Mille anni dalla morte di santo Stefano Minicillo, simposio a Macerata Campania

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Nell’Abbazia parrocchiale di San Martino Vescovo l’incontro con monsignor Antonio Di Donna, vescovo di Acerra e presidente della Conferenza Episcopale Campana. Un momento di fede, storia, agiografia e religiosità popolare

Giuseppe Simeone – Macerata Campania

Era il tempo della Capua longobarda quando a Macerata Campania, nell’anno 935, nacque Santo Stefano Minicillo. Il prossimo 29 ottobre ricorre il millenario dalla sua morte avvenuta nel 1023 all’età di 88 anni: un passato che diventa presente e che ci apre al domani. Mercoledì 18 ottobre l’Abate curato, don Rosario Ventriglia, a Macerata Campania, città dove è nato Santo Stefano, ha voluto organizzare un simposio dedicato al Santo. Un momento di fede, di storia, di agiografia e di religiosità popolare. Terra di Lavoro non è solo la terra della camorra e la terra dei fuochi ma è la terra dei Santi. Il professor don Francesco Duonnolo, moderatore dell’incontro, ha introdotto le relazioni di monsignor Antonio Di Donna, presidente della Conferenza Episcopale Campana, e del professor Antonio Romano che ha raccontato il cammino del Santo nella storia.

La santità oggi

Una riflessione quella di monsignor Antonio Di Donna che si è soffermata su cosa è la santità oggi e come l’esempio di Santo Stefano possa aiutare a vivere oggi il Vangelo. “I Santi sono quelli che praticano il Vangelo – ha detto il presidente dei vescoi campani – sono quelli che vivono il Vangelo in una determinata epoca. Pur avendo 2000 anni sulle spalle il Vangelo è una Parola viva, una Parola attuale, è una Parola che ci precede. I Santi sono i primi che hanno avuto una forte coscienza di essere peccatori. Chi avesse una concezione della Chiesa come quella dei santi, dei perfetti e degli eletti è fuori strada”.

Il secondo momento della riflessione poi si è concentrato sull’esortazione apostolica Gaudete Et Exsultate di Papa Francesco. “Il Santo Padre ci ha regalato questo bel documento – ha detto il vescovo di Acerra – sulla chiamata alla santità. Ci ricorda che per essere santi non è necessario essere vescovi, sacerdoti, religiose o religiosi. Tutti siamo chiamati ad essere santi, la santità di ogni giorno cioè di quei santi che vivono con noi. Personalmente quando rileggo alcuni processi di beatificazione e di canonizzazione mi colpiscono sempre alcune parole ricorrenti dette da coloro che depongono: non mi sono accorto che era santo, aveva una vita ordinaria e comune. Ecco come si spiega questa espressione di Papa Francesco che ha fatto storia: i santi della porta accanto”.

La storia di Santo Stefano tra Macerata Campania e Caiazzo

Santo Stefano nacque nell’anno 935 da genitori longobardi, Giovanni Minicillo e Guiselberta. Doveva essere un uomo robusto di corporatura, con viso ovale e lungo, barba e capelli biondi: così viene rappresentato da un affresco del 1334 nella Chiesa di Santa Maria a Marciano a Piana di Monte Verna. Il primo novembre 979, fu nominato vescovo di Caiazzo. La consacrazione gli fu conferita dall’arcivescovo di Capua Gerberto, assistito dai suffraganei Alderico, vescovo di Calazia (si trovava nei pressi di Maddaloni, oggi distrutta), e Leone, vescovo di Sora, mentre sedeva sulla Cattedra di Pietro il Papa Benedetto XIII. I miracoli di Stefano che si raccontano sono sempre in relazione con l’Eucaristia. Morì il 29 ottobre 1023. Il suo corpo è custodito nella Cattedrale di Caiazzo.