Ai media vaticani le parole dell’ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, Raphael Schutz: “L’esempio della famiglia Ulma e dei Giusti tra le Nazioni illumina la strada che tutti noi dovremmo seguire”
Emanuela Campanile – Inviata in Polonia
La storia della famiglia Ulma non si può davvero comprendere senza conoscere il contesto in cui si è svolta. Siamo nella Polonia sud orientale, ricca di piccoli villaggi e famiglie dedite al lavoro della terra. Non c’è ricchezza qui, ma sicuramente si tratta di una società vitale e capace di condividere i propri spazi e la vita quotidiana con la presenza degli ebrei. Sono amici, vicini di casa e a volte parenti.
Gli ebrei di Markowa
Anche a Markova ci sono tanti ebrei che si sono ben inseriti nel tessuto sociale del villaggio. Lo testimoniano le fotografie, i documenti e gli oggetti raccolti oggi nel Museo degli Ulma dedicato a tutti i polacchi che hanno difeso e aiutato gli ebrei a fuggire dalla ferocia nazista. Si tratta di un’eredità indelebile, scritta con il sangue di molte famiglie polacche che hanno pagato con la vita l’essersi schierati dalla parte degli ebrei, nascondendoli nei solai, nelle cantine o in altri luoghi.
La sfida alle leggi naziste
A Markowa, dei 120 ebrei residenti, 21 sopravvissero allo sterminio proprio grazie a questa generosità. Purtroppo, la sorte degli altri ebrei del villaggio fa parte della tragica storia degli ebrei durante la seconda Guerra Mondiale. Tuttavia, il coraggio di molti polacchi riuscì a superare il terrore della legge nazista istituita nell’ottobre del 1941: chiunque avesse aiutato gli ebrei doveva morire. Dopo la più grande strage di ebrei a Markowa – seconda metà 1942 – le famiglie Goldman e Szall chiedono rifugio agli Ulma. Jozef era già conosciuto per la sua vicinanza agli ebrei. Il resto della vicenda è ormai noto anche se non sono ancora ben definite le circostanze che hanno portato alla scoperta del nascondiglio nella casa degli Ulma.
La voce dell’ambasciata d’Israele
“L’estremo sacrificio della famiglia Ulma – afferma ai media vaticani, Raphael Schutz, ambasciatore di Israele presso la Santa Sede – ricorda il debito che l’umanità ha nei confronti di questa famiglia e di tutti i Giusti tra le Nazioni che si sono opposti al male fino a perdere la vita. Il loro sacrificio – continua il diplomatico – illumina la strada che tutti noi dovremmo seguire e non dovrebbe essere usato per alcun tipo di revisionismo storico”.
Chi ha tradito gli Ulma?
Alcuni sospettano che a denunciare la famiglia sia stato un abitante di Markowa, ma “dai documenti della Resistenza risalenti all’anno 1944 – come riportato dallo storico Mateusz Szpytma – ci sarebbe un’altra traccia”. Si legge infatti nel materiale informativo diffuso dal Museo Ulma: “Esistono molte ragioni per pensare che a causa di motivi personali, un funzionario della polizia blu – così chiamata per il colore della divisa – decise di rivelare ai colleghi della gendarmeria tedesca il luogo” in cui si nascondevano le due famiglie ebree.