San Pietro in Vaticano: dove è fondata la prima Pietra

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Maria Milvia Morciano –  Città del Vaticano

La basilica di San Pietro in Vaticano, cuore della cristianità e centro del cattolicesimo, con i suoi colonnati sembra voler abbracciare il mondo. Per la sua costruzione così come la vediamo oggi sono stati necessari molti secoli e la collaborazione degli artisti più insigni: Bramante, Raffaello, Michelangelo, Bernini, per citarne solo alcuni. Misurarsi con il progetto di un simbolo così immenso non è stato facile e nel tempo si sono avvicendati successi ma anche pause e ripensamenti e alla fine il risultato spettacolare è sotto gli occhi di tutti, anche di chi può guardare soltanto attraverso le immagini che corrono per il mondo: un segno unico, riconoscibile e familiare. Un modello che ha ispirato e influenzato il tempo successivo e che ha proposto forme nuove, artistiche, certamente, ma non soltanto.  

La Basilica papale

Il  suo nome ufficiale è Papale arcibasilica maggiore di San Pietro in Vaticano. È la Cappella pontificia dove si svolgono le celebrazioni papali solenni, come il Natale, la Pasqua, i riti della Settimana Santa. Avvengono la proclamazione dei Papi e le loro esequie, la cerimonia di apertura e chiusura dei giubilei e le canonizzazioni dei nuovi Santi. Vi si sono svolte le sedute dei concili Vaticano I e II.

Stazione quaresimale

È una delle stazioni quaresimali e ricorre per due volte: nel sabato della I settimana di Quaresima e nella domenica della V. Nel periodo pasquale la ritroviamo nel lunedì dell’ottava di Pasqua, il lunedì dell’Angelo. Quest’anno nella basilica di San Pietro è stato celebrato anche il rito delle Ceneri, a causa delle restrizioni necessarie per il contenimento della covid-19 che quindi non si è svolto nella tradizionale basilica di Santa Sabina. Oggi la celebrazione eucaristica stazionale si terrà alle 17.00.

Prima della basilica

In origine, quest’area era paludosa e le fonti antiche, come Varrone, convergono nell’attribuire all’etimo vaticanus un’origine magica, di luogo abitato da divinità o dove si svolgevano riti divinatori, soprattutto di matrice etrusca. Lo sviluppo della città di Roma, grazie anche, in epoca romana, allo snodarsi di una importante rete viaria, qui ancora scorrono le vie Cornelia e Aurelia, favorì l’insediamento di ville lussuose. Tra queste vi erano gli Horti di Agrippina Maggiore, dove suo figlio Caligola iniziò la costruzione di  un circo proprio in corrispondenza dell’attuale basilica, poi portato a termine da Nerone.

Da una tomba modesta lo splendore della vittoria in Cristo

È impressionante immaginare come il paesaggio sia potuto cambiare rispetto a quello originario. Un luogo che divenne sinistro quando risuonò dei lamenti dei condannati a morte a causa della loro fede e accusati di aver provocato l’incendio di Roma del 64 d.C. Lo storico latino Tacito, negli Annali, si attarda a raccontarci i fatti, con un’intenzione chiaramente polemica contro Nerone, che non aveva esitato a scaricare sui cristiani ogni colpa. Il circo fu aperto al pubblico e lo stesso imperatore si mescolò alla folla vestito da auriga o pavoneggiandosi su un cocchio, mentre i cristiani, avvolti in pelli di animali selvatici, attiravano i cani e venivano sbranati oppure, crocifissi e arsi vivi, illuminavano la notte come torce, così che negli spettatori “nasceva nei loro confronti anche la pietà, perché vittime sacrificate non al bene pubblico, bensì alla crudeltà di uno solo” (Annales, XV, 44).
Tra quegli uomini c’era Simon Pietro, l’apostolo prediletto di Cristo, oppure in una circostanza diversa, in ogni caso nel 64 o nel 67 d.C.
Da una tomba modesta, appena ritagliata nella nuda terra, è scaturito tutto quello che oggi vediamo con meraviglia nella basilica di San Pietro. Dalla tomba di un uomo trattato come uno schiavo prigioniero, un “barbaro”  – così erano chiamati dai greci e dai romani gli stranieri – condannato alla pena più ignominiosa: la crocifissione.

L’obelisco egizio al centro di Piazza San Pietro è stato spostato nel 1586 dall’architetto Domenico Fontana, per volere di Papa Sisto V, ma in origine si innalzava lungo la spina del circo neroniano, dove vi rimase anche quando l’area fu invasa da necropoli.  Ed è esattamente qui che fu crocifisso san Pietro. Nel medioevo si racconta come il luogo fosse diventato meta di pellegrinaggi e di penitenza. Lo Pseudo-Lino, nella Passione di Pietro, un apocrifo del IV secolo, racconta che “Una gran folla di popolo infine giunse insieme all’apostolo e agli addetti del magistrato al luogo detto della naumachia, presso l’obelisco di Nerone sul colle. Là, infatti, era stata posta la croce” (Lipsius 1891, I, 11-12).

La tomba di Pietro

Dopo la sua morte, Pietro fu sepolto poco lontano e nonostante le strutture del circo pian piano sparissero immerse sotto le necropoli che nel tempo invadevano la zona, la memoria del luogo fu preservata e divenne meta di pellegrini e fedeli. Si tratta di un’edicola funeraria che ha preso il nome di “Trofeo di Gaio” e che si trova proprio sotto l’altare pontificio sormontato dal baldacchino con colonne tortili in bronzo del Bernini, realizzato dall’artista con il concorso di altri, come il Borromini, tra il 1624 e il 1633.

La prima basilica costantiniana

Tra la fase compiuta della chiesa così come la vediamo oggi e la prima costruzione voluta da Costantino sono passati secoli. Costantino aveva costruito la prima chiesa cristiana a San Giovanni in Laterano, ma volle ugualmente onorare la tomba dell’Apostolo con una chiesa grandiosa, costruita superando impedimenti di natura geomorfologica e divieti giuridici perché non si poteva costruire sulle aree sepolcrali. Dopo l’Editto di Milano, l’imperatore, che aveva permesso la libertà di culto, intraprese una stagione di costruzioni cristiane. Intorno al 320 d. C. fu realizzato un grande edificio con l’abside centrato in corrispondenza della tomba di Pietro, a cinque navate e transetto con copertura lignea, riccamente rivestito di marmi e mosaici.

Nelle vicinanze, sorgeva un santuario pagano preesistente, quello di Cibele, la “Grande Madre” di origini anatoliche, che poco a poco venne letteralmente sparendo, eclissato dalla crescente adesione alla fede cristiana e infine dalle leggi di Teodosio che nel 391 dichiararono vietati i culti pagani.