Il Sinodo, “un nuovo modo di essere Chiesa”

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Nel penultimo incontro con i media in Sala Stampa vaticana, gli interventi di Frère Alois di Taizé e di padre Radcliffe e Madre Angelini che hanno accompagnato i lavori dell’assemblea con le loro meditazioni

L’Osservatore Romano

«Non stanchiamoci di pregare incessantemente per la pace»: con queste parole il cardinale segretario generale del Sinodo dei vescovi, Mario Grech, ha aperto stamani i lavori in Aula, ricordando «che oggi è una giornata di digiuno e di preghiera per la pace». L’appuntamento per tutta l’Assemblea è alle 18, nella basilica di San Pietro, per il rosario e l’adorazione eucaristica con Papa Francesco.

Lo ha reso noto Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la comunicazione e presidente della Commissione per l’informazione, nel briefing odierno iniziato alle 14.20, nella Sala stampa della Santa Sede, e introdotto dal vice direttore Cristiane Murray.

Ruffini: verso il voto della “Relazione di sintesi”

«Alla Congregazione generale di stamattina erano presenti 320 membri per concomitanti impegni nella Curia romana e altre riunioni» ha affermato Ruffini nel riferire il punto dei lavori sinodali: «Dopo la preghiera e prima della discussione nei Circoli e degli interventi liberi — dedicati a raccogliere domande, suggerimenti e proposte riguardo alla fase successiva del processo sinodale che ci accompagnerà fino a ottobre dell’anno venturo — sono state date alcune informazioni riguardo la stesura definitiva della Relazione di sintesi».

«Nella giornata di ieri, al termine della discussione sulla prima bozza di Relazione — ha spiegato il prefetto — sono stati raccolti 1125 “modi” collettivi dai Circoli e 126 “modi” individuali. Tutti i “modi” sono stati e saranno presi in considerazione. Ciò per rispetto a quelli che li hanno sottoposti. Il lavoro di recezione è ancora in corso. Gli scrittori e gli esperti — ai quali è stato dedicato dall’Assemblea un applauso di ringraziamento — stanno lavorando, anche di notte, per preparare la versione aggiornata del testo».

Ruffini ha spiegato che «l’intento è quello accogliere anzitutto quei “modi” che hanno avuto largo consenso, perché trovino la loro collocazione nel testo aggiornato. Dopo aver recepito i “modi” consegnati dai Circoli minori, il testo sarà esaminato questa sera nella riunione della Commissione per la Relazione di sintesi».

«A norma dell’articolo 33 § 2 dell’Istruzione sulla celebrazione delle Assemblee sinodali, la Commissione sarà chiamata ad approvare il testo a maggioranza assoluta» ha fatto presente il prefetto. «Successivamente, tra stasera e domani mattina — ha aggiunto —   sarà predisposta la versione definitiva del testo e quindi domani mattina non avrà luogo la congregazione generale prevista nel calendario. I membri avranno il testo domani a metà mattina e le versioni ufficiali  saranno in inglese e italiano».

«In questo modo — ha insistito Ruffini — si è cercato di dare a ciascuno un tempo sufficiente per poter leggere in anticipo la Relazione di sintesi nella sua stesura finale, così da potersi preparare al meglio al voto del pomeriggio. Il testo consegnato ai membri è da ritenersi strettamente confidenziale e non potrà essere diffuso in alcun modo».

«Domani pomeriggio la congregazione generale inizierà con mezz’ora di anticipo, cioè alle 15.30» ha proseguito il prefetto, spiegando:  «Nella prima parte della congregazione generale domani pomeriggio sarà letta l’intera Relazione di sintesi, così il testo dopo la lettura individuale di ogni membro sarà riletto in maniera collegiale dall’Assemblea. A seguire avrà luogo il voto elettronico che permetterà di esprimersi su ogni singolo paragrafo del testo. Per rendere più chiaro lo svolgimento delle votazioni stamattina, al termine della congregazione generale, è stata fatta una simulazione di voto. Sempre stamattina è stata ribadita la segretezza del voto. Il sistema, infatti, cripta i dati rilevati, impedendo il riconoscimento di chi ha espresso il voto».

Entrando nei dettagli della votazione di domani, Ruffini ha detto che «sulla schermata di ogni tablet messo a disposizione dei membri del Sinodo comparirà il numero di ciascun capitolo della Relazione e sotto tutti i paragrafi contrassegnati dalle lettere dall’alfabeto. Ogni membro dovrà esprimere il suo voto—  “si” o “no” — per ciascun paragrafo. Sulla base dell’articolo 35 § 3 della Istruzione sulla celebrazione delle Assemblee sinodali non è consentita l’astensione. A norma del § 4 dello stesso articolo 35 dell’Istruzione, i singoli paragrafi si ritengono approvati con la maggioranza di due terzi dei membri presenti alla votazione».

Ruffini ha inoltre reso noto che «oggi sono state distribuite ai membri del Sinodo le meditazioni offerte da padre Timothy Radcliffe — presente al briefing — nel ritiro spirituale di Sacrofano, raccolte in un libro disponibile in italiano e in inglese». E, «per espresso desiderio del Santo Padre come dono per i partecipanti al Sinodo», il libro (disponibile in quattro  lingue: italiano, inglese, francese e spagnolo) che raccoglie le quattro lettere che padre Radcliffe ha indirizzato all’ordine domenicano negli anni in cui è stato maestro generale.

Domenica 29 — ha ricordato il prefetto —  la celebrazione eucaristica per la conclusione del Sinodo sarà alle 10, nella basilica di San Pietro.  In conclusione, Ruffini ha reso noto che «i lavori di stamattina sono stati introdotti dal presidente delegato di turno Ibrahim Isaac Sedrak, patriarca di Alessandria dei copti».

Pires: per un maggiore coinvolgimento sinodale

Sheila Pires, segretario della Commissione per l’informazione, ha quindi presentato il quadro e i contenuti degli interventi nell’ambito dei Circoli minori, tutti concentrati verso la fase successiva a ottobre 2024. Il tema della giornata, infatti, è stato la condivisione di idee e proposte su metodi e tappe per la fase successiva del processo sinodale, prima della seconda sessione.

Molti partecipanti — ha detto  — hanno suggerito che la durata della prossima Assemblea sia di 3 tre settimane e non di quattro. E che ci sia più tempo per la riflessione e la meditazione personale, consentendo anche una migliore partecipazione con gli interventi nell’ambito dell’Assemblea. Sono stati chiesti anche più incontri di gruppo, basati non tanto sulla lingua quanto sul background di ciascuno.

Tra le proposte, un breve riassunto del Documento si sintesi con un linguaggio più comprensibile per tutti, soprattutto per i giovani. È stata poi sottolineata in Aula «l’importanza di portare le “conversazioni nello Spirito” nelle comunità per evitare il rischio che le discussioni siano scollegate dalla vita concreta del popolo di Dio». Inoltre «è stato suggerito di coinvolgere le comunità locali a tutti i livelli, seguendo un percorso sinodale». Infine, ha concluso Pires, «sono state avanzate proposte per applicare la sinodalità e la corresponsabilità, facendo buon uso delle possibilità già previste dal diritto canonico, per coinvolgere i giovani, le donne e i diaconi».

Madre Angelini: in Aula con l’esperienza benedettina

Madre Maria Ignazia Angelini, benedettina del monastero di Viboldone, al Sinodo ha svolto il servizio di assistente spirituale. Un ruolo ha confidato anzitutto, «che mi si adatta profondamente, partecipando in ascolto e preghiera e in interazione con i membri del Sinodo, nelle varie pause tra i Circoli minori, a partire da un’esperienza del monachesimo dentro la Chiesa, un’esperienza marginale fin dalle origini ma con una carica profetica, e penso a san Benedetto».

È stato significativo, ha proseguito madre Angelini «poter rappresentare la mia assoluta irrilevanza in questo filo continuo di senso nella storia della Chiesa, appostata alla radice delle questioni che si sono affrontate, la radice che si esprime nello sguardo monastico sulla vita della Chiesa allo studio delle Scritture, della preghiera e della relazione fraterna, che diventa ospitale».

Da questo punto di vista la monaca benedettina ha sottolineato ancora la natura “rivoluzionaria” del Sinodo,  «un cambiamento di passo nella vita della Chiesa, nel senso di inclusività nelle presenze», con «un raggio di apertura nella capacità di ascolto delle differenze, nella capacità di guardare alla realtà, in un momento complesso della storia, indecifrabile, che chiede alla fede una visione a partire dalla prospettiva più alta in cui la presenza di Dio si fa carne».

«La Scrittura ci dà profondi e luminosi criteri per interpretare momenti storici così terribili» ha proseguito madre Angelini, che ha elogiato poi la modalità «profondamente innovativa», in cui  cardinali, vescovi, teologi e laici si sono ritrovati insieme con tutte le loro differenze per pregare insieme e ascoltarsi. Sarà importante «vedere come da questa esperienza si andrà avanti» ha concluso.

Padre Radcliffe: con lo stile di imparare insieme

Ha quindi preso la parola padre Timothy Peter Joseph Radcliffe, domenicano, del monastero britannico di Oxford. Anch’egli  ha preso parte al Sinodo come assistente spirituale. La sinodalità fa parte del modo di essere del suo ordine, fondato ottocento anni fa, in cui si prendono le decisioni insieme, ha affermato. Essendo egli al quarto Sinodo, ha osservato come quest’ultimo sia davvero diverso dagli altri. E «questo è un cambiamento straordinario nel modo in cui noi siamo Chiesa insieme: penso che già il fatto di vedere cardinali, giovani donne dall’America latina e dall’Asia che si siedono insieme per parlare è trasformativo dal punto di vista dell’esperienza delle persone e anche dell’essere Chiesa».

Tuttavia, ha assicurato, «è sicuramente ancora un Sinodo dei vescovi, perché rivela molto chiaramente cosa significa essere rappresentanti del collegio episcopale non come individui solitari, ma come vescovi immersi nella conversazione del loro popolo» attraverso «l’ascolto, il parlare, l’apprendere insieme».

Inoltre padre Radcliffe ha accennato ai cambiamenti per il futuro della Chiesa che molti si aspettano: «Questo significa che forse non stanno cercando la cosa giusta, perché noi siamo riuniti per capire come essere Chiesa in modo nuovo, piuttosto che prendere decisioni specifiche; come possiamo essere una Chiesa che ascolta e i cui membri si ascoltano attraverso diverse culture,   e ascoltano la tradizione nel corso del tempo. Stiamo imparando come prendere decisioni insieme, come ascoltarci reciprocamente: siamo all’inizio di un processo di apprendimento, perciò ci saranno ostacoli ed errori, e questo va bene, perché siamo in cammino».

Anzi, ha rilanciato, tale «processo di apprendimento è di straordinaria importanza oggi. Viviamo in un mondo pieno di violenza, con il crollo della comunicazione tra le persone, come in Medio Oriente, in Ucraina e in tante parti dell’Africa, ma anche nei nostri stessi Paesi, in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, dove vediamo una polarizzazione,  e in qualche modo dobbiamo imparare come parlarci e come ascoltarci». Ecco allora come la speranza sia che questo Sinodo non possa essere «utile solamente per far guarire le ferite della Chiesa, ma anche per l’umanità».

Frère Alois: un modo nuovo di essere Chiesa

Frère Alois, priore della Comunità di Taizé dal 2005, dopo la morte di frère Roger (il 3 dicembre lascerà l’incarico a frère Matthew) — che partecipa al Sinodo come “invitato speciale” —  ha cominciato citando un’espressione confidatagli da un pastore riformato presente in Aula come delegato fraterno: «Questo Sinodo è un’esperienza profonda di comunione». Si tratta di parole significative che testimoniano come l’assemblea sinodale sia stata realmente «aperta a tutti i cristiani e al mondo». In proposito frère Alois ha ricordato la veglia ecumenica svoltasi in piazza San Pietro il 30 settembre alla presenza di rappresentanti di diverse Chiese e comunità cristiane: «è un’immagine —  ha detto  —  di quello che noi viviamo attualmente nell’ecumenismo, è un kairos, un’apertura, un momento che ci permette di andare avanti nell’ecumenismo spirituale» a partire dalla consapevolezza che «siamo tutti battezzati in Cristo» e «facciamo parte di un unico corpo». Questo, ha aggiunto, «è stato palpabile durante tutto il Sinodo», soprattutto nell’ascolto, nella semplicità, nella disponibilità al dialogo, nella gioia di stare insieme. «Spero veramente che questo stile —  si è augurato —  possa diffondersi in tanti luoghi del mondo», perché il processo sinodale «ci sta facendo entrare in un nuovo modo di essere Chiesa».

Nessuna paura  del metodo sinodale

Alla prima domanda dei giornalisti — che gli hanno chiesto  se, in qualche modo, visti i suoi libri sulla comunicazione che Papa Francesco ha molto apprezzato, si considerasse uno dei “costruttori” di questo Sinodo —  padre Radcliffe ha risposto di non aver avuto un ruolo particolare in merito, ma di aver partecipato al dialogo comune. Alla domanda successiva sulla possibilità del Sinodo di portare la Chiesa a una nuova fase nonostante lo scetticismo di alcuni, frère Alois ha ribadito di aver apprezzato nei lavori di queste settimane una certa evoluzione nel dialogo tra persone di diversa estrazione culturale che hanno cercato di comprendersi, dicendosi certo che il Sinodo abbia portato una trasformazione nel loro animo secondo «quel cammino che dobbiamo fare tutti insieme».

Gli ha fatto eco padre Radcliffe sostenendo che molte persone temono il metodo sinodale perché non lo capiscono, avendo timore che il dibattito sinodale sia di natura politica e provochi scismi quando invece sta avvenendo il contrario. «Il Sinodo è un evento di preghiera e di fede» ha rimarcato.

Alla domanda poi su quali suggerimenti pratici darebbe a un parroco per attuare sul piano pratico i concetti di questo Sinodo, padre Radcliffe ha risposto che il tema ricorrente del Sinodo è stato la critica al clericalismo; ciò però non deve allarmare i sacerdoti, ma occorre evidenziare anche ogni aspetto positivo del sacerdozio diocesano, la sua bellezza, sostenendo il lavoro di chi evangelizza.

Interpellato su eventuali letture politiche  del Sinodo, padre Radcliffe ha sottolineato di non credere che il conflitto ideologico sia emerso dai lavori. Ciò che è venuto fuori sono le differenze culturali. E la bellezza del cattolicesimo è accogliere persone da ogni parte del mondo, perché le culture hanno una bellissima diversità che arricchisce. Ciò che può costituire una preoccupazione per un determinato ambiente culturale non lo è per chi vive in altro luogo. Imparare a essere rispettosi delle preoccupazioni degli altri, ha detto, è dunque un tema molto più importante di questioni ideologiche che non sono state riscontrate nel Sinodo.

A questo proposito, ha osservato frère Alois, si vive in un mondo in cui ci sono sempre più paure e inquietudini. La tentazione di chiudersi in ideologie esiste, ma nella Chiesa si può veramente andare controcorrente, attraversare le frontiere. Ciò si nota, ha detto, con i giovani a Taizé, che vogliono essere più comprensivi, rispettosi dei diversi modi di esprimere la fede. Nella Chiesa, ha concluso, si deve trovare un modo ancora più chiaro di vivere la bellezza della diversità.

Ancora padre Radcliffe, in risposta a una domanda sull’ammissione degli omosessuali al seminario, ha precisato che la questione non è l’esclusione ma il fatto che ci siano persone che hanno reso l’omosessualità «al centro della loro identità», cosa che fa sorgere dubbi sulla loro idoneità al sacerdozio. Interpellato successivamente sui frutti che il Sinodo può portare, il teologo domenicano ha ribadito come esso non sia stato un mero esercizio di dialogo ma soprattutto di condivisione, apprezzando l’aprirsi di ognuno «alla vita e alle esperienze di persone che vengono da luoghi diversi». Sulla stessa linea il priore di Taizé, che ha sottolineato come il metodo dell’ascolto «sia stato fecondo», anche se occorre tempo per vedere i frutti di quanto seminato, e ha apprezzato il fatto che «in questa assemblea sia stato dato questo spazio di ascolto seguendo un metodo profondamente evangelico».

Rispondendo a una domanda sui giovani, madre Angelini ha detto che non avendo partecipato ai Circoli minori —  definiti un momento fecondo dove si poteva sperimentare il «passaggio dall’io al noi» —  il suo è un punto di vista parziale, ma che le ha permesso perlomeno di cogliere la serietà del problema. Si tratta, ha spiegato, della necessità nella Chiesa di trovare un linguaggio appropriato, soprattutto nel mondo digitale e nella comunicazione dei nuovi media, ma anche un linguaggio liturgico, che è assolutamente desueto per le nuove generazioni. E su questo, ha aggiunto, nel Sinodo è emersa l’istanza di una necessità di conversione. In tal senso, la presenza dei fratelli di Taizé alla preghiera ecumenica del 30 settembre ha rappresentato un momento forte. «Tutto sta adesso alla capacità dei membri del Sinodo di portare nelle Chiese locali tali istanze», individuando luoghi di ascolto reciproco per portarvi questo grande problema dell’assenza dei giovani dalla vita ecclesiale. Dunque se nel Sinodo si è manifestata tale esigenza, ha proseguito madre Angelini, ora occorre mediare e anche pregare perché ci siano luoghi in cui i giovani si sentano chiamati, attratti e coinvolti in un processo di conversione ecclesiale, e non semplicemente di personale dialogo, perché essi hanno bisogno di raccontarsi e devono essere anche inclusi in percorsi di discernimento, di lettura della storia, di decisioni a livello pratico nelle Chiese locali.

Sollecitato da una domanda, il prefetto ha poi ribadito che nella votazione non sarà possibile astenersi e ha fatto riferimento alle proposte che ogni Circolo è stato invitato a discutere. In pratica il percorso da qui alla prossima assemblea è tutto in divenire e serve un successivo discernimento nelle diocesi. Una cosa significativa: ci si è chiesti come far partecipe il popolo di Dio —  che vive in luoghi molto diversi, che possono essere di guerra o di sofferenza  —   in un cammino in cui esso è coinvolto. Comunque, ha concluso, entro stasera devono arrivare le osservazioni alla commissione che poi le elaborerà, per farle proprie o fare delle proposte. Padre Radcliffe è intervenuto per aggiungere «che è la prima volta che i non vescovi hanno diritto di voto».

A una domanda sull’importanza di curare le ferite dell’umanità Radcliffe ha detto che è necessario «cercare di raggiungere le persone che sono ferite, prendendoci cura di loro». E ha menzionato l’esperienza di Luca Casarini, partecipante al Sinodo, che si occupa di salvare i migranti in mare. «Prenderci cura del prossimo permette di guarire le ferite degli altri, così come ascoltare la voce delle persone ferite è molto importante e questo ci consente di aiutarle nella guarigione» ha concluso.

Quanto a un possibile rapporto diretto tra la riflessione del Sinodo e il comunicato di questa mattina riguardante padre Rupnik —  con la decisione del Papa di derogare alla prescrizione per consentire lo svolgimento di un processo —  il prefetto Ruffini ha detto: «non credo ci sia una relazione con quello che il Sinodo ha più volte ripetuto e che la Chiesa da anni fa per affrontare la piaga degli abusi e fare un cammino di penitenza, che non è cominciato oggi, e di lavoro per le nuove norme che sono state approvate». Il Sinodo comunque  non affronta singoli casi, ha aggiunto Ruffini, ricordando quanto importante sia l’operato di Papa Francesco in tema di lotta agli abusi.