Assisi premia l’economia della fraternità che guarda alle periferie del mondo

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Presentato questa mattina alla Filmoteca Vaticana il bando relativo alla terza edizione dell’iniziativa promossa dalla diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino che assegna un fondo consistente a progetti di impronta umana e solidale. Il riconoscimento intitolato a san Francesco e al beato Carlo Acutis, che riposa nel Santuario della Spogliazione della città umbra

Adriana Masotti – Città del Vaticano

“Un riconoscimento concreto alla fraternità vissuta in maniera intelligente e efficace anche sul piano economico”, questo vuol essere il Premio internazionale: “Francesco d’Assisis e Carlo Acutis per un’economia della fraternità” istituito dalla Fondazione Santuario della Spogliazione della diocesi di Assisi-Nocera Umbra- Gualdo Tadino. A presentarlo così è il vescovo, monsignor Domenico Sorrentino, tra i relatori alla conferenza stampa di questa mattina in Vaticano.

I partecipanti alla presentazione del Premio

Un premio modello di speranza e di cambiamento

Il Premio è consistente: 50 mila euro che andranno non a una persona, ma a finanziare un progetto generativo, cioè di sviluppo, in una qualche periferia del mondo a beneficio dei più poveri. Il vescovo di Assisi è il primo a prendere la parola per spiegare che “grazie alla generosità di imprenditori lungimiranti, attenti alle persone più che al profitto, con questo premio già negli anni scorsi abbiamo permesso a realtà svantaggiate economicamente ma ricche del capitale della fraternità di essere un modello di speranza e di cambiamento”. Riguardo alle origini dell’iniziativa, monsignor Sorrentino ricorda che Assisi è “il luogo dove san Francesco si è spogliato di tutti i suoi averi” e che Papa Francesco ad Assisi nel 2013 ha richiamato la Chiesa al dovere di spogliarsi e che sempre ad Assisi ha avviato un progetto di rinnovamento dell’economia mondiale affidandolo ai giovani. Al Poverello si è poi aggiunto nel titolo del riconoscimento il beato Acutis la cui tomba, collocata nel Santuario della Spogliazione, è visitata ogni giorno da innumerevoli pellegrini.

Ascolta l’intervista a monsignor Domenico Sorrentino

Le imprese come promotrici di fraternità

Suor Alessandra Smerilli, segretario del Dicastero per il Servizio allo Sviluppo umano integrale, è tra gli otto membri della commissione che valuta i progetti per l’assegnazione del Premio. Alla conferenza ricorda l’impegno del suo dicastero nell’accompagnare le Chiese locali a rimuovere gli ostacoli per lo sviluppo delle comunità e ribadisce come l’impresa possa diventare “promotrice di fraternità”. Cita l’iniziativa “The Economy of Francesco”, da lei seguito da vicino, con cui il Papa ha sollecitato i giovani economisti a fare un patto per lavorare insieme per dare una nuova anima all’economia. “Portare nel mondo la fraternità è il mandato del Papa – afferma – e Assisi non pensa all’assistenza ma ad offrire contributi per il cambiamento. Un premio non cambia il mondo ma può dare un segno in questo senso”.

Ascolta l’intervista a suor Alessandra Smerilli

Dalla parte dei poveri

“Sono convinto questo premio sia stato concepito dopo un lungo discernimento con l’obiettivo di rendere intelligibile la Parola di Dio”, afferma padre Giulio Albanese, direttore dell’Ufficio per le comunicazioni sociali della diocesi di Roma e membro della commissione valutativa del riconoscimento. E per dire quanto sia necessario un cambiamento delle dinamiche economiche globali sottolinea che oggi meno dell’1% della popolazione mondiale detiene una ricchezza superiore al restante 99%, che l’Africa producendo il 4% dell’inquinamento, è il continente che ne paga di più le conseguenze pur essendo il meno responsabile. “È importante – osserva – lanciare allora un segno di fraternità e questo premio è una straordinaria lezione di Dottrina sociale della Chiesa per innescare un cambiamento”. “I poveri – ricorda ancora padre Albanese – sono la carne di Cristo”. 

Ascolta l’intervista a padre Giulio Albanese

Non assistenzialismo ma generatività 

A fornire i dettagli del Premio è il coordinatore dell’iniziativa, monsignor Anthony Figueiredo. Sottolinea l’aspetto della generatività che devono avere i progetti che intendono candidarsi al Premio, oltre ai requisiti della fraternità, dell’attenzione alle categorie sociali più fragili e allo sviluppo del territorio e delle comunità in cui intendono realizzarsi. Così è stato per il progetto premiato nella prima edizione che nelle Filippine va a vantaggio di persone diversamente abili e per quello dell’anno scorso in Ciad, dove giovani orfani o poverissimi stanno diventando protagonisti della loro vita. Il coordinatore ricorda infine una bella frase di Carlo Acutis che esprime la “spogliazione” da lui vissuta a causa della malattia che l’ha portato alla morte a soli 15 anni: “Tutto passa, ciò che ci renderà belli agli occhi di Dio sarà solo come noi l’abbiamo amato e abbiamo amato i fratelli”.

Dignità e opportunità di crescita per i giovani del Ciad

Ed è suor Roberta Arcaro, responsabile del Segretariato delle missioni delle Suore Francescane Angeline, a presentare più diffusamente l’impegno dei giovani in Ciad. “Il progetto avviato sta aiutando a cambiare la loro mentalità – dice – si tratta di ragazzi adottati a distanza ma abbiamo sentito che dovevano passare dall’assistenzialismo all’autonomia. È un cammino che si sta facendo per formarli alla gestione economica di quello che producono, in questo momento pane, yogurt e altri prodotti caseari, gestione di cui non hanno alcuna idea”. Quattro suore della sua congregazione stanno facendo un lavoro di formazione per loro – spiega – il progetto è a buon punto, andiamo avanti”, ma sempre insieme come se da un giorno all’altro noi dovessimo partire. 

Ascolta l’intervista a suor Roberta Arcaro

Suor Roberta Arcaro delle Suore Francescane Angeline

La fraternità supera l’accoglienza

Chiudono la conferenza stampa l’incoraggiamento e i complimenti del cardinale Francesco Montenegro per il coraggio di mostrare al mondo San Francesco come uomo forte e rivoluzionario. Il cardinale, arcivescovo emerito di Agrigento che ha posto sempre i poveri e in particolare i migranti al centro della sua missione, lancia infine una sorta di provocazione: “Di solito il premio si dà ad una persona buona – afferma -, ma questo vuol essere un premio o una restituzione, cioè un atto di giustizia? I morti nel deserto, nel Mediterraneo, in Libia graffiano la nostra anima e ci chiedono di cambiare mentalità. La fraternità – conclude – è più dell’accoglienza. Questa è un dono che io faccio all’altro, la fraternità è una cosa a lui dovuta”.