All’Angelus, Francesco dice di seguire con preoccupazione l’evolversi della situazione nel Paese africano e si unisce a quanto chiesto dai vescovi in favore della pace. Incoraggia la comunità internazionale ad operare con sollecitudine “per il bene di tutti”
Antonella Palermo – Città del Vaticano
Dopo la ppreghiera mariana dell’Angelus, da piazza san Pietro, il Papa esprime la sua preoccupazione per quanto sta accadendo in Niger.
E mentre invita a pregare per il caro popolo nigerino, il Pontefice raccomanda di invocare la pace “per tutte le popolazione ferite da guerre e violenze, specialmente – sottolinea – preghiamo per l’Ucraina che da tanto tempo soffre”.
Da diversi anni il Niger è regolarmente colpito da sanguinosi attacchi jihadisti. Martedì scorso, almeno 17 soldati sono stati uccisi in un attacco vicino al Burkina Faso, il più letale dopo il colpo di Stato. La situazione è tesissima e richiama l’attenzione delle diplomazie.
Il generale Tiani: la transizione non durerà più di tre anni
La delegazione della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas), giunta ieri 19 agosto a Niamey per cercare di trovare una soluzione diplomatica alla crisi in Niger, ha dichiarato di essere pronta a un intervento armato. Ha incontrato il deposto presidente Mohamed Bazoum, tenuto prigioniero dal golpe del 26 luglio, e ne chiedono il rilascio e il ritorno al potere. Intanto, il generale Abdourahamane Tiani, salito al potere con il colpo di stato, ha dichiarato che il periodo di transizione non supererà i tre anni e ha messo in guardia i Paesi stranieri da interventi militari contro il suo Paese. “La nostra ambizione non è quella di prendere il potere”, ha dichiarato Tiani in un discorso televisivo. Tiani ha poi avvertito che se ci dovesse essere “un’aggressione” contro il nuovo regime “non sarebbe una passeggiata come alcuni pensano”.
Mobilitazione di volontari a sostegno delle forze armate
Il 10 agosto, i leader dell’Africa occidentale avevano ordinato il dispiegamento di una “forza di attesa”, i cui contorni sono stati delineati venerdì ad Accra, senza fornire alcun dettaglio o calendario. A Niamey, i militari insistono sul fatto che la popolazione sostiene la loro presa di potere. Sabato mattina, migliaia di volontari si sono radunati intorno allo stadio Seyni Kountché, nel centro della capitale, rispondendo all’appello di diverse organizzazioni per iscriversi alle liste di ausiliari civili che potrebbero essere mobilitati a sostegno delle forze armate, hanno osservato i giornalisti dell’Afp. Nel pomeriggio gli Stati Uniti, uno dei principali partner del Niger nella lotta contro i jihadisti, hanno annunciato l’insediamento di un nuovo ambasciatore a Niamey.
L’appello dell’Unicef: garantire l’arrivo degli aiuti umanitari
“Siamo allarmati dal fatto che le nostre forniture salvavita rimangano bloccate in diversi punti di ingresso nel Paese”, dichiara l’Unicef che ha urgenza di raggiungere il Niger, che non ha sbocchi sul mare. Al momento, l’organizzazione umanitaria ha due container bloccati al confine con il Benin con attrezzature essenziali per la catena del freddo; 19 container nel porto di Cotonou, con attrezzature per la vaccinazione e la catena del freddo; e 29 container destinati al Niger attualmente in mare, con scorte di alimenti terapeutici e siringhe. Questi aiuti salva-vita “per il trattamento della malnutrizione e per l’immunizzazione rischiano di perdere la loro efficacia per i bambini che aiutiamo – è l’appello – se il loro ingresso in Niger subisce ulteriori ritardi e se sono esposte alle intemperie”. Per questo l’Unicef chiede a tutte le parti coinvolte nella crisi di “garantire che gli operatori umanitari e le forniture raggiungano in sicurezza i bambini e le famiglie più vulnerabili, dove è necessario”.