Celebrando il concistoro a settembre il Papa ha voluto che tutta l’attenzione nel mese successivo sia focalizzata sul Sinodo. Significative le berrette a vescovi di frontiera ma anche l’inclusione del nunzio negli Stati Uniti
ANDREA TORNIELLI
Era convinzione di molti che l’anno 2023 si sarebbe concluso con un concistoro per i nuovi cardinali – Francesco peraltro con questo arriverà a celebrarne nove in dieci anni di pontificato – ma nessuno si aspettava un annuncio a luglio con la “creazione” di 21 porporati a fine settembre, ormai alla vigilia dell’inizio del primo dei due Sinodi sulla sinodalità. Era già accaduto un anno fa, per l’ottavo concistoro, celebrato il 27 agosto 2022.
Scorrendo la lista dei 21 nomi, 18 dei quali con meno di ottant’anni e dunque elettori in un eventuale conclave si scorgono conferme presso la Santa Sede (ad esempio i tre neo-prefetti di importanti dicasteri curiali, quello dei Vescovi, quello delle Chiese Orientali e quello per la Dottrina della Fede) e nel mondo (ad esempio le porpore per il neo-arcivescovo di Madrid e quello di Bogotà). Insieme a “sorprese” che sono in linea con le scelte fino ad oggi compiute dal Successore di Pietro. Due nunzi elettori costituiscono la novità più significativa, il cui precedente va ricercato nel concistoro del novembre 2016, quando venne creato cardinale Mario Zenari, ambasciatore del Papa in Siria, dove è rimasto. In questo caso, sia Emil Paul Tscherrig, 76 anni, nunzio apostolico in Italia; sia Christophe Pierre, 77 anni, nunzio negli Stati Uniti, sono prelati ormai vicini alla conclusione del loro servizio diplomatico. Da segnalare in particolare l’inclusione di Pierre, uomo di grande equilibrio, che ha svolto e continua a svolgere un ruolo importante collaborando con Francesco nella scelta dei nuovi vescovi per la Chiesa statunitense.
Colpisce poi la porpora a Pierbattista Pizzaballa, primo patriarca latino di Gerusalemme a ricevere la berretta. La Chiesa “madre” della Città Santa per antonomasia, la Chiesa latina di quella Terra Santa che continua ad essere terreno di odio, scontri e violenza, ha ora un attestato in più per essere coinvolta nel governo della Chiesa universale attraverso la collaborazione con il Papa alla quale è chiamato ogni nuovo cardinale.
Significative, come attenzione alle periferie e alle Chiese di frontiera, le porpore per Stephen Mulla, arcivescovo di Juba, in Sud Sudan, Paese visitato da Francesco lo scorso febbraio, come pure quella a Stephen Brislin, arcivescovo di Città del Capo, in Sudafrica, e quella di Protase Rugambwa, arcivescovo coadiutore di Tabora in Tanzania: le tre sedi metropolitane africane avranno per la prima volta un cardinale.
Da segnalare poi l’inclusione tra gli elettori del nuovo vescovo di Hong Kong, Stephen Chow Sau-Yan, e del Rettor Maggiore dei Salesiani, Ángel Fernández Artime. Mentre tra gli ultraottantenni ci sono l’ex nunzio ed ex segretario del Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti e degli itineranti Agostino Marchetto, studioso del Concilio Ecumenico Vaticano II, e l’anziano frate cappuccino argentino Luis Dri, confessore: entrambi ben conosciuti da Francesco prima della sua elezione al pontificato.
Con il concistoro del 30 settembre salirà a 137 il numero dei cardinali elettori in caso di conclave. Ben oltre il tetto di 120 a suo tempo stabilito da Paolo VI, ma che è stato già sforato in diverse occasioni sia da Giovanni Paolo II che da Benedetto XVI. Le statistiche a fine settembre porteranno l’Europa ad avere 53 elettori (di cui 15 italiani); 15 elettori in Nord America (11 gli USA, 4 il Canada); 24 elettori l’America Latina, 19 elettori l’Africa; 23 elettori l’Asia e 3 elettori l’Oceania