Il Papa nella Messa ad Erbil: la Chiesa in Iraq è viva

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Fausta Speranza – Città del Vaticano

La potenza e la sapienza di Dio si rivelano “con la misericordia e il perdono”: lo sottolinea il Papa, nel terzo giorno in Iraq  celebrando la Messa, alla presenza delle autorità e delle rappresentanze religiose, nello Stadio Franso Hariri di Erbil, dove entra – unica volta durante questo viaggio –  a bordo della papamobile, dunque con la possibilità di salutare le persone presenti pur nei limiti delle normative anti Covid-19. Nello stadio, dalla capienza di 28mila posti, per la pandemia ne sono stati autorizzati circa 10mila. Ordinata, ma calorosa e gioiosa l’accoglienza riservata a Francesco tra canti dalla spiccata musicalità mediorientale. Tanti i copricapo femminili, anche nel coro predisposto per la celebrazione, tipici della tradizione locale.  Sul grande altare bianco al centro dell’ampio spazio dello Stadio una presenza speciale, la statua della Vergine di Karemlesh che, colpita dalla furia del sedicente Stato islamico, è rimasta senza mani, un segno di giorni drammatici vissuti durante il presunto califfato, ma anche un simbolo della fede di chi si rimette in ogni caso delle mani del Signore.

La testimonianza della Chiesa irachena

Francesco nell’omelia ricorda, ancora una volta, quanti in Iraq portano “le ferite della guerra e della violenza, ferite visibili e invisibili” e sottolinea la testimonianza viva dei cristiani:

La Chiesa in Iraq, con la grazia di Dio, ha fatto e sta facendo molto per proclamare questa meravigliosa sapienza della croce diffondendo la misericordia e il perdono di Cristo, specialmente verso i più bisognosi. Anche in mezzo a grande povertà e difficoltà, molti di voi hanno generosamente offerto aiuto concreto e solidarietà ai poveri e ai sofferenti. Questo è uno dei motivi che mi hanno spinto a venire in pellegrinaggio tra di voi a ringraziarvi e confermarvi nella fede e nella testimonianza. Oggi, posso vedere e toccare con mano che la Chiesa in Iraq è viva, che Cristo vive e opera in questo suo popolo santo e fedele.

Dio salva dal bisogno di vendetta e dalle doppiezze dell’ipocrisia

E il Papa ricorda che “Dio ci libera da un modo di intendere la fede, la famiglia, la comunità che divide, che contrappone, che esclude” e poi sottolinea:

“Ci rafforza, perché sappiamo resistere alla tentazione di cercare vendetta, che fa sprofondare in una spirale di ritorsioni senza fine.”

In riferimento al Vangelo del giorno, che narra la cacciata di Gesù dal tempio di Gerusalemme dei cambiavalute ( Gv2, 13-25) , Francesco sottolinea che “come Gesù non tollerò che la casa del Padre suo diventasse un mercato, così desidera che il nostro cuore non sia un luogo di subbuglio, disordine e confusione”. Il cuore – ribadisce – va pulito, va ordinato, va purificato “dalle falsità che lo sporcano, dalle doppiezze dell’ipocrisia”.

Non mercanteggiare la fede per il potere e il denaro

Il Papa ricorda che tutti abbiamo doppiezze dell’ipocrisia, tutti – ripete per la seconda volta a braccio –  e spiega che le ipocrisie sono “malattie che fanno male al cuore, che infangano la vita, la rendono doppia”. E spiega:

“Abbiamo bisogno di essere ripuliti dalle nostre ingannevoli sicurezze che mercanteggiano la fede in Dio con cose che passano, con le convenienze del momento. Abbiamo bisogno che siano spazzate via dal nostro cuore e dalla Chiesa le nefaste suggestioni del potere e del denaro.”

Francesco offre un’immagine alla riflessione:

“Per ripulire il cuore abbiamo bisogno di sporcarci le mani: di sentirci responsabili e non restare a guardare mentre il fratello e la sorella soffrono.”

Una consapevolezza: “Da soli non siamo capaci, abbiamo bisogno di Gesù. Lui ha il potere di vincere i nostri mali, di guarire le nostre malattie, di restaurare il tempio del nostro cuore.” Guardare a Gesù e seguire Gesù significa – ribadisce il Papa – guardarci da alcune “trappole” delle logiche umane. “Com’è facile – afferma – cadere nella trappola di pensare che dobbiamo dimostrare agli altri che siamo forti, che siamo sapienti… Nella trappola di farci immagini false di Dio che ci diano sicurezza”. In realtà – aggiunge – è il contrario. “tutti noi abbiamo bisogno della potenza e della sapienza di Dio rivelata da Gesù sulla croce.” E Gesù, che “anche quando gli voltiamo le spalle non ci abbandona mai a noi stessi”, non solo ci purifica dai nostri peccati – dice Francesco – ma “ci rende partecipi della sua stessa potenza e sapienza”.

Sapienza di Dio e false certezze

Francesco spiega come siano diverse la potenza e la sapienza di Dio dai nostri falsi bisogni di certezze:

 “Gesù ha rivelato questa potenza e questa sapienza soprattutto con la misericordia e il perdono. Non ha voluto farlo con dimostrazioni di forza o imponendo dall’alto la sua voce, né con lunghi discorsi o esibizioni di scienza incomparabile”.    

Cristo ha incarnato “la fedeltà dell’amore del Padre; la fedeltà del Dio dell’Alleanza, che ha fatto uscire il suo popolo dalla schiavitù e lo ha guidato nel cammino della libertà”.

Il valore della vera testimonianza

E’ chiaro il mandato per i cristiani nelle parole del Papa ad Erbil:

“Con la potenza dello Spirito Santo ci invia, non a fare proselitismo, ma come suoi discepoli missionari, uomini e donne chiamati a testimoniare che il Vangelo ha il potere di cambiare la vita.

Chiamati – afferma il Papa – ad essere “artigiani pazienti e coraggiosi di un nuovo ordine sociale”. Il Signore – ricorda –  ci promette che, “con la potenza della sua Risurrezione, può far risorgere noi e le nostre comunità dalle macerie causate dall’ingiustizia, dalla divisione e dall’odio.” Il Signore vuole che siamo salvati e che “diventiamo tempio vivo del suo amore, nella fraternità, nel servizio e nella misericordia”.

Dunque, il cuore dell’incoraggiamento da Erbil di Papa Francesco:

“Con gli occhi della fede, riconosciamo la presenza del Signore crocifisso e risorto in mezzo a noi, impariamo ad accogliere la sua sapienza liberatrice, a riposare nelle sue ferite e a trovare guarigione e forza per servire il suo Regno che viene nel nostro mondo. Dalle sue piaghe siamo stati guariti; nelle sue piaghe, cari fratelli e sorelle, troviamo il balsamo del suo amore misericordioso; perché Egli, Buon Samaritano dell’umanità, desidera ungere ogni ferita, guarire ogni ricordo doloroso e ispirare un futuro di pace e di fraternità in questa terra.”

Così, – ricorda il Papa – per la forza di Cristo e del suo Spirito, avviene quello che l’Apostolo Paolo profetizza ai Corinzi: «Ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini» (1 Cor 1,25): E dunque – aggiunge – “comunità cristiane composte da gente umile e semplice diventano segno del Regno che viene, Regno di amore, di giustizia e di pace”.

In chiusura, la preghiera a Maria, “che fu associata alla passione e alla morte del suo Figlio e partecipò alla gioia della sua risurrezione”, perché “interceda per noi e ci conduca a Lui, potenza e sapienza di Dio.”