Nel sud del Paese latinoamericano, le suore Carmelitane Messaggere dello Spirito Santo ospitano in una casa famiglia gestanti in stato di rischio. “Questa casa è qualcosa di più di una semplice struttura, è il cuore di Dio che accoglie le persone che la società non desidera”
Emanuela Prisco – Città del Vaticano
Joinville, sud del Brasile. Una comunità di sei suore della famiglia religiosa delle Carmelitane Messaggere dello Spirito Santo (CMSS), dal 2012 amministra la Casa famiglia “Renascer”, che nasce come associazione senza scopo di lucro. Una struttura che esiste da più di trent’anni e che ha come missione quella di accogliere e offrire assistenza fisica, sociale, psicologica e spirituale a gestanti in situazione di vulnerabilità sociale durante tutto il periodo della gravidanza, fino a tre mesi dopo la nascita del bambino o della bambina.
Un’opportunità di rinascita
Le Carmelitane hanno iniziato nel 2012 un lavoro importante all’interno della casa che, come suggerisce il nome, è diventata per le donne ospitate una vera e propria opportunità per rinascere. Vi giungono non solo dal Brasile ma anche da altri Paesi dell’America latina: sono giovani, alcune anche adolescenti, vittime di violenza domestica o della prostituzione, che non avrebbero prospettive nella vita o altra via d’uscita se non l’aborto. Oltre a ricevere le gestanti, le religiose danno sostegno e affetto anche agli altri figli che le donne hanno, dando loro la possibilità di frequentare la scuola. In più, aiutano le ragazze a rifarsi una vita anche una volta uscite dal centro accoglienza, quindi a trovare un lavoro dignitoso e una casa dove abitare.
Suor Marli è una delle religiose coinvolte nel progetto. A Vatican News racconta che “si tratta di una iniziativa che rappresenta una vera missione nell’area sociale e in difesa della vita ed è inoltre un servizio di ‘Protezione Sociale Speciale’”. Per questo motivo molte delle donne ospitate “devono restare nell’anonimato poiché in alcuni casi scappano da situazioni di violenza ed abuso. In altri casi, soprattutto quando si tratta di ragazze minorenni, sono i genitori che decidono di affidarle al Centro in modo da creare in loro anche un certo senso di responsabilità”. Il lavoro, o meglio, la missione delle suore è prima di tutto l’accoglienza in uno spirito evangelico con amore, gioia, speranza. “Vogliamo aiutarle nel processo di ristrutturazione psicologica, spirituale e sociale”, afferma suor Marli.
Suor Ana Maria, assistente sociale che ha vissuto nella casa fino al 2022, condivide quella che per lei è stata una “bella esperienza”. “In ogni madre e ogni bambino che accogliamo possiamo vedere la misericordia e l’amore di Dio verso ciascuna. Dio è meraviglioso, vuole salvare, riscattare, prendersi cura delle loro ferite e guidarle in un cammino nuovo, degno di un vero figlio di Dio. Questa Casa è qualcosa di più che una semplice istituzione, è il cuore di Dio che accoglie quelli che la società non desidera”.
Costruire il futuro
Una delle caratteristiche di questa casa è che il totale affidamento alla “Provvidenza”. La struttura non ha entrate statali o regionali ma vive delle donazioni di uomini e donne generose che decidono di offrire un aiuto. Grazie ai volontari – e sempre incentivate dalle sorelle – le donne ospitate imparano a svolgere vari lavori artigianali che poi sono venduti per ricavarne fondi. Servono non solo a sostenere la struttura, ma anche ad avere una cassa a loro uso una volta fuori dalla struttura. Sono tanti i volontari che aiutano la comunità a mantenersi (a volte anche economicamente) e promuovono eventi di beneficenza per il mantenimento dell’edificio e per il futuro delle giovani.
Dietro ogni volto una storia
Una di loro ha 33 anni. È madre di 5 figli e ha la custodia dei suoi tre fratelli. “Ero incinta della mia quinta figlia, mi ero separata da poco, non riuscivo a sostenere la gravidanza, a pagare l’affitto e nemmeno a mantenere le mie figlie e i miei fratelli”, scrive in una lettera. “Un’amica mi parlò dell’esistenza di “Renascer”. Mi portò a vedere la Casa e parlare con le suore…. Sono stata accolta nella struttura dove la mia vita si è trasformata. Mi hanno dato tutto ciò di cui io, i miei figli e i miei fratelli avevamo bisogno, oltre a tutto il corredo per il bambino, liberandomi da ogni preoccupazione. Ho avuto così una gravidanza più serena, con tutte le medicine necessarie che non avevo ricevuto dal servizio sanitario. Ho avuto anche la possibilità di fare le visite mediche e tenere la situazione sotto controllo, e pure di fare dei corsi per imparare un mestiere dignitoso. Quando ho lasciato la Casa, inoltre, ho ricevuto tutta l’assistenza possibile per iniziare una nuova vita. Le sorelle mi hanno aiutato a trovare una abitazione per i miei bambini e i miei tre fratelli, e anche una scuola. Mi hanno aiutato con i mobili che non avevo, con i vestiti, i cesti alimentari, le verdure, il pane, il materiale scolastico… Ogni Natale o in ogni altra ricorrenza dei bambini sempre le suore hanno provveduto ad organizzare una piccola festa preparando qualcosa di speciale. Per me – dice la donna – che non ero in grado di provvedere a tutto questo, è stato molto importante!”.