A Quartu, in Sardegna, il primo festival di giornalismo e letteratura dedicato al Sud del mondo

Vatican News

Il 21 e 22 settembre, nella cittadina in provincia di Cagliari, Dialogoi si offre come spazio per condividere testimonianze e conoscenze dal “Quartu mondo” e sperare un nuovo umanesimo nel Mediterraneo. Presente anche l’arcivescovo Baturi, segretario generale della CEI. Tra gli ospiti stranieri, la scrittrice kenyana Khadija Abdalla Bajaber, il giornalista iracheno Inaam Kachachi, il poeta di Gerusalemme Najwan Darwish e il regista iraniano Fariborz Kamkari

Antonella Palermo – Città del Vaticano

A pochi giorni dal viaggio di Papa Francesco a Marsiglia, città di migrazioni fin dalla fondazione, è prezioso che sia la cultura a rilanciare i temi di una convivenza nel rispetto della dignità umana in quel ‘Mare nostrum’ diventato tristemente un cimitero. Una occasione è quella del 21 e 22 settembre a Quartu, in Sardegna, dove si svolge il primo festival di giornalismo e letteratura dedicato a tutti i Sud del mondo.

Un nuovo umanesimo per i popoli del Mediterraneo

“DIALOGOI-Dialoghi dal Quartu Mondo” si tiene in quella che è la terza città dell’isola il cui nome evoca appunto l’insieme dei Paesi meno sviluppati del pianeta con l’intenzione di attribuirgli un senso diverso. Il tema è “Un nuovo umanesimo per i popoli del Mediterraneo”. “L’umanità viene praticata ogni volta che si mette qualcosa in comune con altri: parole, pensieri, idee, gesti. È quello che provano a fare scrittori e giornalisti a Quartu: inventare un mondo solidale e libero in cui fare esperienza di umanità”, afferma Francesca Bellino, giornalista e scrittrice, tra le anime ispiratrici dell’evento. Perché, sottolinea, “è solo attraverso il metodo del dialogo e del confronto che è possibile trovare soluzioni comuni a sfide comuni”, quel dialogo diventato peraltro uno dei cardini del magistero di Papa Francesco. “Conoscere per conoscersi meglio, per superare le differenze e costruire percorsi di pace, di crescita, di progresso, con ricadute diffuse e durature per le collettività coinvolte”.

Oltre le stigmatizzazioni del Sud del mondo

Quartu rappresenta il luogo paradigmatico di questo incontro: gli anni dell’inurbamento massivo nel recente passato hanno cambiato profondamente il volto della città, popolandola per successive stratificazioni di nuovi abitanti spesso ben integrati. Tra i partecipanti al festival anche monsignor Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Conferenza Episcopale italiana, che colloquia con il direttore artistico Giacomo Mameli, il quale ha ideato questi incontri convinto che “il nuovo mondo noi non lo conosciamo, parliamo troppo di noi stessi e troppo poco degli altri, soprattutto dei più fragili”. Il punto è andare oltre le facili stigmatizzazioni del Sud del mondo. “L’ultimo viaggio del Papa in Mongolia è esemplare in questo senso. Affrontiamo spesso con troppa faciloneria questi mondi – osserva – sicuramente con poca attenzione, mentre ci vuole un rigore di analisi”.

L’inclusione parte dall’uso delle parole

“Siamo di fronte a un disastro umanitario”, commenta Bellino in giorni in cui la situazione di ‘collasso’ vissuta a Lampedusa occupa il dibattito mediatico. “L’accoglienza e l’inclusione cominciano dalle parole. Siamo di fronte alla totale disumanizzazione della narrazione del fenomeno migratorio. Parlare di migranti senza considerarli esseri umani è pura negazione dell’altro. Parlarne in maniera discriminatoria e razzista – aggiunge – peggiora ancor più la situazione. Il linguaggio crea comportamento. La letteratura può controbilanciare questa narrazione disumana, ma soprattutto mi auguro che i governi trovino una strada al più presto per salvare più vite possibile”. Tra i giornalisti coinvolti nella due giorni Vittorio Giacopini e Alberto Negri, c’è anche Naman Tarcha, giornalista e conduttore televisivo siriano.

Tra i partner, l’Unione delle Università del Mediterraneo

Oltre a ricercatori ed esperti di relazioni internazionali, gli ospiti stranieri invitati sono: la scrittrice keniana Khadija Abdalla Bajaber, di ascendenza Hadrami, popolo originario dello Yemen (vincitrice della prima edizione del Graywolf Press Africa Prize); Inaam Kachachi, irachena, corrispondente da Parigi per le testate Asharq Al-Awsat e Kol Al-Usra; Najwan Darwish, di Gerusalemme, considerato uno dei poeti più eminenti del panorama arabo moderno. Fariborz Kamkari, multipremiato regista e sceneggiatore iraniano di origine curda attivo in Italia. Tra i partner dell’iniziativa, l’Unione delle Università del Mediterraneo, una rete di 162 atenei impegnata nella cooperazione accademica nel Mediterraneo.