L’anziana insegnante di musica, cristiano-palestinese, è stata uccisa dagli israeliani una volta uscita dalla parrocchia della Sacra Famiglia dove aveva trovato riparo assieme a centinaia di persone. Voleva vedere cosa fosse rimasto della sua casa dopo i bombardamenti, un colpo alle gambe l’ha lasciata in strada dove nessuno ha potuto aiutarla per il rischio di essere a sua volta colpito
Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
Il suo cognome ne descriveva le qualità. Farah in arabo significa gioia, allegria, e lei, Elham, 84 anni, palestinese cristiana di Gaza, di fede battista, della gioia e dell’allegria aveva fatto le cifre della sua vita. Il suo sorriso è raccontato dalle fotografie che la ritraggono in chiesa, in preghiera o al pianoforte, da brava insegnante di musica, a Gaza molto popolare, il volto rivolto all’obiettivo, con l’onnipresente cappellino chiaro a coprire la fronte e gli occhialoni scuri a velarne lo sguardo vivace.
Il colpo dei cecchini
Una vivacità che due giorni fa, il 12 novembre, si è trasformata in una caparbietà che ne ha segnata la fine. Elham è stata colpita da cecchini israeliani dopo essere uscita dalla chiesa della Sacra Famiglia a Gaza. Voleva a tutti i costi andare a vedere cosa ne fosse stato della sua casa, a seguito dei bombardamenti, a dispetto dei tentativi di tutti gli altri rifugiati nella parrocchia di fermarla. Un colpo alle gambe sparato dagli israeliani mentre si trovava nel quartiere di Al Rimal, l’ha fatta cadere in strada dove nessuno ha potuto aiutarla senza correre il rischio di essere a sua volta colpito, timore che ha anche impedito alle squadre mediche di raggiungerla. Elham è rimasta riversa tra polvere e macerie, per tutta la notte, fin quando ieri un carro armato israeliano – è la narrazione dei testimoni – sarebbe passato sopra al suo corpo.
Il dolore dell’ingiustizia
Una struggente storia di dolore, così la descrivono i media che l’hanno diffusa, di una donna di fede che esprimeva la sua devozione suonando in Chiesa. Una donna conosciuta per la sua serenità, per la sua dedizione all’insegnamento, e che veniva da una solida stirpe cristiana, suo padre Hanna Farah era un noto poeta palestinese. Il ricordo di Elham, per chi l’ha conosciuta, sarà sempre quello di una donna pronta a partecipare in Cisgiordania, quando i cristiani ricevevano il permesso, alle celebrazioni delle festività cristiane.
Elham Farah, la gioia e l’allegria sconfitte da ingiustizia e disumanità.