Al termine dell’udienza generale in Piazza San Pietro, l’arcivescovo di Przemyśl dei Latini ha consegnato a Francesco un quadro e una scultura contenente le reliquie della famiglia polacca recentemente beatificata. In dono dal cappellano del carcere di Crotone un’opera dei reclusi della città calabrese che commemora le vittime del naufragio di febbraio. Il Pontefice ha poi benedetto la prima pietra di un nuovo seminario in Ucraina
di Rosario Capomasi
Un reliquiario della famiglia Ulma appena beatificata in Polonia, una tela realizzata dai detenuti di Crotone per ricordare il naufragio dei migranti a Cutro e la prima pietra di un nuovo seminario in Ucraina: tre simboli di storie diverse che sono stati consegnati nelle mani del Papa durante l’udienza generale. E così la testimonianza dei coniugi Ulma e dei loro sette figli è stata riproposta stamani in piazza San Pietro. Un’intera famiglia uccisa in odio alla fede, il 24 marzo 1944 a Markowa, e beatificata dal cardinale Marcello Semeraro lo scorso 10 settembre.
Al Papa sono state donate una scultura contenente le reliquie — Francesco l’ha teneramente baciata — e una tela che raffigura la famiglia. A presentare questi significativi doni è stata una delegazione polacca, guidata dall’arcivescovo di Przemyśl dei Latini, monsignor Adam Szal, che ha chiesto al Pontefice di benedire un quadro del Sacro Cuore di Gesù che sarà portato in tutte le parrocchie dell’arcidiocesi. «Siamo venuti principalmente per ringraziare il Papa della sua decisione di beatificare Józef e Wiktoria Ulma — ha spiegato il postulatore don Witold Burda — sperando che questo straordinario evento porti frutti duraturi e numerosi nella vita della Chiesa. Confidiamo che a tale scopo sarà di grande aiuto anche il pellegrinaggio del quadro del Sacro Cuore di Gesù che inizia il 18 settembre e che toccherà anche la Francia. Con un particolare affidamento a santa Margherita Maria Alacoque».
In ricordo dei migranti morti a Cutro
Il 26 febbraio scorso, a Steccato di Cutro, il caicco “Summer love”, stipato all’inverosimile di migranti, naufragò a pochi metri dalla spiaggia con 94 morti accertati, di cui 35 minori. Per ricordare una delle più grandi tragedie dell’immigrazione i detenuti della Casa circondariale di Crotone hanno voluto donare a Papa Francesco una tela, contenuta in una teca di vetro, in cui è riprodotto proprio il drammatico evento. «La realizzazione dell’opera è anche un modo per dar voce ai detenuti — ha raccontato il cappellano del carcere di Crotone, don Oreste Mangiacapra — che sono sensibili a tematiche come queste, dimostrando di voler cambiare e prepararsi, una volta scontata la pena, a un vero reinserimento sociale, umano e lavorativo come ha sempre auspicato il Pontefice». L’opera, ha aggiunto Federico Ferraro, garante comunale dei diritti dei detenuti, «rappresenta tutto il sentimento di condivisione dei reclusi per le vittime e di vicinanza ai sopravvissuti e alle famiglie. Ciò evidenzia come nelle strutture carcerarie ci siano persone che conservano il senso di partecipazione sociale».
La prima pietra del Redemptoris Mater di Uzhgorod
«Un segno di pace e un’espressione del desiderio di ricostruire»: così don Francesco Andolfatto, rettore del seminario Redemptoris Mater di Uzhgorod, ha descritto la prima pietra della nuova struttura — «che stiamo costruendo in questa città ucraina al confine con Slovacchia e Ungheria» — benedetta stamani da Francesco. «Il tempo che stiamo vivendo in Ucraina è molto duro — ha spiegato — e siamo qui grazie a un permesso speciale per fare uscire dal Paese tutti i seminaristi e i formatori, cosa che, per via della coscrizione, non è possibile per gli ucraini dai 18 ai 60 anni. Così, abbiamo intrapreso un pellegrinaggio anche per festeggiare i dieci anni della fondazione del seminario».
I ragazzi di Scholas
All’udienza era presente anche un gruppo di educatori seguiti da Scholas Occurrentes — rete di quasi 450 mila scuole ed agenzie educative nel mondo ideata da Papa Francesco — i quali partecipano al progetto Etica e Ring, in collaborazione con la Federazione pugilistica italiana. Il programma, rivolto in modo particolare ai ragazzi delle scuole medie inferiori e superiori di Italia, Romania e Spagna, ha come scopo quello di accrescere le competenze necessarie in campo etico-sportivo per operare nel settore dello sport sociale, di comunità e di base, mettendo al centro la tutela dell’atleta e del team di lavoro. «Essere qui è senz’altro un momento di celebrazione — ha sottolineato María Paz Jurado, direttrice di Scholas Italia — ma anche un modo per far conoscere la nostra organizzazione in tutto il mondo, con i nostri progetti che sono una ricarica sempre grande di energia, con lo scopo di portare ovunque speranza e umanità. Abbiamo programmi attivi in America latina, sopratutto ad Haiti, Paese devastato da tanti problemi e spesso dimenticato e dove siamo presenti da cinque anni con una squadra composta interamente da operatori locali». L’esperienza con Scholas ha segnato anche l’ex pugile Emanuele Blandamura, due volte campione europeo dei pesi medi, nonostante la diversa fede abbracciata. «Sono buddista ma sto vivendo questa collaborazione con Scholas arricchendomi quotidianamente. Aiutare i ragazzi a crescere coordinandomi con gli altri operatori dimostra come il credo differente non impedisce di convergere tutti verso lo stesso traguardo solidale».
“Nasi rossi con il cuore”
A far da festosa cornice a piazza San Piero anche i rappresentanti dell’associazione di volontariato “Nasi rossi con il cuore” di Rosarno, guidata dalla fondatrice e presidente Luana Corica e formata da circa 60 volontari clown di tutte le età che hanno deciso di condividere con il prossimo il loro tempo. Questa arte della cura viene praticata dagli operatori nelle strutture ospedaliere di Santa Maria degli Ungheresi a Polistena, G. Jazzolino a Vibo Valentia e Giovanni Paolo II a Lamezia Terme.