aprecisazione: non basta riflettere sulla pace ma bisogna andare alla radice della pace”. Alla fine del prossimo giugno, è previsto un incontro a Palermo per fare un bilancio e programmare le tappe di un nuovo impegno di lavoro.