Il Papa saluta l’associazione Família da Esperança, impegnata nel sostegno a più bisognosi: portare speranza a coloro che forse non hanno più un senso nella loro vita, è una chiamata ad amare Cristo “incondizionatamente nelle persone che si trovano in situazioni di vulnerabilità sociale”
Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
All’indifferenza, “uno dei grandi problemi del mondo di oggi”, si risponde con la speranza, quella che permette di prendersi “cura delle persone nella loro integralità materiale e spirituale, corpo e anima”. Francesco accoglie la Família da Esperança, associazione nata in Brasile quarant’anni fa per stare accanto ai più bisognosi.
Uno dei grandi problemi del mondo di oggi è l’indifferenza, la seduzione dell’indifferenza, come ho ricordato nell’Enciclica Fratelli tutti. Voi, invece, non siete rimasti indifferenti davanti al dolore che avete visto sul volto di tanti giovani, afflitti da grandi sofferenze esistenziali, soprattutto di quelli la cui vita era distrutta dalla droga e da altre dipendenze. Vi siete fatti “prossimi”, anzi “fratelli” di tante persone che avete raccolto per la strada e, come nella parabola del buon samaritano, li avete accompagnati per curarli, guarirli e aiutarli a ritrovare la loro dignità.
Amare Cristo attraverso i vulnerabili
Francesco ricorda quindi l’origine dell’associazione nata “dalla richiesta di aiuto di un giovane che voleva liberarsi dalla dipendenza dalla droga”. In lui e in tutti le altre persone aiutate, continua il Papa, si riconosceva Cristo che diceva: “Ero schiavo della droga e mi avete accolto, per portarmi nuovamente la speranza e farmi capire che una nuova vita è possibile”.
La chiamata che Dio vi fa, di portare speranza a coloro che forse non hanno più un senso nella loro vita, è una chiamata ad amarlo incondizionatamente nelle persone che si trovano in situazioni di vulnerabilità sociale.
Portare speranza
Tra le diverse opere dell’associazione, come ricordato dal Papa stesso, vi sono le “Fazendas da Esperança, sparse per tutto il territorio del Brasile e, dal 1998, presenti anche in altri Paesi”. Non abbandonate “questa vostra vocazione alla speranza!”, è la richiesta che Francesco rivolge ai presenti, “la più umile delle virtù teologali, ma la più quotidiana e la più forte”.
Portare speranza Voi sapete bene che portare speranza significa non solo aiutare a sconfiggere i vizi, a superare i traumi, a ritrovare il posto nella famiglia e nella società…Il vostro carisma della speranza, come dono suscitato in mezzo a voi dallo Spirito Santo, vi porta a prendervi cura delle persone nella loro integralità materiale e spirituale, corpo e anima.
Supportare chi è nel bisogno
A quarant’anni dalla fondazione di Família da Esperança ci sono nuove persone investite della “responsabilità di preservare e di far fruttificare questo patrimonio spirituale”, dice il Papa. Invita a non avere paura “di questa nuova fase”, ma a viverla “con umiltà, con fiducia e preservando la comunione spirituale” e anche a continuare nell’importante lavoro di supporto a chi ne ha bisogno. “Il Signore che ha incominciato con voi questo cammino, resterà vicino a voi e lo porterà alla fine”, assicura il Pontefice.
E sono molto riconoscente anche per il lavoro che fate con sacerdoti, seminaristi, religiosi e religiose, aiutandoli a superare le sfide e i problemi di ordine psicologico che colpiscono alcune persone consacrate a Dio. Avanti con questo bel lavoro, che è tanto necessario alla Chiesa!