All’Angelus, dopo la Messa in San Pietro e prima di sedersi a tavola con i poveri in Aula Paolo VI, Francesco riflette sulla parabola dei talenti ed esorta i fedeli a mettersi in gioco senza temere. “La fiducia libera, la paura paralizza. Dio gioisce vedendo i suoi figli che non lo temono, ma lo amano”. Forte ancora l’appello per Medio Oriente, Ucraina e Myanmar
Cecilia Seppia – Città del Vaticano
Dopo aver condiviso la Mensa eucaristica con i poveri riuniti in San Pietro e idealmente con tutti i poveri e i bisognosi del mondo, nella Giornata mondiale a loro dedicata, dalla finestra assolata dell’Angelus, il Papa commenta la parabola dei talenti da cui – dice – emergono due modi per accostarci a Dio: uno con paura che paralizza il nostro agire e la nostra missione e ci rende schiavi, l’altro con fiducia che ci fa essere audaci, vittoriosi, attivi e creativi nel bene.
L’immagine distorta di Dio
Colui che seppellisce il talento ricevuto, nascondendo quella moneta sotto terra, non si fida né del padrone né di se stesso, ha un immagine di Dio distante e sbagliata:
Non vede la stima e la fiducia che il signore ripone in lui, ma vede soltanto l’agire di un padrone che pretende più di ciò che dà, di un giudice. Questa è la sua immagine di Dio: non riesce a credere alla sua bontà. Per questo si blocca e non si lascia coinvolgere nella missione ricevuta.
Agire con libertà e fiducia
Gli altri servi a cui il padrone affida i suoi beni invece si fidano, riescono ad investire e persino a raddoppiare i talenti ricevuti, accettando il rischio di mettersi in gioco.
Non sanno in partenza se tutto andrà bene: studiano, vedono le possibilità e prudenzialmente cercano il meglio, accettano il rischio di mettersi in gioco. Così hanno il coraggio di agire con libertà, in modo creativo, generando nuova ricchezza.
Paura e fiducia, ecco il bivio che, afferma Francesco, ci si apre davanti ogni volta, eppure la scelta del cristiano è semplice: fidarsi del Padre che sempre ama i suoi figli.
Ricordiamo: la paura paralizza, la fiducia libera. E questo vale anche nell’educazione dei figli. E chiediamoci: “Credo che Dio è Padre e mi affida dei doni perché si fida di me? E io, confido in Lui al punto di mettermi in gioco senza scoraggiarmi, anche quando i risultati non sono certi né scontati? So dire ogni giorno nella preghiera ‘Signore, io confido in Te, dammi la forza di andare avanti: io mi fido di Te, delle cose che Tu mi hai dato. Fammi sapere come, come portarle avanti …’
La Chiesa aiuti a coltivare fiducia e stima reciproca
Anche di fronte a risultati incerti e non scontati, a situazioni difficili della vita, il Pontefice esorta ad “investire” in Cristo senza lasciarsi paralizzare dall’incertezza. Tra gli interrogativi che il Papa lancia al termine della catechesi e su cui invita a riflettere, uno in particolare è per la Chiesa:
Come Chiesa: coltiviamo nei nostri ambienti un clima di fiducia e di stima reciproca, che ci aiuti ad andare avanti insieme, che sblocchi le persone e stimoli in tutti la creatività dell’amore? Pensiamoci.. E la Vergine Maria ci aiuti a vincere la paura, mai avere paura di Dio! Timore sì, paura no.
Appello per Medio Oriente, Ucraina e Myanmar
Dopo la preghiera mariana il Papa leva ancora la sua voce per i tanti conflitti in atto nel mondo. In particolare prega e lancia appelli per il Medio Oriente, l’Ucraina e il Myanmar e dice: “la pace è possibile, non rassegniamoci alla guerra”. Ricorda le vittime della strada e accanto alla settima Giornata Mondiale dei Poveri menziona anche quella della pesca che verrà celebrata il prossimo 21 novembre. Infine ricorda anche la beatificazione ieri nella Cattedrale di Siviglia di don Manuel González-Serna Rodríguez e un gruppo di compagni uccisi in odio alla fede nel 1936, durante la guerra civile spagnola.