Incontri Teologici in Croazia, focus sulla Chiesa che raggiunge i margini

Vatican News

Ultima giornata di lavori a Rijeka, sulla costa adriatica, per la II edizione dell’appuntamento. I 41 studenti in teologia di tutti i Paesi dei Balcani, cattolici, ortodossi e protestanti, si sono confrontati sulla Chiesa che raggiunge i margini come Cristo con il gesuita statunitense Martin, che il Papa ha incoraggiato nel suo apostolato tra le persone Lgbtq+ e con la croata suor Anić, intervenuta sui rischi di mentalità settaria e abusi nei nuovi movimenti religiosi

Alessandro Di Bussolo – Rijeka (Croazia)

Essere Chiesa sinodale, “dell’ascolto” e inclusiva significa abitare anche i margini della società, dove incontrare da fratelli le persone migranti e anche Lgbtq+. Ma anche ascoltare il grido di chi si è sentito abusato, spiritualmente e a volte anche sessualmente, mente era membro di una delle nuove comunità e movimenti religiosi. E infine, come Chiese cristiane, entrare in dialogo con le altre religioni, per amore della cattolicità del Vangelo. Sono alcuni dei temi toccati nelle ultime lezioni dei docenti della seconda edizione degli Incontri Teologici del Mediterraneo, sul tema “Chiesa o setta? Tra apertura ed esclusività”, che si chiude la mattina di sabato 22 luglio alla Domus Laurana di Lovran, nell’arcidiocesi croata di Rijeka-Fiume.

la lezione di suor Rebeka Anić

Suor Anić: non permettete a nessuno di manipolarvi

Nella giornata di giovedì, i 41 giovani studenti in teologia di tutti i Paesi dei Balcani, cattolici, ortodossi e protestanti, si sono confrontati prima con l’articolata lezione della croata suor Rebeka Anić, ricercatrice presso l’Istituto di scienze sociali Ivo Pilar di Spalato, sul carattere settario di alcune nuove comunità spirituali. Raccontando la sua esperienza personale, all’inizio della sua vita religiosa, ha ricordato di aver avuto “la fortuna di entrare in una comunità che non abusava del mio desiderio di radicalismo, dove potevo parlare, discutere e contraddire gli insegnanti e i presidi”. Ma ora, quando legge le testimonianze delle vittime di abusi nelle nuove comunità spirituali, riconosce che non sono state altrettanto fortunate. Agli studenti ha raccomandato di “non aver paura della vita vissuta con Dio” ma anche “di non permettere a nessuno di manipolarvi”.

Il documento dei vescovi francesi sulle “deviazioni settarie” nelle nuove comunità

Suor Anić ha presentato alcune ricerche sulla violenza nelle nuove comunità spirituali in Francia e Germania, “fenomeni nella Chiesa cattolica” ma che potrebbero essersi verificati anche nelle altre Chiese. Ed ha ricordato il documento la Conferenza episcopale francese ha pubblicato il documento pubblicato nel gennaio 2023 dalla Conferenza episcopale francese Dérives sectaires dans les istitutions d’Église (Deviazioni settarie nelle istituzioni ecclesiastiche), frutto del lavoro avviato nel 2014 da suor Chantal-Marie-Sorin. Il documento definisce quattro caratteristiche settarie delle comunità: “culto della personalità, culto della persona del fondatore, rottura con il mondo esterno, manipolazioni e incoerenza della vita dei responsabili della comunità”. Nel 2015 i vescovi francesi hanno istituito un ufficio di coordinamento per i pericolosi eventi settari all’interno della Chiesa cattolica. In chiusura, la teologa ha sottolineato che un passo concreto nella prevenzione di questa “alienazione settaria e degli abusi” è rappresentato dal decreto del 2021 “Responsabilità di guida nelle associazioni laicali: servizio ecclesiale” con cui Papa Francesco ha limitato il mandato ai responsabili delle comunità spirituali e dei movimenti laicali. I membri degli organi dell’amministrazione centrale, ad esempio, possono restare in carica per un massimo di cinque anni.

Padre Martin: chiamati ad essere solidali con chi è ai margini

Nella serata di giovedì, in collegamento online, padre James Martin, il gesuita statunitense che svolge il suo apostolato tra le persone Lgbtq+, direttore di America magazine, e consulente del Dicastero per la Comunicazione, ha tenuto una lezione con dibattito sul tema “Gesù raggiunge i margini. Cosa vediamo nel Vangelo?”. Padre Martin, che il Papa ha invitato a partecipare all’assemblea sinodale che si apre il 4 ottobre di quest’anno, ha ricordato il suo incontro con Francesco nel settembre 2019 e le lettere con le quali il Pontefice lo ha incoraggiato “a continuare a lavorare sulla cultura dell’incontro”. Ha sottolineato che come gesuita è chiamato “a camminare con gli esclusi, e le persone Lgbtq+ lo sono. La dottrina sociale della Chiesa invita ad essere solidali con chi vive ai margini”. L’insegnamento della Chiesa, ha aggiunto, è basato “sull’incontro con Cristo e su come lui ha incontrato le persone”.

I tre incontri di Gesù con chi è diverso da lui

Per questo ha analizzato tre storie del Vangelo, nelle quali “Gesù si dimostra vicino a chi è diverso da lui”. L’incontro col centurione romano che chiede la guarigione per il servo malato. Il soldato non è ebreo, non crede in un unico Dio, ma nelle tante divinità di Roma, ed è ufficiale di un esercito oppressore. Eppure Gesù “lo tratta con rispetto, compassione, e non gli chiede di convertirsi”. Il secondo incontro è quello con la samaritana, 5 volte vedova e ora compagna di un uomo che non è suo marito. Che va al pozzo alle 12, all’ora più calda, perché non vuole incontrare altre persone, ed è in una situazione affettiva irregolare. Non è sposata e non è accompagnata da un uomo. “Eppure Gesù non la condanna, la ascolta e intrattiene con lei la conversazione più lunga di quel Vangelo” ha spiegato Martin. “E lei alla fine diventa come un apostolo e annuncia il Vangelo”. Purtroppo, ha commentato, “le persone Lgbtq+ poco frequentemente sono ascoltate dalla Chiesa per quello che sono”.

Gesù ci insegna la misericordia per chi vive ai margini

Infine l’incontro con il pubblicano Zaccheo, “il simbolo dei cattolici Lgbt. Di piccola statura, come è la posizione dei cattolici Lgbtq+ nella Chiesa”. Eppure Gesù gli dice: scendi che oggi pranzerò a casa tua. “Bisogna mostrare misericordia – è l’insegnamento di Gesù secondo padre Martin – per le persone che sono ai margini”. Rispondendo alle domande di studenti e docenti, il gesuita statunitense ha sottolineato che “la sessualità è un tema molto difficoltoso per molte persone. Se tu hai problemi con la tua sessualità l’avrai anche con chi è diverso”. E si è chiesto: se trattiamo con misericordia le persone in situazioni di irregolarità rispetto alla dottrina della Chiesa sul matrimonio e la sessualità, “perché non possiamo farlo anche con le persone Lgbtq+?”. È interventuto anche l’arcivescovo di Rijeka Mate Uzinic, promotore degli Incontri Teologici del Mediterraneo, che è detto d’accordo con l’interpretazione del Vangelo di padre Martin e si è chiesto: “Perché abbiamo dimenticato questi insegnamenti di Gesù? E abbiamo guardato a tutte le comunità ai margini della Chiesa dimenticando quello che Gesù ha fatto nel Vangelo?”.

Grosshans: Chiesa “popolo di Dio” e “assemblea dei credenti”

Nella giornata di venerdì, l’ultima lezione, tenuta dal tedesco Hans-Peter Grosshans, direttore dell’Istituto di Teologia ecumenica della Facoltà di teologia protestante dell’Università di Münster, su “La cattolicità della Chiesa e la diversità delle Chiese”. Il teologo protestante ha ricordato che quasi tutti i cristiani professano la fede nella singola Chiesa cattolica, “eppure appartengono a molte Chiese diverse”. Ha sottolineato che nella costituzione del Concilio Vaticano II Lumen Gentium, la Chiesa cattolica afferma che “il mistero della Chiesa sta nel fatto che essa è il corpo di Cristo. E questo trova d’accordo anche le Chiese protestanti”. E poi che la Chiesa “è per definizione nel suo essere ed essenza ‘il popolo di Dio’”. Questo quando per Lutero e gli altri riformatori la Chiesa è compresa “interamente dall’assemblea dei credenti e quindi dalla comunità delle persone riunite per il culto”.

La Chiesa comunica la verità del Vangelo al mondo del suo tempo

Grosshans ha proseguito spiegando che “la Chiesa è cattolica quando è apostolica: quando è in costante riforma come tale e comunica la verità del Vangelo al mondo nel suo tempo e luogo”. Ma anche che “come ciascuna delle molte Chiese realizzi l’unica Chiesa santa, cattolica e apostolica, rimane una questione aperta”.  Lo sforzo di definire più chiaramente “in che senso le Chiese comprendono e realizzano l’unicità, la santità, la cattolicità e l’apostolicità della chiesa, sfida le discussioni interconfessionali, soprattutto perché alcune Chiese sollevano la questione se altre Chiese siano davvero vere Chiese”. La Chiesa è cattolica, ha concluso, “in quanto proclama e confessa la verità del Vangelo, e quindi nella diversità delle Chiese in tutti i luoghi, in tutti i tempi, tra persone di tutti i popoli e culture, ma anche di tutte le classi sociali, è una e la stessa e in questa individualità universale la vera Chiesa”.

Cattolicità è anche riconoscere la verità del Vangelo in altre religioni

Compito delle diverse Chiese, quindi, per il teologo protestante tedesco, è avviare dialoghi interreligiosi “per amore della cattolicità del Vangelo”. Per “riconoscere e comprendere se e come la verità del Vangelo sia presente anche nelle altre religioni – in mezzo a tutte le diversità – e in che misura Dio si manifesti anche nelle altre religioni e attraverso di lui si aprano gli occhi e il cuore delle persone”. E rispondere alla supplica di san Paolo nella Lettera ai Corinzi: “Siamo dunque ambasciatori al posto di Cristo…, quindi ora chiediamo al posto di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio!”. Questo è il messaggio cattolico universale della Chiesa nella diversità delle Chiese nel campo delle religioni e nel mondo laico in generale”.

Lo studente ortodosso serbo Mihkailo Vlaykovic (al centro), tra i colleghi degli Incontri Teologici del Mediterraneo

Lo studente Mihkailo: solo se ci apriamo alle altre Chiese, ci arricchiamo

Al termine dei lavori di oggi, abbiamo incontrato lo studente ortodosso Mihkailo Vlaykovic, 26 enne della Serbia orientale, laureato in teologia ortodossa a Belgrado, al secondo anno del master in Teologia al Seminario ortodosso di Saint Vladimir a New York, per proseguire gli studi in diritto canonico. Mihkailo ha partecipato anche alle due edizioni della Scuola Estiva di Teologia di Dubrovnik, nel 2019 e 2021, e ne parla come di “un’esperienza fantastica, che non mi sarei aspettato”. Ed è tornato a Rijeka per “rivedere alcuni vecchi amici e di incontrarne di nuovi”. Gli abbiamo chiesto se trova arricchimento per la sua fede e per la conoscenza teologica dal confronto con studenti e docenti di altre confessioni cristiane, e il giovane studente ortodosso ha risposto che “se stiamo sempre e solo con la nostra Chiesa, se non cerchiamo di incontrare altre persone di altre Chiese, non c’è la possibilità di arricchirsi e di capire meglio noi stessi. Poiché crediamo tutti nello stesso Dio, è molto importante essere uniti intorno a Cristo e in Cristo. E penso che questa scuola fornisca questo, perché qui professori e studenti sono allo stesso livello con la fede. Veniamo da confessioni diverse, ma quando parliamo insieme, tutti noi, credo, usciamo da questo dialogo arricchiti”.

Colmare le divisioni e cercare le cose comuni

Riguardo al tema scelto per questa edizione, gli abbiamo chiesto se vede che la Chiesa ortodossa stia cercando di aprirsi di più al mondo, superando una certa tradizione più nazionale. E Mihkailo ci ha spiegato che negli Stati Uniti si è confrontato con giovani ortodossi di altre Chiese nazionali, e ribadito che “noi ortodossi non siamo una Chiesa solo per il fatto di essere serba. Siamo molto di più”. E’ il problema del XXI secolo, ha concluso, “dobbiamo colmare quante più divisioni possibili e vedere quali sono le cose comuni e importanti per tutti noi. Poiché vogliamo essere uniti in un unico Dio, è importante lasciare i problemi che sono personali e che sono importanti solo per una parte. E cercare un significato più profondo dei conflitti e, per sconfiggerli, dobbiamo essere più aperti, come è stato fatto in questa scuola”.

Ascolta l’intervista in inglese a Mihkailo Vlaykovic (giovane teologo ortodosso)