Bustillo e Peña Parra: l’unità della Chiesa comincia dal cuore

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Ieri al Palazzo della Cancelleria è stato presentato il libro in lingua francese “Le coeur ne se divise pas”, curato dal saggista Nicolas Diat, che raccoglie le testimonianze del neo cardinale François Bustillo, vescovo di Ajaccio, e dell’arcivescovo sostituto della Segreteria di Stato Edgar Peña Parra

Delphine Allaire – Città del Vaticano

È stata un’assemblea eterogenea di diplomatici accreditati presso la Santa Sede mescolati a centinaia di fedeli e pellegrini della Corsica quella che si è radunata sotto gli ori della chiesa di San Lorenzo in Damaso, nel palazzo della Cancelleria a Roma. Tutti riuniti per ascoltare il sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato, l’arcivescovo Edgar Peña Parra, e il neo cardinale François Bustillo, vescovo di Aiaccio, uno dei 21 porporati creati questa mattina dal Papa in Piazza San Pietro.

La copertina del libro

Il pastore e il diplomatico, cuori intrecciati

Nella cornice del palazzo rinascimentale, sede dei tribunali della Curia romana, è stato presentato, ieri sera, 29 settembre, il distillato della lunga e inattesa conversazione fra i due uomini di Chiesa, guidata dallo scrittore ed editore francese Nicolas Diat, che ne ha fatto un libro uscito in origine in francese Le coeur ne se divise pas (Fayard, 13 settembre 2023, 270 p.), primo volume di una serie di future interviste sull’unità della Chiesa, di cui uscirà presto anche la versione in italiano.

L’opera, con la prefazione di Papa Francesco, permette l’incontro di due percorsi di Chiesa che avrebbero potuto non incrociarsi mai: un religioso francescano conventuale francese di origine spagnola e un ex sacerdote diocesano venezuelano, allievo della Pontificia Accademia Ecclesiastica, divenuto prima nunzio e poi figura eminente della Curia.

Francesco: il vescovo mai un funzionario

Leggendo queste pagine, “possiamo sperimentare una dolcezza spirituale. Vogliono comunicarci la dolcezza che ricevono dalle loro rispettive missioni, che sono due forme diverse di una sola e stessa sequela Christi”, scrive il Papa nella prefazione, sottolineando il necessario “cuore a cuore con Cristo”, per “crescere nella paternità spirituale”.

Questa paternità, secondo Francesco, assume forme differenti: “Insegnamento tra i fedeli, compassione per quanti soffrono, prossimità ai sacerdoti, sollecitudine per il popolo di Dio”. “Il vescovo – prosegue – non deve mai essere un funzionario. Questo libro lo dice: non si può essere padri part-time. Per tutta la nostra vita è possibile dire: il cuore non si divide!”. Il Papa ricorda un altro aspetto dell’opera che è “la grande e nobile preoccupazione per l’unità”. L’unità della Chiesa viene da Gesù e non c’è unità senza amore per le persone. Il successore di Pietro ricorda anche che “se ben intesa, la diversità non minaccia l’unità della Chiesa. È lo Spirito Santo a costruire la comunione e l’armonia del Popolo di Dio”.

Il cardinale Bustillo: la Chiesa non è un club di cloni, puri e perfetti

Testimoniare questa diversità nell’unità della Chiesa, a partire dall’esperienza, non in modo accademico o dogmatico, è ciò che è piaciuto al cardinale Bustillo quando Nicolas Diat gli ha proposto il progetto “alcuni mesi fa”. “Vediamo spesso la Chiesa divisa. La Chiesa non è un club di puri e perfetti, non è un club di cloni. Noi tendiamo tutti verso l’unità. Ho voluto condividere come un corso vive l’unità”, racconta Diat del neo porporato, che dal 2021 è vescovo della città imperiale. “San Bonaventura parlava delle tre vie di elevazione dell’anima: la purificazione, l’illuminazione e l’unificazione. C’è un percorso di purificazione durante il quale un uomo può essere illuminato e può sperare di giungere all’unità interiore. Se il sacerdote, o il vescovo, non è unificato, come può predicare l’unità e la comunione?”, si chiede il 53.enne porporato francescano.

Pace e unità si ottengono attraverso l’interiorità

Per il cardinale Bustillo, la Chiesa ha bisogno di questa unità, non solo tattica, politica e strategica, ma in nome dell’ideale proposto da Gesù. “Se la Chiesa non è unita, perde la sua autorità. Abbiamo bisogno di lavorarci. Se non siamo unificati dentro di noi, ci dividiamo, ci indeboliamo. L’unità comincia dal cuore. Se il cuore è contaminato, rischiamo di trasmettere un messaggio contaminato. Se il cuore è ordinato e pacificato, possiamo trasmettere un messaggio di speranza”, assicura dicendosi colpito dall’esperienza, completamente diversa, del suo coautore sostituto della Segreteria di Stato, formato e dedito ad altre dinamiche, che fanno tuttavia “dietro i dossier complicati e complessi, i documenti, le lettere, ci sono persone”.

La diplomazia vaticana, una scuola di universalità

Da parte sua, monsignor Peña Parra, che date le sue funzioni, precisa, “non si esprime mai attraverso la stampa”, ha accolto questo progetto editoriale come “un’avventura ecclesiale, umana, spirituale”, “della Provvidenza divina dall’inizio alla fine”. Un’occasione per ricordare come “la Curia debba essere al servizio delle Chiese particolari. Ci tengo a sottolineare – afferma – la bellezza della Pontificia Accademia dove ho avuto la fortuna di studiare con sacerdoti di tutto il mondo. I corsi sono sempre composti da trentasei sacerdoti. L’Accademia è stato un modo eccezionale di comprendere l’universalità della Chiesa, e anche un ritorno ai tre pilastri della vita sacerdotale: spirituale, intellettuale e pastorale”, ha affermato.

“Siamo stati formati per non provare nostalgia. Questo costante esercizio di distacco è un pilastro della nostra vita e, per me, rappresenta un imperativo spirituale. Lo spirito di abbandono non ci impedisce di amare la nostra famiglia, i nostri amici e le persone che incontriamo durante il nostro servizio, ma io ho fatto la promessa di andare in tutti i luoghi del mondo dove la Chiesa mi invierà”, racconta ancora il presule che dal 2018 dirige la Sezione per gli Affari Generali della Segreteria di Stato. Da quella posizione in seno alla Curia testimonia nel libro anche la crescente presenza della Chiesa nel mondo: “Continua ad aumentare in Africa, in Asia, dove la sua vitalità è straordinaria, e persino in America Latina. In Australia, in Nuova Zelanda e nel Pacifico il cattolicesimo è vivo. In Europa sono in atto trasformazioni complesse, ma la Chiesa resta in un certo senso un punto di riferimento essenziale”.

In cammino senza sradicamento, il commento di fratel Alois

Alla presentazione un ospite speciale ha offerto una sua lettura di questo libro-intervista. Fratel Alois, priore della Comunità di Taizé, che a dicembre lascerà il posto al suo successore, nonché artefice della veglia ecumenica presinodale che si svolgerà nel tardo pomeriggio di oggi in Piazza San Pietro, è rimasto molto colpito dalla passione dell’unità che emerge da queste pagine. L’unità che deriva da un pellegrinaggio interiore, una ricerca spirituale a cui il priore di Taizé è sensibile per i giovani della comunità di Borgogna. Nel libro “il lettore riceve un invito a concentrarsi sull’essenziale, a essere in cammino senza essere sradicato”, ha osservato, elogiando l’ascolto messo in risalto dall’opera e collegandolo all’imminente sinodo sul futuro della Chiesa. “Primato e sinodalità – ha detto ancora – non sono due principi concorrenti da mantenere in equilibrio, ma due realtà che si sostengono a vicenda al servizio della comunione. Il Papa ci invita a una conversione profonda: mettere maggiormente in luce la dignità battesimale di ognuno”, ha concluso, citando i discorsi di Papa Francesco ai membri del gruppo misto di lavoro ortodosso-cattolico Sant’Ireneo, il 7 ottobre 2021.