Il giorno dopo l’attentato con due esplosioni nella città del sud del Paese, che ha causato 103 vittime e 211 feriti tra chi stava per commemorare il generale pasdaran Soleimani, ucciso 4 anni fa dagli Usa, spuntano filmati di un attentatore suicida, per la prima bomba. Secondo il sito della magistratura iraniana, lo Stato Islamico, sunnita, autore in passato di sanguinosi attacchi alla maggioranza iraniana sciita, avrebbe rivendicato la strage, la più grave dalla rivoluzione islamica del 1979
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Ci sarebbe almeno un attentatore suicida tra gli autori della strage del 3 gennaio a Kerman, nel sud dell’Iran, quando due esplosioni a distanza di 20 minuti hanno causato 103 vittime e 211 feriti, tra la folla in fila per assistere alla commemorazione del generale Qassem Soleimani, capo della Forza Quds della Guardia rivoluzionaria, ucciso quattro anni fa in un raid americano. Lo riferisce oggi l’agenzia ufficiale iraniana Irna, citando fonti secondo le quali, dalle prime indagini e dall’esame di filmati, è possibile concludere che è stato un kamikaze a provocare la prima esplosione. Molto probabilmente, stando alla fonte, si arriverà alla stessa conclusione anche per la seconda esplosione.
I sospetti sui sunniti dello Stato Islamico
Il sito della magistratura iraniana Mizan, citando “alcuni rapporti sui media”, riporta su X che l’Isis avrebbe rivendicato la responsabilità delle due esplosioni, che hanno provocato la morte di 84 persone e il ferimento di altre 284, un bilancio diverso da quello ufficiale. Anche secondo un alto funzionario statunitense, che ha chiesto di rimanere anonimo, la doppia esplosione assomiglia a un “attacco terroristico” del tipo portato avanti dal gruppo dello Stato Islamico. Concorda Meir Livak, docente di Storia del Medio Oriente ed esperto d’Iran dell’università di Tel Aviv, secondo il quale gli autori potrebbero essere “elementi salafiti-jihadisti”, delle minoranze “beluci o curde o simili, ispirati dall’ideologia dello Stato Islamico”. “Ci sono stati attacchi simili in Iran, uno contro il Majlis (parlamento) compiuto da combattenti dell’opposizione curda, e due attacchi a Shiraz, l’ultimo dei quali ad agosto. All’epoca lo Stato Islamico fu apertamente accusato”, ricorda Litvak.
Il regime iraniano accusa Israele e Stati Uniti
“Teheran minaccia Israele, ma penso sappiano la verità”, afferma il docente. Secondo il quale ci si può aspettare “una rappresaglia dall’Iran”, ma sarà per la morte di Razi Moussavi, generale delle guardie della Rivoluzione iraniana, ucciso il 25 dicembre in un raid aereo in Siria attribuito ad Israele. Ancora nella serata di ieri, un alto consigliere del presidente iraniano, Mohammad Jamshidi, incolpava Israele e gli Stati Uniti delle due esplosioni. E prima di lui il vicepresidente iraniano, Mohammad Mokhber, aveva affermato che “le mani del regime sionista” di Israele hanno versato il sangue di cittadini innocenti. Poco prima il portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Matthew Miller, aveva assicurato che “Gli Stati Uniti non sono coinvolti in alcun modo nelle esplosioni” di Kerman, in Iran, “e non c’è motivo di credere che Israele sia coinvolto” nella strage.
L’attacco più grave dalla rivoluzione islamica del 1979
Quello che è certo è che quello all’esterno del mausoleo di Soleimani è stato l’attacco più grave subito dall’Iran dal 1979, anno della rivoluzione islamica, e che la tecnica di una seconda esplosione molti minuti dopo la prima viene spesso utilizzata da gruppi terroristici per danneggiare sia i civili che i soccorritori dopo un assalto iniziale. L’Iran ha subito in passato uccisioni mirate e sabotaggi per i quali i sospetti sono caduti su Israele: ma in nessun caso questi attacchi comprendevano attentati di massa come quello del pomeriggio del 3 gennaio. E’ vero invece che gruppi estremisti sunniti, compreso l’Isis, hanno condotto in passato attacchi su larga scala che hanno ucciso civili, nell’Iran a maggioranza sciita.