Il premier Netanyahu fa il punto sulle operazioni nella Striscia, mentre continuano i bombardamenti. Colpita una scuola dell’Onu mentre la comunità internazionale chiede più aiuti
Michele Raviart – Città del Vaticano
“Siamo al culmine della campagna, abbiamo già raggiunto successi impressionanti, siamo già oltre gli ingressi di Gaza City e andiamo avanti”. Ad affermarlo è il premier israeliano Benyamin Netanyahu parlando ai soldati israeliani. “Non ci fermeremo”, ha aggiunto il premier, facendo appello alle persone non coinvolte di “uscire e andare a sud, perché noi non ci fermeremo dall’eliminare i terroristi di Hamas”.
Nessun rifornimento di carburante da Israele
Smentito poi dall’ufficio di Netanyahu, a distanza di poche ore, il capo di Stato maggiore israeliano Herzi Halevi, che aveva aperto alla possibilità di fornire carburante da Israele agli ospedali di Gaza se questo dovesse finire. Nessun provvedimento in questo senso è stato approvato dal capo del governo. Secondo alcune stime, infatti, il 40% dei 500 mila litri di benzina che sono ancora a Gaza sarebbero trattenuti da Hamas. Lo stesso Halevi aveva annunciato l’arrivo delle forze israeliane a Gaza City, ormai circondata dalle truppe dell’IDF. Le operazioni di terra, ha spiegato, sono anche accompagnate dall’intelligence a dal supporto di fuoco da mare e dal cielo, con l’aviazione “che sta operando con meno della metà della potenza aerea”.
Evacuati cento cittadini stranieri
Intanto secondo il ministero della Sanità di Gaza, guidato da Hamas, 27 persone sono state uccise in un attacco israeliano vicino a una scuola delle Nazioni Unite nella Striscia. 15 i morti in un raid sul campo profughi Bureji, con decine di persone sono rimaste intrappolate sotto le macerie. A sud rimane aperto il valico di Rafah al confine con l’Egitto e cento cittadini stranieri sono riusciti a lasciare la Striscia.
La comunità internazionale chiede più aiuti
“Il tempo sta scadendo per prevenire un genocidio a Gaza”, afferma un gruppo di esperti indipendenti incaricato dal Consiglio per i diritti umani dell’Onu. Il presidente degli Stati Uniti Biden ha chiesto una pausa alle operazioni di guerra per fare uscire gli ostaggi israeliani in mano ad Hamas, mentre domani 3 novembre è previsto l’arrivo in Israele del segretario di Stato Blinken. Bilaterale poi tra il primo ministro britannico Sunak e il segretario dell’Onu Guterres: a Gaza servono più aiuti.