COP28, a Dubai l’orchestra del Teatro alla Scala in concerto

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I musicisti della formazione milanese si sono esibiti ieri per la prima volta negli Emirati Arabi, in concomitanza con il summit Onu sul clima. Il sovrintendente della Dubai Opera House Paolo Petrocelli: dall’arte un segnale di sensibilità alla crisi climatica

Marco Di Battista – Città del Vaticano

In occasione della conferenza mondiale Cop28, la Conferenza mondiale sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite, c’è stato ieri anche un importante avvenimento musicale: l’Opera di Dubai ha presentato per la prima volta negli Emirati Arabi l’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano. Ne parliamo con Paolo Petrocelli, sovrintendente della Dubai Opera House.

Che significati ha questo evento sia per l’opera di Dubai che per il mondo?

È un avvenimento che possiamo definire storico. L’orchestra del Teatro alla Scala è per la prima volta negli Emirati Arabi Uniti. Per la nostra organizzazione, la Dubai Opera, è certamente un traguardo davvero molto significativo ed è un evento che ci consentirà di celebrare sicuramente l’eccellenza artistica italiana, ma direi internazionale. In un momento in cui tutto il mondo è qui a Dubai, per questa grande conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, dove si riuniranno davvero tutti gli Stati del mondo, per noi è una grande opportunità. In questo contesto così internazionale e globale lanciare dalla Dubai Opera un segnale importante di crescita culturale insieme con il Teatro la Scala è davvero un bellissimo momento, pieno di significato.

Musica impegnata per l’ambiente, magari impegnata anche per la pace. È possibile davvero, Petrocelli?

Ci crediamo tanto qui alla Dubai opera e ci credo tanto anch’io personalmente, come professionista della cultura e dell’arte e questo certamente è un momento storico in cui è fondamentale ribadire la centralità della cultura e dell’arte, direi più in generale dell’educazione. Quindi l’importanza di lanciare un messaggio di grandissima forza dai luoghi della cultura. Una forza che emana la musica nell’unire le persone, la potenza del linguaggio musicale che continua a parlare a tutti. E questo è anche un po’ parte della nostra missione della Dubai Opera. Siamo attivi in una comunità dove ci sono oltre 200 nazionalità. Quindi tutta la nostra programmazione artistica è proprio orientata a questa missione, quella di parlare a tutti.

Il ministro della cultura degli Emirati Arabi ha detto che con l’Opera di Dubai vuole costruire un solido ecosistema culturale e creativo nel paese. In tutto ciò qual è il ruolo della musica?

È fondamentale. E devo dire questi sono anni e di grandissima crescita e sviluppo degli Emirati Arabi Uniti in particolare per questa parte del mondo, la regione del Golfo. Una crescita anche e soprattutto sul fronte culturale. In questo quadro la Dubai Opera sta giocando un ruolo molto importante, siamo sostanzialmente la piattaforma culturale artistica più viva, più attiva della regione del Golfo, abbiamo un’attività che ci porta ad avere oltre 250 alzate di sipario in una programmazione artistica molto diversificata che spazia dall’opera al balletto, la sinfonica, fino a tutti i linguaggi musicali. Quindi davvero qui alla Dubai Opera il linguaggio della musica si esprime in tutte le sue forme e in tutte le sue articolazioni dimostrando ancora una volta che la musica può davvero unire e tenere unità un’intera società.

A questo proposito leggo nel cartellone del 2024 a Dubai grandissimi nomi come Teodor Currentzis, Gidon Kremer. Oltre a questi nomi, diciamo così della realtà occidentale, c’è spazio anche per la realtà mediorientale o comunque non occidentale?

Assolutamente sì. E questo è uno degli elementi dell’unicità della Dubai Opera: quella di offrire davvero una programmazione internazionale. E questo lo facciamo selezionando chiaramente quelle che sono le migliori eccellenze al mondo nei vari ambiti della cultura musicale. Ma certamente anche dando grande spazio ad artisti e complessi del Medio Oriente, dove c’è una ricchezza culturale straordinaria che certamente sul palco della Dubai Opera trova una grandissima opportunità per interagire con il nostro pubblico e quindi stiamo su questo lavorando molto per cercare anche di partire dalla Dubai Opera e dare opportunità a nuovi talenti, soprattutto locali, in particolare emiratini, di esprimersi su questa piattaforma così prestigiosa. Mi piace ricordare che la Dubai Opera è stata fondata nel 2016, quindi siamo un’organizzazione culturale giovane e che ancora si sta in qualche modo sviluppando, sta trovando un po’ la sua identità, il suo percorso. Ma devo dire che solo negli ultimi 7 anni abbiamo già ospitato oltre un milione di spettatori e dall’inizio di quest’anno, da settembre a oggi abbiamo già ospitato circa 80 mila spettatori. Quindi siamo davvero un’organizzazione che ha anche una capacità di attrazione verso il pubblico davvero molto significativa.

Per le istituzioni è spesso difficile parlare di musica contemporanea. Lo è maggiormente per una realtà così giovane?

Io direi che qui la nostra sfida è più connessa con il presente e più proiettata verso il futuro. Il punto della Dubai Opera è quello di misurarsi con una società altamente – come dire – contemporanea. In questo senso forse Dubai è molto più proiettata anche alla contemporaneità artistica. Tutto questo nella nostra programmazione si traduce, ovviamente, in un programma che cerca di tenere insieme più elementi: anche quello della tradizione, che vuol dire presentare magari per la prima volta alcuni grandi titoli dell’opera lirica – in fondo sono solo 7 anni che si fa opera qui negli Emirati, perciò immaginiamo quanto ancora si deve costruire e si deve fare per far conoscere la tradizione e il repertorio classico. Però certamente siamo anche in una posizione in cui, grazie a tutta quella che è l’innovazione e anche l’elemento, diciamo futuristico di questa città, possiamo presentare linguaggi più contemporanei, più moderni. Questo lo facciamo, ripeto, con una programmazione molto diversificata che ci porta, se parliamo per dire di prosa, ad avere diversi esempi. Recentemente abbiamo presentato una produzione di Macbeth in una versione fortemente contemporanea che ha anche alimentato un dibattito direi molto positivo e vivace nella comunità di Dubai. Questo penso che faccia parte punto del lavoro di costruzione di questo ecosistema culturale che si sta in qualche modo formando proprio in questi anni.

Tornando alla tradizione vorrei ricordare che dal 15 al 17 dicembre ci sarà Lo schiaccianoci di Ciajkovskij con il balletto di Stato del Kazakistan…

Direi che quello che stiamo rilevando ancora una volta con Lo Schiaccianoci è il buon risultato di pubblico. Lo abbiamo presentato anche nelle scorse stagioni sempre con grandissimo successo ed è bello vedere che appunto anche in una parte del mondo magari distante da quella occidentale ci sia un grande apprezzamento e anche una grande attesa su questo titolo a dimostrazione che la forza della musica, del balletto in questo caso, e più in generale la forza di un luogo del teatro riesce sempre a riunire e tenere insieme una comunità. Ed è bello sperimentarlo proprio qui a Dubai, dov’è questa comunità è fortemente globale e internazionale. Vediamo davvero che quando il pubblico viene qui da noi le barriere sono davvero tutte cadute, quindi è splendido vedere questo pubblico così colorato, multiculturale e multietnico che si ritrova in una grande celebrazione dell’arte, della cultura e in questo caso anche in una grande celebrazione di una festività.  Questo credo sia uno degli elementi di unicità della Dubai Opera e più in generale di Dubai: vivere insieme celebrando tutte le culture diverse assieme.  Questo è davvero è un esempio che forse dovremmo in qualche modo provare a tenere presente sempre più in generale a livello internazionale mondiale.